Quando
ci si pone a dover mettere in scena un capolavoro come il Macbeth di Giuseppe
Verdi che unisce in sé la drammaticità dei contenuti shakespeariani e la
potenza della musica per esso composta, unitamente ai molteplici spunti
politici e morali che da questo emergono, potrebbe essere facile cercare chiavi
di lettura complicate, allestimenti pesanti o magari totalmente avulsi dai
contenuti esposti. Robert Wilson risolve la questione
nel suo stile concependo uno spettacolo atemporale e in un certo senso asettico,
capace comunque di attrarre l’occhio di chi osserva che resta quasi ipnotizzato
da tutti gli elementi che continuamente appaiono, domandandosi in certi casi
persino come siano venuti in mente al regista.
Non
possiamo parlare di ambientazione poiché tutto si svolge in una semioscurità che
ci riporta un po’ al teatro delle ombre
cinesi. Pertanto osserviamo le sagome
dei personaggi in penombra senza godere dei dettagli dei pur mirabili costumi
di Jacques Reynaud e tutto ciò che circonda e riguarda Macbeth e
la sua Lady è abbozzato, immaginato, trasognato. Gli interpreti stessi si
muovono attraverso una serie di installazioni visive che accennano ai contenuti
del testo sempre in maniera alquanto astratta. Non vi è contatto fisico tra di
essi, sempre rivolti al pubblico e costretti in posture rigide degli arti, quasi
fossero marionette viventi, i cui volti sono celati da maschere bizzarre o da
autentici capolavori del make up.
Dunque
un plauso particolare va fatto alla compagnia di canto impegnata in condizioni
davvero particolarissime.
Macbeth
è interpretato da Dario Solari che conferma di possedere un bellissimo timbro
baritonale tornito che risulta solido soprattutto nella zona grave. Perde
leggermente mordente nella gamma più acuta, ma l’interprete gestisce il suono
con misura ed intelligenza. Il suo personaggio sembra spesso visivamente messo
in secondo piano dal regista rispetto alla consorte che come si sa regge il
filo degli eventi.
E
se spietata deve essere la celeberrima ‘Lady’ tale si mostra Amarilli
Nizza nel proporre la sua signora Macbeth. Personaggio
chiave della vicenda, Wilson ha infatti posto quasi sempre la sua figura al
centro ed in effetti a completamento delle originali installazioni visive. Dark
lady dal volto di ghiaccio i cui occhi sprizzano odio e sete di potere, il
soprano rende graffiante la voce che emana potenza ed energia, pur non disdegnando
momenti di morbidezza come nella scena del sonnambulismo.
Banco
è interpretato da un acclamato Riccardo
Zanellato che grazie alla voce profonda e
robusta riesce a mostrare ragione e sentimento nel suo ruolo, pur nella rigidità
delle posture imposte dalla regia.
Macduff
è un discreto Lorenzo
Decaro che si disimpegna con decoro nella sua aria del
quarto atto.
La
dama della Lady ed il medico sono rispettivamente Marianna
Vinci e Alessandro
Svab, che entrano in scena quasi irriconoscibili,
soprattutto per via del mascherone che copre il volto del medico.
Malcom
è il tenore Gabriele
Mangione dal timbro piuttosto squillante. Il cast si
completa con le numerose voci di contorno che animano i personaggi de il
sicario, Sandro Pucci; il domestico di
Macbeth e prima apparizione, Michele
Castagnaro, l’Araldo di Luca
Visani, la seconda e terza apparizione, un po’ emozionate, Chiara
Alberti, Alice Bertozzo; mentre mimano i personaggi di Duncan e Fleanzio Jacopo
Trebbi e Valentina Vandelli.
Alla testa dell’orchestra
del teatro bolognese il Maestro Roberto Abbado ha
spinto i musicisti con energia nell’esecuzione della partitura verdiana che qui
risuona possente e grintosa, ottenendo una certa plasticità di suono, sempre tenendo
saldamente in linea tutte le sezioni ed imponendo ritmi serrati a questo spettacolo che altrimenti perderebbe di significato.
Il coro
preparato come sempre da Andrea
Faidutti, eccettuata qualche mini sbavatura all’inizio negli attacchi,
è stato degno protagonista delle scene ad esso dedicate, sia per quanto
riguarda le streghe che il popolo scozzese sofferente nella celebre ‘Patria
oppressa’.
Trionfo con diversi minuti di applausi festosi per tutto il cast con ovazioni gioiose per Solari, Nizza
ed il Maestro Abbado.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore
|
Roberto Abbado
|
Regia,
ideazione luci, scene e coreografia
|
Robert Wilson
|
Maestro
del Coro
|
Andrea
Faidutti
|
Costumi
|
Jacques
Reynaud
|
Collaboratore
alla scenografia
|
Annick
Lavallée-Benny
|
Light
designer
|
Aj
Weissbard
|
Regista
collaboratore
|
Nicola
Panzer
|
Regia
ripresa da
|
Gianni
Marras
|
Preparatore
Voci Bianche
|
Alhambra
Superchi
|
GLI INTERPRETI
Macbeth
|
Dario
Solari
|
Banco
|
Riccardo
Zanellato
|
Lady
Macbeth
|
Amarilli
Nizza
|
Dama Lady
Macbeth
|
Marianna
Vinci
|
Macduff
|
Lorenzo
Decaro
|
Malcolm
|
Gabriele
Mangione
|
Il Medico
|
Alessandro
Svab
|
Un
domestico di Macbeth
|
Michele
Castagnaro
|
Il sicario
|
Sandro
Pucci
|
L'araldo
|
Luca
Visani
|
Prima
apparizione
Seconda e
terza apparizione
Duncano
Flenazio
|
Michele
Castagnaro
Chiara Alberti, Alice Bertozzo
Jacopo Trebbi
Valentina Vandelli
|
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
in coproduzione con Change Performing Arts Milano
in coproduzione con Change Performing Arts Milano
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di
Bologna