Noch losch das Licht nicht aus,
noch ward's nicht Nacht im Haus:
Isolde lebt und wacht;
sie rief mich aus der Nacht.
Isolde lebt und wacht;
sie rief mich aus der Nacht.
Ancora la luce non si è spenta,
ancora non s'è fatto notte in casa;
Isolda vive e veglia,
ella m'ha richiamato dalla notte.
ancora non s'è fatto notte in casa;
Isolda vive e veglia,
ella m'ha richiamato dalla notte.
Opera musicale
di profondi cambiamenti, a partire da quell' inestricabile accordo iniziale non
risolto che ha aperto una profondissima crepa iniziando a demolire in maniera inesorabile
l'intero sistema tonale, Tristan und Isolde di Richard Wagner è un lavoro che
richiede sforzi immani di esecuzione.
Nel 150°
anniversario della sua creazione, il teatro Comunale di Modena, unica realtà in
Italia, ha pensato bene di proporre alla sua città e per la prima volta nel suo
teatro (era ora...) il capolavoro wagneriano rischiando non poco sulla resa
artistica e sulla risposta di un pubblico da sempre abituato a ben altri
titoli.
Proveniente dal
Teatro di Stato di Norimberga, l'allestimento pensato da Monique
Wagemakers con le
scene “spaziali” di Dirk Becker e gli anonimi costumi di Gabriele Heimann
è tutto sommato di impianto tradizionale se si esclude l'ambientazione
atemporale, e la regia si limita a non creare danni rasentando spesso la
banalità e il torpore in un lavoro che deficita sicuramente di azione scenica tout court, ma che permette di osare con
la fantasia. Fantasia che manca alla Wagemakers, dove la staticità e la
rigidità fisica sono la sua chiave di lettura. Lettura che tocca
pericolosamente il ridicolo soprattutto nel grande duetto d'amore del secondo
atto, cantato quasi per intero dai due interpreti mano nella mano immobili al
proscenio come due scolaretti alla recita di fine anno; o nel finale ultimo,
dove un Tristano resuscitato, abbraccia dal di dietro una Isotta allibita
allargandole le braccia verso un futuro radioso.
La compagnia di
canto presentava un preparatissimo Vincent Wolfsteiner nel ruolo di Tristano, vera voce di
Heldentenor dalla tenuta impeccabile e dal colore molto chiaro, ha saputo
conferire al suo personaggio credibilità musicale (molto più che scenica...non possedendo
esattamente il fisico del giovane guerriero) non comune per tenuta e perfetto
controllo di quei fiati che nell'economia della sua parte permettono di
arrivare incolumi allo scoglio del terzo atto, cantato senza risparmio di voce
e interpretazione.
Molto al di
sotto delle aspettative Claudia Iten, una Isolde che si mostra
affaticata nella voce già al termine del primo atto, spingendo oltre il limite
delle sue capacità una vocalità che manca di armonici e volume, risultando
totalmente inespressiva per un ruolo che richiede grande partecipazione emotiva
e capacità di modulazione. Il suo Liebestod è portato a termine con estrema
fatica e senza la minima partecipazione.
Molto bene il
Kurwenal di Jochen Kupfer, capace di finezze
vocali non comuni in un ruolo che si sviluppa al meglio nel terzo atto,
sofferto e partecipato senza fare ricorso ad un declamato eccessivo.
Anche la prova
di Alexey
Birkus quale Konig Marke è notevole, nonostante la mancanza
di quella ieraticità richiesta in un ruolo di vecchio re sofferente, la voce è
possente negli accenti come capace di morbidezze paterne.
Svetta su tutti
la Brangaene di Roswitha Christina Müller per
freschezza, bellezza e sicurezza di voce che nel concertato che chiude il primo
atto copre spesso addirittura la voce di Isolde per potenza e squillo.
Corretti il
Melot di Javid
Samadov, anche se dal colore della voce troppo scura per il
suo personaggio, il timoniere di Romano Franci, il pastore e la voce di un giovane marinaio di Kwonsoo Jeon.
.
Marcus Bosch
alla guida della Orchestra Regionale
dell’Emilia Romagna si limita a far eseguire correttamente ciò
che è scritto in partitura, escludendo un dolorosissimo taglio nel duetto del
secondo atto, ed è già molto. Se si escludono i preludi del primo e del terzo
atto, dove si è notata una minima concertazione, il resto dell'opera è scorso via
senza un particolare coinvolgimento emotivo in una partitura che è la
quintessenza del cromatismo.
Il Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena preparato
da Stefano Colò fa il suo
intervento alla fine del primo atto con precisione.
Applausi entusiasti
per tutti da parte di un teatro esaurito in ogni ordine di posti fino alla fine
della recita.
Pierluigi
Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore Marcus Bosch
Regia Monique Wagemakers
Scene Dirk Becker
Costumi Gabriele Heimann
Drammaturgia Sonja Westerbeck
Maestro del coro Stefano Colò
Regia Monique Wagemakers
Scene Dirk Becker
Costumi Gabriele Heimann
Drammaturgia Sonja Westerbeck
Maestro del coro Stefano Colò
GLI
INTERPRETI
Tristan Vincent Wolfsteiner
König Marke Alexey Birkus
Isolde Claudia Iten
Kurwenal Jochen Kupfer
Melot Javid Samadov
Brangäne Roswitha Christina Müller
Un pastore / Kwonsoo Jeon
König Marke Alexey Birkus
Isolde Claudia Iten
Kurwenal Jochen Kupfer
Melot Javid Samadov
Brangäne Roswitha Christina Müller
Un pastore / Kwonsoo Jeon
Voce di un giovane marinaio
Un timoniere Romano Franci
Un timoniere Romano Franci
Orchestra Regionale dell’Emilia
Romagna
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Progetto e allestimento dello Staatstheater
Nürnberg
Ripresa della Fondazione Teatro Comunale di Modena
in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
Ripresa della Fondazione Teatro Comunale di Modena
in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
Foto Teatro Pavarotti Modena