“La
cadenza melodica della lingua parlata, è il riflesso dell'intera vita.” L.
Janacek
Compositore
tra i massimi del teatro musicale e strumentale del '900, apprezzatissimo all'estero dove i suoi titoli
sono stabilmente in repertorio, in Italia Janacek è un illustrissimo
sconosciuto al grande pubblico, in gran parte a causa di sterili scelte
artistiche da parte dei nostri teatri che mirano esclusivamente ai grandi
titoli di repertorio, lobotomizzando il
pubblico in un girone di sterile ripetitività che porta alla noia e alla
disaffezione.
Plauso
immenso quindi al Teatro Comunale di Bologna che oltre ad aver coprodotto
questo spettacolo con la Monnaie di Bruxelles, lo ripropone senza indugio in casa
propria con un cast ancora più superlativo rispetto alle recite belghe.
Storia
slava nella cornice della vita in villaggio, Jenufa ha in parte fortissime
analogie con il verismo musicale italiano, compensato dalla profonda
ammirazione che il compositore moravo aveva per le opera di Mascagni e Leoncavallo.
Ma
se una storia di gelosia e coltello si consuma in Cavalleria e Pagliacci, in
Jenufa l'autore non si ferma nella facilità delle passioni e dell'azione, ma ne
scruta con sicurezza i più nascosti risvolti dei suoi personaggi,
distaccandosene quando serve, in uno scenario di profondissimo pessimismo
cristiano, seguendoli da vicino senza mai perdere comunque una visione
d'assieme.
Pur
nella sua unità stilistica, dove musicalmente colpisce la precisione del
discorso nel suo complesso, (l'uso degli ostinati è emblematico: insistenti,
incalzanti, fissi e l'uso dello xilofono che con la sua nota ribattuta collega
tra loro le scene del primo atto ne è il più chiaro esempio) l'opera è ricca di contrasti che spaziano
dalle sonorità rudi e amare alla più sublime dolcezza.
L'idea
registica di Alvis Hermanis si sposa perfettamente con la musicalità di
Janacek.
Il
regista lettone coglie perfettamente i tratti psicopatici di un 'opera dove il
morbo dell'apprensione e il senso dell'attesa hanno qualcosa di ossessivo, trasportandoli, nel primo e terzo atto nelle
pose plastiche e continuamente ossessive dei personaggi e delle danzatrici che
fanno da contraltare alla vicenda (coreografie di Alla Sigalova), mentre nel
secondo atto, ma con sfumature estremamente sottili, le fa catapultare in una
squallida quotidianità fatta di miserie e solitudine di fronte alle crudeltà
della vita.
E
il divario è profondo e netto della scelta registica tra il primo, il terzo
atto e il secondo atto.
Se
nel primo e nel terzo atto Hermanis esalta un folklorismo di maniera quasi
esotico enfatizzato dall'utilizzo di tradizionali e spettacolari costumi moravi
( di Anna
Watkins) e dalle proiezioni dei
quadri del moravo Alfons Mucha (curati da Ineta Sipunova), il secondo atto
ruota attorno all'ossessività di Kostelnicka per il peccato e l'espiazione di
una colpa che porterà all'infanticidio.
Kostelnicka
è il personaggio che a nostro parere ha attratto più di altri lo scrupolo e
l'interesse di Hermanis, trasformandola in una donna dal nervosismo crescente,
dove la sagrestana del paesello si trasforma in una virago teutonica, in una
walkiria, in una ossessa spiritata, confezionando uno sdoppiamento di
personalità degno della più alta cinematografia.
E
sugli allori quindi va senza dubbio l'interpretazione straordinaria di Angeles
Blanca Gulìn, artista eccezionale che ha saputo stupirci facendo
risaltare, complice una musicalità raffinatissima unita ad una voce d'acciaio e
a una dote attoriale convincente, le ossessività di una Kostelnicka malata di
fanatismo religioso e legata alle più mere convenzioni sociali.
Andrea
Dankovà è una Jenufa dal canto elegiaco
modellato sull'uso perfetto della parola che sa compensare le asperità e le
durezze della voce nel settore alto del rigo con un fraseggio esemplare unito
ad una perfetta aderenza al dettato registico.
Esemplare
nel canto lo Steva di Ales Briscein, cantante perfetto in questo repertorio per
precisione e cura nell'utilizzo della parola ceca cantata unito ad un controllo
vocale superlativo.
Cosi
come Brenden
Gunnell nel ruolo di Laca, che se dalla sua non ha la padronanza del
madrelingua ceco, ha saputo tratteggiare con passione e la giusta dose di
gigioneria il fratello ricco della famiglia.
Complimenti
agli tutti gli altri artisti del cast (Gabriella Sborgi, Burya – Leigh-Ann Allen – Karolka, Maurizio
Leoni, Starek- Luca Gallo, Rychtar- Monica
Minarelli, Rychtarka- Arianna Rinaldi, Pastuchyna- Roberta
Pozzer, Barena- Sandra Pastrana, Jano- Grazia
Paolella, Tekta) che hanno saputo affrontare le asperità del dettato
cantato ceco di Janacek con professionalità e preparazione ammirevoli.
Juraj
Valcuha, debuttante nella direzione di questa
partitura, ha dimostrato di conoscerne a fondo i più infinitesimi particolari
riuscendo a risaltarne il ritmo, l'accento, il salti armonici e il peso fonico
di una scrittura straordinaria, complice un'orchestra del teatro comunale
concentratissima e in splendida forma.
Molto
bene per preparazione e duttilità vocale il coro del Teatro Comunale di Bologna
diretto da Andrea Faidutti.
Successo
vivissimo per tutti, con ovazioni per Blancas,
Gulin e Valcuha.
Pierluigi Guadagni
LA
PRODUZIONE
Direttore
|
Juraj
Valčuha
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Regia e
scene
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Alvis Hermanis
|
Maestro
del Coro
|
Andrea Faidutti
|
Costumi
|
Anna Watkins
|
Luci
|
Gleb Filshtinsky
|
Coreografie
|
Alla
Sigalova
|
Drammaturgia
|
Christian
Longchamp
|
Video
|
Ineta Sipunova
|
Assistente
alla regia
|
Marielle Kahn
|
GLI
INTERPRETI
Jenůfa
|
Andrea Dankova
|
Laca
Klemeň
|
Brenden Gunnel
|
Števa
Buryja
|
Ales Briscein
|
Kostelnička
Buryjovka
|
Angeles Blancas Gulin
|
Starenka
Buryjovka
|
Gabriella Sborgi
|
Stárek, il
mugnaio
|
Maurizio Leoni
|
Rychtar,
il sindaco
|
Luca Gallo
|
Rychtářka
|
Monica Minarelli
|
Karolka
|
Leigh-Ann Allen
|
Pastuchyňa
|
Arianna Rinaldi
|
Barena,
cameriera nel mulino
|
Roberta Pozzer
|
Jano,
pastore
|
Sandra Pastrana
|
Tetka, zia
|
Grazia Paolella
|
Danzatrici
|
Angela Sanchez Gonzales, Lea Bechu, Delphine Simons,
Fanny Vandersande, Hanne Schillemans, Janet Novas, Lisa Van Den Broeck,
Manuela Schneider, Martina Orlandi, Viola Vicini, Diletta Della Martira,
Novella Della Martira, Marta Tabacco, Mariangela Massarelli, Veronica
Gambini, Martina Platania
|
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna in
coproduzione con Théâtre de La Monnaie / De Munt Bruxelles
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Foto Rocco Casaluci