Era
giovane il grande Verdi quando scrisse questa opera, la sua seconda in ordine
di tempo. Ed infatti, sebbene alcuni passaggi ci facciano già intravvedere il
Verdi più maturo, questo lavoro è ancora intriso delle sonorità tipiche dei
suoi predecessori, che rendono anche questa graziosa opera davvero godibile. E visto
che si continua a dire sempre ‘largo ai giovani’, ecco che il Teatro
Filarmonico di Verona ha dedicato questa produzione agli allievi dell’Accademia
di Canto del Teatro alla Scala, luogo dove questa partitura prese vita il 5
settembre 1840. Un lavoro giocoso, un’opera buffa, come del resto fu
commissionata al compositore all’epoca per il teatro milanese. Così i temi sono
quelli tipici dell’opera cosiddetta comica: due matrimoni combinati, ove
naturalmente le promesse spose amano altri uomini, il travestimento del
Cavaliere di Belfiore, nelle vesti del re Stanislao, svelato solo alla fine con
sorpresa di tutti, e ovviamente tutta una serie di situazioni divertenti che, a
ritmo della musica davvero briosa del compositore di Busseto, esaltano l’atmosfera
da lieto fine della rappresentazione.
Bellissimo
lo spettacolo: finalmente il palco è ‘pieno’ di tutti gli elementi che servono
alla storia narrata. C’è il palazzo, ci sono le scalinate, gli archi, le strade
alberate, tutto quello che serve insomma. L’impianto di base è il palazzo del
Barone di Kelbar, con i suoi tre archi centrali su cui si affaccia la scala
principale, nel cui sfondo si intravvede il panorama dalle finestre, sempre ad
arco. Questa impalcatura si trasforma in pochissimi secondi e diventa un’altra
sala del palazzo, una ricca biblioteca, o addirittura un giardino. Non mancano
neanche trovate registiche simpatiche per suscitare l’ilarità del pubblico,
come l’allestire una sala da cucina con tanto di cuochi che mescolano vivande, in
piedi sotto le forme di formaggio in fila sugli scaffali e con i prosciutti che
penzolano dal soffitto.. Finalmente non si è dovuto immaginare nulla, né
accontentarsi di proiezioni sullo sfondo. Ed i costumi sono splendidamente in
stile: niente giacche di pelle, leggins o simili. Merito di questo allestimento
in coproduzione col Teatro Regio di Parma e col Teatro Comunale di Bologna, per la regia di Pier Luigi Pizzi, qui
ripreso alla perfezione da Paolo Panizza.
Il
cast della produzione è come detto parte dell’Accademia scaligera, tutto di
giovani. E l’aria sul palco è decisamente stata di allegria e spontaneità, come
si richiede ai personaggi della storia narrata. A cominciare dal Cavaliere di
Belfiore, Mikheil Kiria, che
ha offerto una buona prestazione sia per voce abbastanza corposa e piena, che
per interpretazione ‘baldanzosa’ e sempre con un occhio rivolto alla sua platea. Il Barone di
Kelbar, Simon Lim,
è
stato davvero apprezzato dal pubblico, e
non stupisce, vista la presenza scenica e la voce ben profonda che gli ha
permesso di dare corpo anche al suo personaggio. Una delicata Giulietta di Kelbar è
stata Letitia Vitelaru, dalla
voce chiara e ben protesa verso l’acuto, che pecca leggermente nel volume, ma
non manca in espressività ed armonia. Edoardo di Sanval è
stato Alessandro Scotto di Luzio, dotato
anch’egli di voce dal bel colore classicheggiante, ma pur difettante di volume
e quindi al limite con il suono dell’orchestra. Ruoli di questo genere sono maggiormente
adatti al suo timbro. Il Signor La Rocca, Filippo Fontana, ha
reso con spirito il ruolo
del
Tesoriere con
voce adatta ai
dettami del personaggio. La Marchesa del Poggio, Alice Quintavalla, può ancora
migliorare con le scale e le agilità che la sua parte le impone, ma il colore
della voce è di bell’impasto e simpatica la sua interpretazione. Chiudono il
cast i brevi ruoli de Il Conte Ivrea, Ian Shin, e di Delmonte, Carlos Cardoso, dignitosi e ben
figuranti. Come sempre buona la prova del coro di Armando Tasso, e piacevoli i
balletti del Corpo di ballo areniano.
Sul
podio il Maestro Stefano Ranzani,
alla guida dell’Orchestra dell’Arena di Verona. Se il brio è la parola d’ordine
per definire questa esecuzione, diremmo che le calza a pieno. Ritmi serrati,
anche serratissimi in verità, nessuna tregua agli interpreti; tutto si sussegue
appunto con brio sul palco come in buca e senza sosta. Ma il Maestro è stato
anche accorto nel cercare di non coprire le voci delicate dei suoi
protagonisti, imprimendo un volume adatto alle note dettate dalla partitura.
Veramente
gioioso il pubblico alla fine della rappresentazione e generoso con i
protagonisti: una piacevole e bella serata davvero.
MTG
LA
PRODUZIONE
Direttore
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Stefano Ranzani
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Regia,
scene e costumi
Regia ripresa da
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Pier Luigi Pizzi,
Paolo Panizza
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Coreografia
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Luca Veggetti
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Direttore
corpo di ballo
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Maria Grazia Garofoli
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Direttore
allestimenti scenici
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Giuseppe De Filippi Venezia
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Direttore
Coro
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Armando Tasso
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GLI
INTERPRETI
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Il Cavaliere
di Belfiore
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Mikheil Kiria
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Il Barone di
Kelbar
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Simon Lim
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La Marchesa
del Poggio
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Alice Quintavalla
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Giulietta di
Kelbar
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Letitia Vitelaru
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Edoardo di
Sanval
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Alessandro Scotto
di Luzio
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Il Signor La
Rocca
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Filippo Fontana
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Il Conte
Ivrea
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Ian Shin
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Carlos Cardoso
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ORCHESTRA,
CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA