La stagione lirica di Padova si inaugura al Teatro Verdi con un capolavoro come la Norma di Vincenzo Bellini e con un allestimento ritenuto sì spettacolare da colpire nel segno sin dal primo titolo in cartellone. Nonostante le premesse dobbiamo dire che tanta meraviglia è rimasta purtroppo soltanto sulla carta. Paolo Miccichè, che ha curato regia, scene ed installazioni visive, si è limitato a 'riempire' il palcoscenico con sfondi alquanto statici arricchiti da elementi naturistici quali pietre, fronde in primo piano e poco altro ancora che potesse fungere da giusto supporto al tessuto drammatico dell'opera. E non bastano immagini di idoli che avanzano e retrocedono sullo schermo infuocato per sottolineare la sacralità della vicenda stessa. Oltre a ciò gli interpreti sono quasi sempre fissi in scena e appaiono talvolta lasciati a se stessi nel trovare una adeguata linea interpretativa; anche il coro è parso notevolmente in difficoltà nel trovare un sua dimensione tanto scenica quanto vocale. I costumi di Alberto Spiazzi, certo opulenti sia per i Romani che per la stirpe gallica, non sono stati sempre di ottimo gusto a nostro parere. Davvero un peccato: ci aspettavamo qualcosa di più originale e soprattutto coinvolgente dal punto di vista drammaturgico.
Molteplici perplessità abbiamo riscontrato anche per quanto riguarda la direzione orchestrale del Maestro Tiziano Severini. Nonostante una partenza che facesse ben sperare, dopo una sinfonia brillante e coinvolgente, i tempi si sono dilatati talvolta in misura quasi estenuante, soprattutto nei duetti che hanno messo a dura prova i protagonisti in più punti. Non abbiamo sentito il colore e la ricchezza noti della partitura belliniana, mentre non è mancata qualche imperfezione tra le sezioni d'orchestra.
La compagnia di canto presenta nel ruolo principale il soprano Saioa Hernàndez, che non ha certo trovato terreno facile per una interpretazione da ricordare. La voce, pur gradevole all'ascolto e capace di emettere, per esempio, dei buoni filati che le consentono di dar voce ai momenti più soavi, pecca nel fraseggio piuttosto approssimativo e negli acuti dove pare mancare l'appoggio.
Serata alterna per il Pollione di Luciano Ganci. Dotato di una voce tenorile molto bella e slanciata in avanti, ci ha regalato sia momenti molto intensi e carichi di pathos, che altri in cui è parso in difficoltà soprattutto in acuto il cui suono era schiacciato e tendente a perdere l' intonazione.
Adalgisa è impersonata da Annalisa Stroppa che ci è parsa ben immersa nel ruolo di giovane novizia, piuttosto sciolta sul palco, dalla voce vellutata e calda, pur non essendo sempre a suo agio con la difficilissima e piuttosto alta tessitura della sua parte.
Bene interpetato invece l'Oroveso di Cristian Saitta: generoso, austero ed incisivo; chiudono il cast un buon Antonello Ceron come fedele Flavio e la Clotilde di Alessia Nadin che hanno in generale ben figurato in scena.
Come detto, anche il coro di Dino Zambello ha avuto i suoi momenti di difficoltà sia negli attacchi che nel reggere i 'difficili' tempi orchestrali.
Pubblico numeroso accorso alla prima di stagione soddisfatto al termine.
LA PRODUZIONE
regia,
scene, visual graphic Paolo Miccichè
Maestro
concertatore e direttore Tiziano Severini
costumi Alberto Spiazzi
GLI
INTERPRETI
Norma Saioa Hernàndez
Pollione Luciano
Ganci
Oroveso Cristian Saitta
Adalgisa Annalisa Stroppa
Flavio
Antonello Ceron
Clotilde Alessia Nadin
CORO
CITTÀ DI PADOVA DIRETTO DA DINO ZAMBELLO
Foto Giuliano Ghiraldini