L' Artista che incontriamo oggi è sicuramente una delle più eclettiche ed in continua
evoluzione tra le interpreti dei nostri giorni. Conosciamo meglio Manuela Custer, apprezzato mezzosoprano di Novara, che può ascrivere
a suo nome un repertorio incredibilmente vasto che l’ha vista debuttare
in importanti teatri ed istituzioni culturali di mezzo mondo. Gli innumerevoli
ruoli che interpreta la vedono spaziare in epoche e stili diversi, consentendole di mettersi sempre in gioco e rinnovarsi vocalmente. Ricordiamo personaggi come Romeo di Bellini (Capuleti e Montecchi), Mallika di Delibes (Lakmè), Smeton di Donizetti (Anna Bolena), Orfeo di Gluck (l' Orfeo), ed ancora Rosina di Rossini (Barbiere di Siviglia), Rinaldo di Haendel (Il Rinaldo), Suzuki di Puccini (Madama Butterfly), Sesto di Mozart (La clemenza di Tito), Lucrezia di Britten (The rape of Lucretia)... e la lista continua davvero lunghissima,
tanto nell’Opera quanto nel repertorio sinfonico. Sempre ottenendo grandi successi, il pubblico la acclama per la sua incredibile capacità comunicativa, che assieme al suo punto di
forza, una voce dalla tecnica affinata e sicura, ne fanno una Artista
davvero completa.
Descriva
la sua voce a chi non la conosce e cosa secondo lei la distingue da quella
degli altri suoi colleghi.
Beh la distingue il fatto che...è la
mia! E' molto difficile descrivere una cosa propria con oggettività...
Naturalmente è bellissima! E' la mia compagna di parecchi anni di carriera, è
molto colorata, è autonoma, ma ha imparato a fare quello che le chiedo con una
certa collaborazione! Non mi tradisce se la tratto bene e mi ha assecondata e
sostenuta in diverse avventure interessanti. Ci vogliamo bene!
Come
descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha portata a
intraprenderla?
Ormai lo sanno tutti credo: il caso! Ho iniziato per caso e continuato
per necessità.
I
ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Quelli in cui si sente che si è fatto
qualcosa di buono per e con la musica. Questo non è mai, specie per un
cantante, un atto puramente singolo. Come minimo abbiamo un pianista e poi un’orchestra,
colleghi, direttore, regista; ho più di un momento da ricordare, ma un concerto
a cui non potrei rinunciare è quello al Festival di Edimburgo del 2003, Zelmira
di Rossini con conseguente disco; poi certo “Il Diluvio Universale” di Donizetti al Drury
Lane, la Petite Messe Solennelle di Rossini a Leipzig, ma anche una recente
Liederabend con musiche di Schumann e Brahms e certamente la Butterfly nella
recente produzione della Fenice, ma la lista è lunga!
Cosa
avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
Credo... questa carriera! Mi piace molto
il teatro in generale chissà, magari avrei recitato! O l'archeologa o la
filosofa o la ballerina... ma Margot Fontaine è un mito irraggiungibile anche per
superati limiti di peso, quindi sono molto felice di aver potuto e poter fare
quello che faccio!
Quanto
conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Troppo rispetto a quello che sta scritto
dentro una partitura.
Come
studia una partitura nuova?
Leggendo le note e il libretto possibilmente,
poi informandomi su tutte le fonti che han portato a scrivere quell'opera in
particolare, da quelle storiche alle letterarie o di cronaca e insieme
approfondendo chi sono compositore e librettista. Poi inizia lo studio sulla
voce: cerco di avere un quadro preciso delle difficoltà, della distribuzione
dell'onere vocale ed emotivo. E poi, soprattutto, immaginando!
Predilige
i ruoli drammatici oppure quelli per
così dire più ‘leggeri’?
La mia voce porta naturalmente ai ruoli
meno drammatici, parlo per esempio di Barbiere di Siviglia o Italiana in
Algeri, ma l'indole, quella sarebbe da tragedia! Quando canto Suzuki, in
Butterfly, ogni volta vivo un' esperienza catartica. D'altra parte Puccini
serve la causa del dramma in modo superlativo. Ma è cantando “I Capuleti e
Montecchi” di Bellini o il “Tancredi” di Rossini che tocco vertigini di
profondità vera e propria. Due delle esperienze più significative come artista
sono stati due spettacoli che ho realizzato con la regia di Davide Livermore a
Torino; “Le Belle indifférent”, un atto unico su testo di Cocteau e musica di
Marco Tutino e “I Canti dall'Inferno” su testo di Roberta Cortese e Luigi
Chiarella e con la realizzazione musicale di Andrea Chenna; in entrambi i casi
spettacoli durissimi e tragici che però mi hanno arricchito dal punto di vista
professionale ed umano in modo straordinario.
Come
si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Non so se chi lavora in banca o in
ospedale alla fine sia più fortunato... O chi non lavora affatto... Il problema
è cercare di spiegare a chi non conosce da dentro il nostro mestiere che non
viviamo nel Paese dei Balocchi. Il mio lavoro è sicuramente fatto di assenze
causate da viaggi continui, incontri e socialità. E poi richiede grande
disciplina ed attenzione e studio. E' un esercizio costante. Io lavoro a tutte le
ore per la mia voce. Insomma come qualsiasi altro lavoro ha le sue
caratteristiche specifiche, i suoi limiti e i suoi vantaggi. La famiglia di
nascita ci ama perché ne facciamo parte,
per il resto, come per un medico, un autista o un procuratore, è solo
questione di fortuna e buona volontà!
Il
rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Il problema non è che una regia debba
essere tradizionale o moderna, ma che una regia sia una regia vera e propria.
Intendo dire che ci sia un pensiero coerente e strutturato che serva a capire
meglio l'opera in questione. Che si ponga interrogativi sulle ragioni profonde
dei personaggi e della relazione tra musica ed azione. Spesso le regie, sia
tradizionali che moderne, sono un esercizio di stile del regista in questione,
belle o brutte che siano, non aiutano me ad essere un personaggio migliore, né
il pubblico ad entrare emotivamente più in fondo alla storia. Le regie
funzionano se, congiuntamente con la musica e con noi interpreti, aiutano a far
luce sulle ragioni intime ed universali dell'animo umano.
Il
rapporto con i direttori d’orchestra?
Cerco che sia il migliore possibile,
dobbiamo andare tutti nella stessa direzione in fin dei conti e si spera sia
per la buona riuscita dell'opera in questione.
Ha mai sofferto di invidia o è mai stata oggetto di invidie altrui?
Meglio non scagliare pietre in giro,
credo tutti saremmo stupiti dai risultati.
Città
del mondo preferita? Dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto
lavoro?
La città preferita NYC! Ma non so se sia
il posto per rilassarsi! Per il relax mare, ovunque!
Dove
si mangia meglio e/o peggio?
Nei ristoranti in giro per il mondo dove
mangia la gente del posto. Basta appostarsi e veder dove vanno gli “indigeni”, lì si mangerà bene ovunque! Certo, a parte l'ovvia Italia, nel nord della
Spagna, in un ristorante libanese memorabile ad Abu Dhabi, in una “bettola”
malese a China Town, in un Indiano indimenticabile a Londra.
Cibo
preferito?
Accidenti è difficile! Pasta? Troppo
facile! Pesce, in tutte le salse dal sushi alla zuppa! Pizza? Beh sarei
anormale se lo negassi! Torta al cioccolato fondente? Irrinunciabile! Anche se
la parmigiana di melanzane....ma anche la ribollita con le verdure dell'orto...
o i funghi raccolti dal nonno...insomma a parte le botte mangio qualsiasi cosa!
Il rapporto con la sua famiglia?
Ho un meraviglioso “vincolo” di
riconoscenza per i miei genitori che mi hanno lasciato seguire la mia strada
con la loro amorevole semplicità, nonostante non si fossero mai occupati di
musica in vita loro. E' il dono d'amore più grande che possa essere fatto da
una madre e un padre. Purtroppo ho perso mio padre 10 anni fa, con mia madre è
un'amorevole lotta perenne, con mia sorella e la sua famiglia la sicurezza di
sapere che ci siamo sempre e comunque, posso dire quindi sia un grande
privilegio esser nata in quella casa.
Superstiziosa?
No, solo mai più in 13 a tavola!
Ha
tempo di dedicarsi a degli hobby, come il cinema, la lettura o qualcos’altro di
particolare che la appassiona in modo specifico?
Mai a sufficienza! Sono pigrissima ma
cerco di fare sempre qualcosa per non diventare paralitica! Non sono una
sportiva, ma leggo moltissimo, sin da piccola, anche se non è mai abbastanza!
Il cinema mi piace molto ma per quello davvero il tempo è poco. Mi appassionano
l'archeologia e l'arte in generale. Se c'è una cosa vantaggiosa del tanto
viaggiare è che ogni volta che arrivo in una città visito il maggior numero di
musei possibile. Sono una straordinaria e costante fonte d'ispirazione.
Ama
più il giorno o la notte?
Non si può scegliere tra un pomeriggio
assolato che profuma di mare e l'odore dei gelsomini a mezzanotte sull'Alhambra
di Granada! Luna e Sole sono splendidi e preziosi così come il sogno e la
percezione della realtà quotidiana.
I
Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Maria Malibran.
Cosa
fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Normalmente mi concentro, cerco di
trovare lo stato fisico e mentale che mi permetta di fare quello che “devo” il
più consapevolmente possibile. Per il resto niente riti o manie, ascolto quello
che mi sta intorno e cerco di farne parte.
Il pubblico è diverso ogni sera quindi
non c'è “un” modo, la sala si percepisce e cerco di reagire a quello che mi
arriva. Non lo guardo, lo sento e cerco di volergli bene: sono usciti di casa,
hanno pagato un biglietto e si sono scomodati per venire a sentire anche me!
Hanno diritto a tutto il mio rispetto e amore. Cerco di condividere con loro
quello che è il mio viaggio attraverso la musica, di portarli con me con la mia
immaginazione, i miei sentimenti, le relazioni che costruisco in scena. Quando
canto ho la chiara consapevolezza che con il pubblico condivido soprattutto
l'appartenenza allo stesso genere, il genere umano le cui vicende sono
rappresentare in quel luogo di tavole di legno e quinte nere da qualcuno, come
me, che si traveste per dare voce a un patrimonio che appartiene a tutti,
indistintamente.
Come
vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
In Italia siamo soliti gridare al lupo
quindi anche nel nostro settore non smentiamo la nostra cittadinanza. L'opera è
un capitolo di romanzo disperato ben più lungo e in continuo aggiornamento.
Questo Paese ha responsabilità enormi nei riguardi di se stesso, ce ne stiamo
accorgendo tutti amaramente, ma le campane a morto suonavano da tempo, le
distrazioni sono state molto utili per non farci caso. Le somiglianze con periodi
purtroppo drammatici come quelli dell'inizio del secolo scorso che ci hanno
portato a due conflitti mondiali sono anche troppo evidenti, ma come allora esorcizziamo
come possiamo la consapevolezza del disastro.
Quindi
una crisi generale?
Il problema non è la crisi dell'opera,
alla fine un piccolo mondo antico meraviglioso, sì, ma non unico da salvare. La musica in
generale, i musei, il nostro patrimonio artistico... perché non accorgerci che
viviamo in Italia e che questo paese ha dato un contributo fondamentale alla civiltà moderna? Come possiamo non
ricordarci che nel '400 l'umanesimo ha creato dei capolavori che dovrebbero
rafforzarci e renderci ricchi, nelle tasche e nello spirito? Invece i nostri capolavori giacciono in musei
semichiusi o in perenne ristrutturazione o peggio in cantine a rischio
allagamento e sale illuminate a fatica.
Come possiamo non essere consapevoli che il Colosseo non sia una rotonda
stradale o un cinema del centro, gli Uffizi il luogo dove si sbrigano pratiche
burocratiche o Brera, quel bel quartiere dello shopping di Milano?
Cosa
si potrebbe fare?
Non è nel momento di crisi che si
ripristina un equilibrio sconnesso e maltrattato per troppo tempo. E'
necessario un lavoro capillare quotidiano di non assuefazione o peggio
vaccinazione alla Bellezza, ma di continuo stupore e fruizione, “manutenzione”, ripristino e amore. Manca l'amore in quello che facciamo; sovente la rabbia,
la disperazione e l'opportunismo vincono su tutto. In un mondo in cui l”ego” è
necessario, non si farebbe questo mestiere se non fossimo ambizioni ed egocentrici,
e gli affari sono affari, da sempre, quindi non nascondiamoci dietro un dito!
Ma prendersi le responsabilità è fuori moda, anzi fuori luogo in questo nostro
paese, quindi i teatri chiuderanno quando non ci sarà più nessuno a potere
sfruttare la situazione; quelli che possono stanno giù fuggendo al'estero dove
le programmazioni sono ancora in piedi, le recite si fanno e chi lavora viene
pagato.
Qui purtroppo noi guardiamo e basta, o
al massimo ci sbracciamo e strilliamo un po' ma, alla fine, una mancanza endemica
e secolare di attenzione al contenuto dell'Arte e al rispetto filosofico e
etico del patrimonio artistico hanno perpetrato danni enormi. Non dobbiamo
avere paura di dire che la catarsi è il segno che contraddistingue l'Arte dal
guittismo e che se anche si tratta “solo” di intrattenimento è bene che la
gente vada a teatro per pensare e non solo per svagarsi, per vedere cose che facciano riflettere e non
solo che divertano, quello possiamo farlo anche a casa senza nemmeno pagare un
biglietto!
Un
segno di speranza c’è secondo lei?
Beh, riprendendoci quello che è nostro,
quello per cui qualcuno di recente in Francia mi ha detto “per noi siete
l'esempio della cultura e di come rispettare l'Arte” e io ho dovuto smentire. Una
volta sì, forse una volta lo siamo stati! Adesso siamo terzo mondo, siamo rovi
in mezzo alle colonne di un tempio sacro! Riappropriamoci di quello che è
nostro! Ci fa cosi schifo? E' faticoso,
certo, ma io ho fiducia, sia in quelle generazioni che hanno lavorato duramente
e che ora si vedono messe da parte perché obsolete, sia in quei giovani che
vogliono capire il Mistero di un lavoro meraviglioso, con curiosità sana. E'
per loro e attraverso di noi che bisogna continuare a dire che l'Opera vale la
pena di essere cantata, ascoltata, vissuta perché ci appartiene, e anche se un
po' vetusta e museale, contiene molto di noi, di quello che siamo e di dove
stiamo andando, senza perdere la strada
o ottenebrare orizzonti futuri.
Di essere vissuta. Che sia la benvenuta!
I
suoi prossimi impegni?
Butterfly e ancora Butterfly, Rossini e
Schumann e Schubert e molti.. non lo so! Musica in ogni caso, e spero tantissima!
Ringrazio sinceramente Manuela Custer: donna e artista
di carattere, di cuore, e aggiungo veramente simpaticissima, che ha sviscerato con generosità tutti gli
argomenti che le ho proposto e che si dimostra persona davvero straordinaria in
tutti i campi. Che la musica la circondi sempre con gioia e che ci regali
ancora tantissime e splendide performance come lei sa fare, in bocca al lupo!
MTG