martedì 7 agosto 2012

DO, RE, MI..PRESENTO – INTERVISTA A SILVIA DALLA BENETTA


‘Canto perché amo cantare…’.

Non c’è frase più azzeccata per comprendere una persona davvero speciale che ha conquistato e conquista continuamente il cuore di centinaia di persone ogni volta che sale su di un palcoscenico. Silvia Dalla Benetta, soprano vicentino, è una delle più apprezzate cantati d’Opera che il nostro paese possa vantare in tutto il mondo attualmente. Reduce dai successi di Traviata a Torre del Lago e precedentemente a Firenze, ci concede  il suo tempo tra un impegno e l’altro della sua vita più che frenetica, come capita spesso ad artisti del suo calibro. È in grado di mettere subito a proprio agio l’interlocutore con cui si trova, è una persona davvero genuina e spontanea, come se ne trovano gran poche al giorno d’oggi. In un’atmosfera molto amichevole risponde con scioltezza a tutte le domande con spontaneità e semplicità, sempre ricca di particolari e molto serenamente, anche tra una risata e l’altra, a seconda dell’argomento trattato.






Come definiresti la tua voce? Ho sempre cercato di seguirne la naturale evoluzione. Dagli inizi come soprano leggero lirico di coloratura, e poi col tempo e l’esperienza, sempre senza andare controcorrente, offrendo al mio strumento  i personaggi giusti a seconda di quello che esso man mano le chiedeva, partendo per esempio dalle varie ‘Norina’ o ‘Adina’, anche a costo di dover rinunciare a dei ruoli molto appetibili, che comunque sono arrivati più avanti. Con gli anni ha preso più corpo, spostandosi verso il drammatico di agilità, debuttando in opere come ‘I Lombardi alla Prima Crociata’, ‘Il Corsaro’, piuttosto che ‘Butterfly’, o ‘Norma’. Però ‘Traviata’ c’è sempre stata, ed ha avuto anch’essa la sua evoluzione di pari passo con quella della mia voce, con le mie esperienze di vita, col mio ‘sentire’ il personaggio di Violetta sempre più profondamente, e con un peso vocale totalmente diverso. Chiaramente bisogna essere anche delle brave attrici in scena; non si può interpretare un personaggio senza viverlo in primis, ‘sentirlo’.
Come prepari un personaggio da interpretare? Leggo tutto quello che si può leggere del ruolo in questione, per esempio gli eventuali romanzi da cui può essere tratto, e poi mi piace molto andare a fondo delle parole, mi soffermo lungamente sul significato delle stesse e sull’emozione di un momento specifico, e poi naturalmente lo studio vocale: ascolto la musica, studio la partitura, provo e riprovo, ascolto anche le registrazioni del passato per sentire quello che c’è stato, come viene affrontato il ruolo, per poi farne un mio personaggio, mai un’imitazione. Analizzo soprattutto anche il perché di certe pause, il perché della punteggiatura in determinati punti, per dare un motivo a tutto quello che è scritto, il che mi aiuta ad entrare pienamente nello spirito del personaggio. In ogni ruolo che interpreto c’è anche e soprattutto ‘Silvia’, con le mie esperienze di vita, che si fondano e ritrovo in quelle del personaggio che interpreto.





Come descriveresti gli inizi della tua carriera? Sono stati stranissimi: i miei studi mi avrebbero condotta verso un altro tipo di arte, che ancora oggi mi affascina e riesco a praticare nel tempo libero: la pittura. Avendo frequentato l’Accademia di belle Arti, pensavo che la mia carriera si sarebbe indirizzata verso le arti figurative: amo infatti molto la ritrattistica. Poi però il colpo di fulmine con ‘Vissi d’arte’ della Tosca ascoltata per caso alla radio, e da lì una ricerca su tutto ciò che riguardava l’aria e successivamente l’opera da cui era tratta. Di seguito l’interesse per Puccini e le altre opere del grande Maestro, amando tutte le arie più celebri, da cui la passione sempre più grande verso questo genere di repertorio.
Ricordo ancora il mio esame d’ammissione al conservatorio, per il quale mi ero preparata su arie di diversa tessitura, persino maschile, generando lo stupore della giuria preposta ad esaminarmi, semplicemente perché mi piacevano quelle, preparate peraltro in brevissimo tempo e semplicemente ascoltando le musicassette, cantandoci sopra. Io cantavo e basta, mi piaceva farlo. Ebbene su una sessantina di iscritti e due posti a disposizione mi scelsero! Da lì subito concerti alla Fenice di Venezia, o presso la Chiesa di Vivaldi, manifestando una passione nel canto entusiastica ed una spigliatezza che ci sono ancora.
Per me cantare è quasi vitale, non ci sono elementi oggettivi nella vita che possano minacciare il buono stato della propria voce, e  quando si canta con amore lo si può fare in qualunque condizione, anche di salute.
Ci sono dei momenti difficili nella tua carriera? Ce ne sono certamente in un mondo così duro quale è quello della musica: porte che si chiudono laddove sembrava si aprissero portoni di opportunità, delusioni da persone insospettabili, oppure il fatto stesso di dover spesso stare da soli viaggiando così tanto in lungo ed in largo per il mondo. Ma la famiglia aiuta moltissimo col suo sostegno. Mi sento molto fortunata ad averne una che mi vuol bene e mi sostiene in questo lavoro tanto impegnativo e che spesso mi tiene lontana. E poi ci sono i momenti indimenticabili sul palco: il debutto a Parma,  il debutto nei ruoli che ho sempre amato, come ad esempio ne ‘Le contes d’Hoffmann’, la ‘Semiramide’ e naturalmente il sostegno del pubblico ad ogni rappresentazione.




Come definisci il rapporto con i direttori d’orchestra? Dipende da quanto il maestro lasci spazio all’artista, se ognuno porta del suo, le diverse esperienze si incastrano per arrivare ad un buon prodotto finale.
Quanto conta l’immagine in questo lavoro? Conta fin troppo. Per molti bisogna essere ‘nel personaggio’ anche fuori dal palcoscenico, ma io non condivido questo modo di pensare, perché fuori dalla scena mi ritengo una persona normale con la sua famiglia e la sua vita di tutti i giorni. Una lezione di vita impartita a suo tempo dalla mia prima insegnante di canto. Sul palco sono ovviamente una diva come i diversi ruoli richiedono, ma dopo c’è l’altra vita, quella di ‘Silvia’.
Come ti poni con le regie d’Opera moderne? A volte certe regie contemporanee mettono in difficoltà un artista, ma un professionista cerca di adattarsi e fare sempre del suo meglio, esprimendo ancora di più se stesso. Quando, per esempio il palco è semi vuoto ci sia affida alla propria capacità attoriale per essere credibile.
Quali città preferisci? Amo moltissimo le città d’arte in generale, e in Toscana prediligo soprattutto Firenze, punto di collegamento con i miei studi passati, e in cui si mangia molto bene, ed uno dei miei piatti preferiti è la classica Fiorentina, insieme a tutti i cibi tipici che la Toscana sa offrire ai suoi visitatori!
Hai un gesto scaramantico prima di entrare in scena? Un piccolo gesto beneaugurante che  eseguo prima di entrare in scena è il segno della Croce. Pur non essendo praticante, ritengo che debba esistere un qualcosa aldilà della nostra vita, soprattutto quando essa ci riserva delle brutture in momenti particolarmente difficili.
Quali sono le tue letture preferite?  Accetto i buoni consigli degli amici su cosa acquistare, non ho un genere preferito, semplicemente i buoni libri ben scritti. Sto leggendo attualmente Carlos Ruiz Zafón, autore che ritengo molto interessante.
Quale è il tuo colore preferito? Il turchese che tende al verde petrolio, anche se non lo indosso molto, perché un po’ appariscente.
Quando sei a casa cosa ti piace fare? È importante molto riposare, ma recentemente ho ripreso i pennelli in mano, realizzando anche una mostra con i miei lavori preferiti.
Ti piace andare al cinema? Ci vado volentieri! Un film che mi ha lasciata particolarmente scossa è stato il ‘Miglio verde’ di Frank Darabont,  per l’intensità dei suoi contenuti, mentre il ‘Conte di Montecristo’ è uno dei film che ho visto più di una volta. Non esiste un film che vedrei all’infinito, il concetto stesso di infinito non mi piace molto, ma sicuramente un buon film si può vedere più di una volta per coglierne i dettagli che magari si sono persi precedentemente.
Preferisci il giorno o la notte? Amo particolarmente la notte, perché è più serena, calma, è silenziosa, svela solo alcune cose, e perché amo particolarmente la luna, e inoltre la sera mi sento più piena di energia, come se l’energia della notte fosse tutta per me. Per me l’energia che sappiamo emanare è qualcosa di speciale, la stessa che sprigiono sul palcoscenico e che dono completamente a chi mi ascolta, per cui dopo ogni recita mi sento particolarmente provata, perché in quel frangente ho donato tutta me stessa, l’energia vitale della musica e del ruolo che vivono in me!
Quali sono le cantanti che ti hanno ispirata del passato e del presente? Naturalmente Callas e  Tebaldi per il passato, e amo molto le grandi artiste di adesso: Devia, Dessì, Cedolins, per citare alcuni grandi nomi di oggi.
Quale è il tuo rapporto col pubblico? Indubbiamente ho un rapporto molto stretto con il mio pubblico, per cui cerco di avere una parola per tutti, perché il cantante è più gratificato dagli applausi che da qualunque altra cosa. I cantanti sono lì per loro e voglio che questo arrivi, che sentano le mie stesse emozioni, cercando di catturare l’attenzione della gente stessa, di cui mi ritengo al servizio, sprigionando moltissima energia, dando tutta me stessa, come spiegato prima.
Cosa pensi del momento particolare che la lirica sta vivendo in Italia? Spero sempre che le cose migliorino, ma non resta che stare a vedere attualmente visti i tagli che si continuano a perpetuare in campo culturale.
Cosa manca nella tua vita oggi? Se qualcosa mi manca adesso è solo la sicurezza, la tranquillità che purtroppo questo lavoro non riesce a dare. Ci sono momenti di grande soddisfazione lavorativa, e altri in cui sembra che torni il buio. Ma per fortuna tutto il resto è dato dalla mia splendida famiglia, che è sempre nel mio cuore ed è sempre presente. Fanno parte di questa anche gli   animali che amo moltissimo e popolano la mia casa, anche grazie alle cure che la mia adorata figlia presta loro: un cane, un gatto, una tartaruga ed un pesce, e prossimamente arriverà anche un bel  Maltese, per avere un cagnolino da portare in giro con me per farmi compagnia! (Mentre racconta queste cose si illumina raggiante).
Ci sono aneddoti simpatici da raccontare in scena? Il più simpatico riguarda sicuramente un Rigoletto, dopo la scena del fazzoletto perso da Gilda. Un premuroso ed attento corista, credendo di farmi cosa gradita, pensò bene di raccogliere il suddetto fazzoletto dal palco pensando che lo avessi perso sul serio, e lo portò in camerino con gli occhi che si illuminavano per il bel servizio reso! Va da sé che il baritono che interpretava mio padre nella scena successiva fu costretto a far finta di raccogliere un fazzoletto inesistente dal pavimento..
Quali sono i tuoi prossimi impegni? Sarò in Marocco per Traviata e al Teatro alla Scala per Nabucco nel ruolo di Anna, dopo un po’ di riposo estivo, ed altri progetti in fase di lavorazione.

Dopo un’ intervista dal sapore di chiacchierata tra due care amiche in cui ho avuto il piacere di scambiare idee ed esperienze con una persona ‘vera’, con tanta serenità mi accomiato dalla meravigliosa Silvia Dalla Benetta, augurandole tutto il meglio possibile e sperando di poterla incontrare presto di nuovo.
MTG