Il Teatro Mailbran di Venezia si mostra
ancora una volta luogo in cui la Fondazione Fenice coltiva esperimenti e serate particolari come il
curioso dittico cui abbiamo assistito, che vede l’accostamento del pezzo per
voci e piano, Il diario di un scomparso di Janáček, composto agli inizi del Novecento, ed il componimento per sola
voce ed orchestra, La Voce umana di
Poulenc che invece è da ascrivere alla fine degli anni cinquanta dello stesso
secolo. Tale esperimento vede coinvolto il giovanissimo regista Gianmaria
Aliverta
che
ha cercato di trovare un unico filo conduttore che giustificasse la messa in
scena di due opere per la verità parecchio distanti tra loro.
La storia del contadino onesto e puro, ma
imbrigliato nella quotidianità della vita di campagna con la sua famiglia
bigotta e opprimente, che finalmente scopre la felicità del vero amore e della
paternità grazie alla giovane e bellissima gitana Zefka, viene sostanzialmente stravolta
per divenire un drammone famigliare misto al poliziesco che possa fungere da
premessa al pezzo successivo. Troviamo difatti già all’apertura la donna che sarà
protagonista de La voce umana e che
farneticherà disperatamente al telefono immaginando di conversare con il presunto compagno. Scopriamo
successivamente che secondo il regista il contadino Jan qui non è un puro ed
innocente ragazzo di campagna, ma il compagno fedifrago di questa donna ormai
impazzita e disperata. Viene introdotta anche la figura dell’ispettore di polizia
impegnato con la sua collega nelle ricerche del fuggitivo, ormai già cadavere
inerte assassinato proprio dalla compagna gelosa e drogata di farmaci e
calmanti, che risolve definitivamente la sua follia con il classico gesto suicida
prima di essere arrestata.
Massimo Checchetto
firma l’ambientazione molto semplice di una casa con salotto e camera adiacente, dietro
le cui pareti appare a più riprese l’immagine della ‘tentatrice’ per
la prima parte dello spettacolo, che si tramuta facilmente in sala d’aspetto
ospedaliera ove la protagonista sembra impiegare il tempo con la famosa
telefonata, accanto alla camera di degenza che cela il cadavere del povero
Jan. Non potevano che essere contemporanei i costumi di Carlos Tieppo
molto semplici, eccetto per l' eccentricità della zingara Zefka.
Nel ruolo di Jan muto molto bravo il
mimo Francesco
Bortolozzo, mentre Leonardo Cortellazzi è
impegnato nell’interpretare quindi il poliziotto che rinviene il diario dello
scomparso, dalla lettura del quale prende il via tutta la vicenda. Se davvero è
impegnativa la parte musicale per il tenore, dobbiamo dire che Cortellazzi la
risolve con tenacia e sicurezza, anche considerando la difficoltà nel cantare
tutto il tempo con la testa china fingendo di leggere. Altrettanto bene dicasi per Angela Nicoli che
si presenta adatta al ruolo di Zefka grazie al colore ambrato della voce ed alla
notevole presenza scenica. Le tre voci femminili Loriana Marin, Gabriella Pellos,
Alessandra Vavasori completano il mini cast impreziosendo il racconto
del fuggiasco. Sensibile, preciso e ottimo accompagnatore il Maestro Claudio Marino Moretti al pianoforte
posto dietro le scene al centro del palco e quindi in posizione ideale per
goderne il suono.
Nella seconda parte una straordinaria Ángeles
Blancas Gulín impressiona innanzitutto per tenuta scenica e grande
caratura vocale: l’emissione ferma e generosa, l’omogeneità nel timbro e il
volume ampio le consentono una interpretazione riuscita a tutto tondo.
L’orchestra
della Fenice vede il giovane Francesco
Lanzillotta raccogliere un’altra sfida
difficile ma ben riuscita della sua carriera. Riesce a trovare un tessuto
uniforme al suono gestendo la partitura con piglio sicuro e deciso. I ritmi
sono serrati e l’energia è palpabile. Aggiunge colore e brillantezza allo
spettacolo in fusione con la protagonista che segue ed esalta.
Il pubblico purtroppo ha visto qualche
defezione nel corso della serata, ma coloro che sono rimasti hanno molto
apprezzato i protagonisti, lo spettacolo e l’orchestra nella figura del
direttore.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Zápisník
zmizelého
Jan Leonardo Cortellazzi
Zefka Angela Nicoli
Tre voci femminili Loriana Marin, Gabriella Pellos, Alessandra Vavasori
mimo Francesco Bortolozzo
pianoforte Claudio Marino Moretti
Jan Leonardo Cortellazzi
Zefka Angela Nicoli
Tre voci femminili Loriana Marin, Gabriella Pellos, Alessandra Vavasori
mimo Francesco Bortolozzo
pianoforte Claudio Marino Moretti
La voix humaine
Direttore Francesco LanzillottaRegia Gianmaria Aliverta
Scene Massimo Checchetto
Costumi Carlos Tieppo
Light designer Fabio Barettin
Una donna Ángeles Blancas Gulín
mimo Francesco Bortolozzo
Orchestra del Teatro La Fenice
Foto Michele Crosera