domenica 25 ottobre 2015

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO Concerto di apertura della 50 stagione concertistica

F.Liszt
SPOSALIZIO (2015)

Elaborazione per orchestra di Salvatore Sciarrino
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA


G.Mahler
Sinfonia n.2 in do minore “Resurrezione”
Versione per piccola orchestra a cura di G.Kaplan e R. Mathes (2013)

PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA

  “La dentro c'è l'eroe della mia prima sinfonia in re maggiore,
 che ora portano alla sepoltura. E' come se la sua vita fosse riflessa
  in uno specchio limpido e osservata tutta insieme, dall'alto.”

G.Malher


Apertura in grande stile per la cinquantesima stagione concertistica della Orchestra di Padova e del Veneto, la prima ideata dal suo nuovo direttore musicale Marco Angius che, interprete particolarmente sensibile per il repertorio moderno e contemporaneo, ha previsto, tra l'altro,  un vero e proprio “percorso Mahler” con la futura esecuzione della sinfonia n.1 e dei frammenti della sinfonia n.10.


Non solo, per l'occasione ha commissionato a Salvatore Sciarrino un'elaborazione per orchestra del brano pianistico che apre la parte italiana di “Année de Pèlerinage”, quaderni che sotto la metafora del viaggio raccolgono spunti letterari, colti e meditativi.

La scelta di Sciarrino di strumentare e trasportare un brano per pianoforte ad un organico orchestrale sembra dettata dal suo personale desiderio di proclamare la presenza virtuale degli autori che si intuiscono attraverso l'originale pianistico.

 Nello “Sposalizio” la scrittura Lisztiana sembra guardare più che all'epoca stessa in cui fu concepito, alle generazioni successive e in particolar modo a Debussy, Scriabin e Mahler.

Ecco quindi che il compositore siciliano trasporta in un tessuto orchestrale tutte le nuance floreali, favolistiche e sentimentali raffaellesche che già traspaiono nel lavoro di Liszt, coinvolgendo l'ascoltatore in una atmosfera trasparente analoga al quadro dal quale prende l'ispirazione.

Pagina ispirata, omaggio immaginario e tuttavia rigoroso di un compositore contemporaneo ad un genio musicale del passato.

Perchè sentire la necessità di una trascrizione per orchestra ridotta di una brano quale la sinfonia n.2 di Mahler?

Gilbert Kaplan, un mecenate plurimiliardario statunitense che attraverso la sua fondazione ha fatto della sinfonia n.2  la sua ragione di vita curandone la partitura critica, ha pensato che per ovviare alle difficoltà di esecuzione di una scrittura che richiede almeno un centinaio di professori d'orchestra, trascrivendone la partitura per un organico più snello alla portata di orchestre regionali e di teatri di provincia che non possono permettersi una mole di esecutori fuori norma,(oltre al consueto organico orchestrale, Mahler ha previsto il raddoppio di tutte le parti di legni, ottoni, arpe e timpani)  la sua ragione di vita avesse avuto più possibilità di esecuzioni.

Il risultato è una più agevole decifrabilità del gigantismo Mahleriano, giacchè se ne possono osservare più agevolmente le nervature strutturali di un lavoro che al conto finale non è fatto per stupire con l'ampollosità dei decibel ma per i piccoli dettagli che estratti da un' amalgama orchestrale stupefacente colpiscono per caratura struggente ed ispirazione.

Marco Angius sa come costruire costantemente la tensione drammatica fin dall'apertura, ecco quindi che il primo tempo, quell'”allegro maestoso con espressione assolutamente seria e solenne” diventa sottile ed efficace anche con un organico ridotto sapendo cogliere al volo tutti i diversi piani di lettura dove il culmine del climax riceve tutto il peso dovuto con la forza orchestrale di un piccolo ensemble.

Nell' “andante moderato, molto comodo”, la leggerezza del tocco orchestrale risuona straordinariamente bene soprattutto nella parte dove è richiesto agli archi un “pizzicato” di notevole difficoltà esecutiva.

E' con il quarto movimento “Urlicht” che traspare completamente la concezione cameristica di questa partitura sterminata.

Complice anche la ispiratissima esecuzione di Sara Mingardo,  dalla voce finemente controllata che sa far risaltare le sinuosità brunite della sua voce di perfetto contralto traendo dalla parola musicata tutte le struggevolezze di questa scrittura, il corale tratto dallla raccolta dei Wunderhorn è una summa di virtuosismo cameristico.

La grande esplosione all'inizio del “Im tempo des scherzo” forse perde un poco della corposità del suono richiesta ma non suona mai comunque destrutturata, mentre l'immenso corale “Die Aufestehung” prende via via corpo introdotto dai profetici annunci degli ottoni in retropalco, fino all'ingresso dell'organo, del coro (il preparatissimo e concentrato Coro del Friuli Venezia Giulia diretto da Cristiano Dell'Oste) e delle due voci soliste (molto brava il soprano Mina Yang) per concludersi  sontuosamente in un turbine di solennità musicali, perfettamente controllate dalla mano ferma e precisa di Angius.

Successo vivissimo con ripetute chiamate per Direttore, solisti ed esecutori tutti da parte di un Auditorium stipato in ogni ordine di posti da un pubblico molto attento e festoso.

Pierluigi Guadagni



Foto Silvia Lelli