Il rapporto storico che lega la città di Torino al popolo egizio grazie all'appena rinnovato Museo ad esso dedicato, è magnifico spunto per inaugurare la nuova stagine d'Opera con il capolavoro operistico che più di ogni altro ci porta ai trionfi ed agli splendori della civiltà dei faraoni. Con l'Aida che nel 2005 William Friedkin ideò per il Regio, il cui allestimento è ripreso con soltanto minuscole migliorie, è uno squisito viaggio nel tempo nel solco di una tradizione registica che non tradisce il libretto e cerca di rispettare quanto più possibile la volontà del compositore.
Provenendo dal mondo cinematografico Friedkin adopera con
sapiente finalità tutto ciò che ha a disposizione: le maestose scene di Carlo Diappi ci portano nel palazzo di Menfi con
gli splendidi decori e le statue delle divinità, la stanza da bagno di Amneris
curata al dettaglio con le ancelle che la accudiscono incorniciata al centro
del palco, per non parlare della scena del Nilo, ove Aida attende il suo caro
tra le decorate colonne del tempio di Iside esaltate dalle luci di Andrea Anfossi, che danno
proprio l'idea dell'acqua che scorre i cui riflessi illuminano le pareti
dell'edificio. Minuscola è poi la tomba ove la fatal pietra è posata a condannare
i due amanti, a sottolineare il senso di oppressione e di claustrofobia provato
dalla coppia, ma sempre riccamente decorata e curatissima nei particolari. I
costumi sono naturalmente in linea con l'allestimento e sempre opera di Diappi,
che ci ha colpito per aver presentato nel finale una Amneris in manto scuro,
quasi in lutto, prima di fronte ai continui rifiuti del suo
Radames, poi di fronte al destino impietoso di costui.
Friedkin ci mostra sin dall'apertura i due giovani in
atteggiamenti affettuosi rubati poco prima che arrivi il gran acerdote, la
schiava si allontani e tutto abbia inizio.
Davvero una serata di grazia per l'Aida impersonata da Anna Pirozzi che con voce uniforme e ricca di colori dà vita ad una donna forte e volitiva e mai dimessa, neanche nei momenti più sconfortanti, in cui trova sollievo nell'invocare i suoi numi in nome dell'amore per la patria e per il suo uomo.
Per contro manca di spessore sia vocale che interpretativo il Radames di Riccardo Massi, che già dalle primissime battute vive la sua recita molto in sordina, senza slanci emotivi e qusi trattenuto, così da non passare la pur attentissima orchestra che ha fatto di tutto per sostenerlo.
Appassionata e felina la Amneris di Anna Maria Chiuri, dalla voce corposa e multisfaccettata, si conferma anche attrice navigata nel mostrarsi abile donna di potere, ma anche amante docile ed irrimediabilmente ostinata fino alla fine.
Intenso ed autoritario Dimitri Platanias come Amonasro, la cui voce pastosa e piena aggiunge credibilità al ruolo di monarca depauperato e padre inflessibile.
Ramfis è un buon Giacomo Prestia che però potrebbe cantare meno raccolto visto lo strumento magnifico ed importante che possiede. Ci piace molto la voce del Re In-Sung Sim e davvero interessante il timbro del messaggero Roberto Guenno. Brava e delicata la sacerdotessa Kate Fruchterman.
Capitolo a parte a sostegno di questa maestosa produzione la direzione del Maestro Gianandrea Noseda. Che sia molto amato dal pubblico del Regio è chiaro ed evidente, ma è la qualità del suo lavoro che incornicia queste serate rendendole preziose. La ricchezza di colori ed accenti, il suono ampio che si piega al volere degli eventi e che si impasta con gli interpreti seguiti passo passo verso la meta. L'attenzione al dettaglio e la cura con cui guida e sostiene tutte le sezioni sono perfette. Per lui un autentico trionfo.
Bravissimi i ballerini coreografati originariamente da Marc Ribaud con la rielaborazione di Anna Maria Bruzzese; come sempre preciso il coro di Claudio Fenoglio.
Pubblico davvero entusiasta ed emozionato, che ama il suo teatro e lo ha riempito applaudendo per diversi minuti ancora prima del termine, prontamente richiamato all'ordine dal gesto del direttore, con ovazioni per lui e le due protagoniste/rivali.
Maria Teresa Giovagnoli
Direttore d'orchestra Gianandrea Noseda
Regia William Friedkin
Scene e costumi Carlo Diappi
Coreografia Marc Ribaud
ripresa da Anna Maria Bruzzese
Luci Andrea Anfossi
Sagome animate Michael Curry
Assistente alla regia Riccardo Fracchia
Assistente alle scene
e ai costumi Valentina Dellavia
Maestro del coro Claudio Fenoglio
GLI INTERPRETI
Aida, schiava etiope Anna Pirozzi
Amneris, figlia del re Anna Maria Chiuri
Radamès, capitano
delle guardie Riccardo Massi
Amonasro, re d’Etiopia,
padre di Aida Dimitri Platanias
Ramfis, capo
dei sacerdoti Giacomo Prestia
Il re In-Sung Sim
Un messaggero Roberto Guenno
Una sacerdotessa Kate Fruchterman
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Allestimento Teatro Regio
In occasione della riapertura del Museo Egizio
Foto Ramella & Giannese