‘Fratelli, Amore e Morte, a un tempo stesso, ingenerò la sorte’ . Così scrisse nel diciannovesimo secolo Giacomo Leopardi, qualche decennio prima che l’opera di Giuseppe Verdi fosse rappresentata per la prima volta, il 5 febbraio 1887. E’ un binomio molto frequente in tanta parte del nostro melodramma, ed è sempre di grande interesse vedere come viene di volta in volta messo in scena dai vari registi impegnati a dar vita ai capolavori musicati da mostri sacri come Giuseppe Verdi. Certi temi, difatti, sembrano navigare sulle onde del tempo inesorabili, trascinando con essi tutti coloro che volenti o nolenti entrano nel loro turbinio trasformandosi in tempesta. Il poeta Shakespeare trattò spesso questo tema, e sembra trovare nuova linfa vitale nelle note composte dal simbolo della nostra musica nel mondo. Così quando Giulio Ricordi chiese al Giuseppe nazionale di tornare a scrivere musiche su un dramma shakespeariano, l’attenzione cadde su Othello, pare su suggerimento dell’editore stesso.
Il buono e valoroso Otello diventa assassino quando l’ispido sospetto di un tradimento si insinua nella sua mente, complice il perfido Jago. E la tragedia è imminente. Ma si può uccidere per il troppo amore? Si può condannare una donna perché il solo pensiero di un peccato potrebbe macchiare la sua anima ritenuta immacolata? E perché il tradimento fa così paura da provocare addirittura crisi fisiche (epilettiche nel caso del nostro protagonista)? Forse perché spettro di un potere politico che in realtà non è così forte? Perché si teme di non essere amati in generale dal proprio seguito? Di certo tutti questi dubbi attanagliano la mente di Otello, che uccide empiamente la sua compagna, per poi scoprire l’immane errore e togliersi la vita, ormai inutile, ormai depauperata di tutto.
Drammi così incredibili hanno bisogno di messe in scena altrettanto straordinarie, ed il Teatro Pavarotti di Modena ha portato sul palco un bellissimo spettacolo che è stato creato dal Teatro San Carlo di Napoli e ora di proprietà del Regio di Parma. Meravigliosi i costumi di Odette Nicoletti, lussuosi e splendidamente veneziani gli arredi, i palazzi ricostruiti in toto, le cui finestre ricordano quelle del Palazzo Ducale della grande repubblica marinara appunto, creazioni di Mauro Carosi. Molto efficaci le soluzioni registiche di Pier Francesco Maestrini, come ad esempio la scena della furia di Otello scagliata contro la presunta rea Desdemona, come efficacissimo il fazzoletto lasciato cadere sullo svenuto Moro dalle mani di un soddisfatto Jago che ormai ha la sua vita in pugno e lo guarda inerte sul pavimento. In sintesi un film portato sul palco, meravigliosamente interpretato da tutti i suoi attori.
Il grande protagonista maschile è indubbiamente Jago, alias Alberto Mastromarino. È ben noto quanto sia lui il reale tessitore delle trame narrate. Il suo perfido alfiere convince per interpretazione, per malvagità oseremmo dire, sia nelle movenze che nello sguardo sempre crudele e compiaciuto di sé, e finanche nella voce: tenebrosa, penetrante, corposa.
Purtroppo non convince a pieno la prova del tenore Kristian Benedikt. La sua voce è sì graffiante come si conviene al valoroso condottiero, ma non dotata di quella spinta sugli acuti che necessiterebbe per il personaggio. Così mostra una tensione in gola che sfocia in un suono poco naturale. Si riscatta nel terzo e quarto atto, soprattutto per la recitazione in perfetto accordo con il soprano, in scene di grande tensione narrativa splendidamente condite dal suono dell’orchestra.
Convince invece la Desdemona di Yolanda Auyanet . Regale ed elegante nel portamento e nella recitazione, entra nel personaggio con passione e classe, cantando con voce piena che non teme la compagine orchestrale, dagli acuti ben assestati, e filati dolci ed emozionanti. La scena dell’Ave Maria prima dell’atroce delitto ha veramente commosso per esecuzione e tensione drammatica.
La voce sottile ed acuta di Arthur Espiritu permette a questo giovane tenore di dar vita ad un buon Cassio, anch’egli con buona recitazione, rendendo bene il personaggio del complice inconsapevole del terribile intrigo, colpevole solo di amare realmente la splendida Desdemona.
Bello anche il timbro di Gianluca Bocchino, che ben esegue il suo Roderigo, pur sparendo nell’orchestra in alcuni punti. Lodovico è il basso Enrico Turco, la cui voce ben impostata sul registro basso ci ha colpito positivamente, come anche dal bel colore è la voce di Elena Traversi , una efficace dama di compagnia Emilia. Completano il cast un discreto Montano, interpretato da Matteo Ferrara, e l’Araldo di Stefano Cescatti.
Pregevole l’esecuzione corale performata dall’unione del Coro Lirico Amadeus-Fondazione Teatro Comunale di Modena, in questa produzione in unione con il Coro del Teatro Municipale di Piacenza. Bene nei momenti concitati, delicati e armonici nei momenti in cui si richiedeva una particolare morbidezza esecutiva, e ben meritati anche gli applausi dei piccoli del coro della Scuola Voci Bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena.
E come sempre, dulcis in fundo, l’Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna, sotto la bacchetta del Maestro Maurizio Barbacini. Qui in particolar modo si esige un direttore di esperienza e sensibilità musicale che sappia accompagnare e non coprire l’opera, valorizzando i cantanti nelle loro vicissitudini sul palco. Ed il Maestro ha risposto all’appello secondo noi in modo convincente. Si pensi all’inizio tempestoso meravigliosamente reso dall’orchestra con potenza che ci trasporta direttamente nel dramma. Ma poi ci siamo quasi commossi nell’accompagnamento discreto, quasi a non voler disturbare, nel primo atto, al duetto d’amore tra i due protagonisti. Per non parlare della preghiera della sventurata Desdemona, nell’ultimo atto, accompagnata con una solennità che fa quasi sembrare il suono provenire dall’aldilà: grande sensibilità e soprattutto esperienza.
Il pubblico del gremitissimo e splendido teatro modenese ha lasciato i propri posti dopo molti minuti di applausi, con punte di apprezzamenti per Benedikt, Mastromarino, il Maestro Barbacini ed ovazioni per la Auyanet.
Davvero uno spettacolo che merita, un bravo alla produzione.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore Maurizio Barbacini
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Mauro Carosi
Costumi Odette Nicoletti
Luci Fiammetta Baldiserri
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Mauro Carosi
Costumi Odette Nicoletti
Luci Fiammetta Baldiserri
GLI INTERPRETI
Otello Kristian Benedikt
Desdemona Yolanda Auyanet
Desdemona Yolanda Auyanet
Jago Alberto Mastromarino
Cassio Arthur Espiritu
Cassio Arthur Espiritu
Roderigo Gianluca Bocchino
Lodovico Enrico Turco
Montano Matteo Ferrara
Emilia Elena Traversi
Lodovico Enrico Turco
Montano Matteo Ferrara
Emilia Elena Traversi
Un Araldo Stefano Cescatti
Maestro del coro Stefano Colò
Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna
Coro Lirico Amadeus-Fondazione Teatro Comunale di Modena
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Scuola Voci Bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Allestimento del Teatro Regio di Parma
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena - Fondazione Teatri di Piacenza
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena - Fondazione Teatri di Piacenza