«A giorni il Re ritorna
gran feste si daranno,
rapidi qui verranno
stranieri in quantità.
Da quello che preparasi
a corte ed in città,
ben si può giudicare
che festa si farà;
Spettacol più giocondo,
mai visto si sarà;
chi a Reims non poté andare
qui si consolerà.”
gran feste si daranno,
rapidi qui verranno
stranieri in quantità.
Da quello che preparasi
a corte ed in città,
ben si può giudicare
che festa si farà;
Spettacol più giocondo,
mai visto si sarà;
chi a Reims non poté andare
qui si consolerà.”
Concepire un nuovo
allestimento de Il Viaggio a Reims dopo lo straordinario spettacolo che lo ha
riportato in luce nel 1984 a Pesaro per la regia di Ronconi, la direzione di
Abbado e un parterre di cantanti di primissimo livello, è sempre cosa
rischiosissima per una forma di teatro che spesso vive, ahimè, più di ricordi e
sospiri piuttosto che di ricerca di novità e apertura al diverso.
La sfida della
direzione artistica della Dutch National Opera, teatro che si pone
all'avanguardia in Europa per qualità e scelta degli allestimenti sempre di
primissimo ordine, pare ancora più ardua se per la scelta di reinventare una
concezione registica di una cantata scenica praticamente senza soggetto
specifico, si chiama un enfant terrible come Damiano Michieletto.