Aida in versione
“intimista” quella andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma.
La
regia del grande Micha Van Hoecke infatti è priva di orpelli, di “lustrini” e di
ogni simbolo normalmente associabile alla maestosità di questo titolo.
Difettano di grandiosità le scene di assieme che, nonostante il numero di
persone in palcoscenico sia copioso, sembrano sempre spoglie e svuotate di
quell’energia che ci si aspetterebbe.
I
momenti intimistici invece sono risolti con gesti e movimenti molto misurati,
quasi che i protagonisti si muovessero sempre in una “bolla” di acqua e che
questo fiume Nilo non scorresse accanto a loro ma li tenesse imprigionati con
le gambe nel pantano.
Belle
le luci di Vinicio Cheli, unico elemento che creava un po’ di atmosfera;
migliorabili i costumi di Carlo Savi che “imprigionavano” i
protagonisti rendendo anche i loro movimenti troppo plastici e poco morbidi.
La
parte musicale ha avuto alcune stelle ed alcune ombre.
Trionfatrice
della serata è stata la magnifica Amneris di Anita Rachvelishvili.
La
cantante georgiana ha tutte le frecce al suo arco per affrontare al meglio
questo temibile ruolo.
Ha
voce timbratissima, ampia, scura, estesa e capace di svettare al di sopra delle
grandi masse corali del secondo atto. E’ un’Amneris volitiva e forte ma che sa
trovare nel suo canto anche tutte le sfumature di un amore e di un animo
infranti. Un canto morbido, pastoso e setoso al contempo. Una grande prova per
lei e l’affermazione definitiva della sua grande maturità artistica.
Meno
bene la protagonista. Csilla Boross infatti, come Aida, fatica
in un ruolo in cui il registro acuto è molto sollecitato e il suo personale
bagaglio tecnico le deficita la salita alle note estreme.
Se
la cava come interprete ma resta fin troppo attenta ed accorta alla parte
vocale in cui non brilla.
Molto
bene il Radames di Fabio Sartori, da cui si ascolta il ruolo cantato in modo magnifico
e interpretato in maniera egregia. Forse con un regista più attento avrebbe
potuto dare anche maggiore risalto ad una parte “attoriale” un pochino più
marcata.
Splendido
anche l’Amonasro di Giovanni Meoni che, con il suo canto nobile e sempre calibrato,
rende non solo la parte eroica del suo ruolo ma anche quella più marcatamente
regale e paterna.
Ottime
le voci dei due bassi italiani; Luca Dall’Amico conferisce al Re la
giusta e composta autorevolezza come pure Roberto Tagliavini infonde al Ramfis
la ieraticità e la corretta ferocia del ruolo.
Molto
bene a fuoco nei loro interventi il Messaggero di Antonello Ceron e la
Sacerdotessa di Simge Buyukedes.
La
direzione d’orchestra di Jader Bignamini lascia infine un
giudizio piuttosto alterno.
Se
le scene del primo atto fino a dopo il terzetto, del secondo atto fino alla
grande scena del trionfo, l’intero terzo atto e il duetto finale dell’opera,
lasciano molto favorevolmente impressionati per la ricerca dei colori, le
sfumature, la ricchezza dell’accompagnamento ai cantanti e la padronanza di
idee; tutto il resto dell’opera è molto deficitario. Si parla in particolare
delle grandi scene di Assieme del Primo Atto (Nume custode vindice), l’intera
Scena del Trionfo e il quarto atto (la scena del giudizio) dove sono
innumerevoli le sfasature con il palcoscenico, moltissime sono le mende di
alcune sezioni dell’Orchestra e il volume complessivo della buca sovrastava di
molto il palcoscenico.
Al
temine della recita applausi per tutti i protagonisti con punte di entusiasmo
per Amneris e per Radames. Qualche piccolo ed isolato dissenso per la
regia.
Rosy Simeone
LA PRODUZIONE
Direttore Jader Bignamini
Regia e Coreografia Micha van Hoecke
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene e costumi Carlo
Savi
Luci Vinicio
Cheli
GLI INTERPRETI
Il
Re Luca
Dall'Amico
Amneris Anita Rachvelishvili
Aida
Csilla Boross
Radames
Fabio Sartori
Ramfis Roberto
Tagliavini
Un
Messaggero Antonello Ceron
Una
Sacerdotessa SimgeBüyükedes
ORCHESTRA, CORO E CORPO
DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA
Foto Teatro dell'Opera di Roma