La stagione sinfonica di Verona continua con un accostamento
musicale per certi versi antitetico se si considera il periodo di vita in cui i
due compositori in questione concepirono i pezzi ascoltati. Pensando
al Concerto per pianoforte n. 1 op. 15 in re minore di Brahms ci viene in mente che fu completato da un ancora giovane artista
che non aveva raggiunto la piena maturazione musicale e dunque una sua
personale firma; per contro la maestosa Sinfonia
n. 5 op 64 mi minore di Cajkovskij è l'opera di un uomo
maturo a cui restano solo cinque anni di una vita piena di sofferenze
interiori e che sta maturando i temi e gli stati d'animo della celeberrima
Patetica. Tuttavia fu proprio nella città di Brahms che questo capolavoro
ottenne il suo primo successo e proprio quell'ambiente musicale stava tanto a
cuore al compositore russo.
L’orchestra dell’Arena di Verona conferma di entrare particolarmente in
sintonia con il repertorio sinfonico e c'è da dire che in questo caso riesce a
raggiungere una profondità e plasticità di suono che ci trova molto coinvolti.
Il primo pezzo vede come protagonista il pianista Davide Cabassi, anche se
come è noto in questo Concerto lo strumento a tasti non è esattamente
la prima donna assoluta. La melodia del piano si fonde perfettamente con
l’orchestra quasi come se ne fosse suo elemento costitutivo e, fatto salvo
alcuni pregnanti momenti del Maestoso, o del Rondò del terzo movimento, si pone
soprattutto come ingrediente per cogliere nell’insieme le sfumature dei diversi
temi che si intrecciano. Vi è una certa intemperanza giovanile e come tale
l’interpreta Davide Cabassi, che trasmette tutto il suo impeto sui tasti dello
strumento, dando soprattutto un carattere di forza e passione alla sua
esecuzione. Si esalta nei concitati, si commuove e partecipa anche nel sentire
l’operato orchestrale e lascia il pubblico in delirio sul finale. Il maestro Francesco
Ommassini sceglie tempi staccati sì da non cadere
in facili languori. Nessun bis concesso al termine per Cobassi nonostante le
numerose chiamate alla ribalta.
Con Cajkovski siamo all’opposto. La
gioventù è lontana e ci avviciniamo al nihilismo della successiva ‘sesta’, pur con dei distinguo. Difatti dopo l’inizio
cupo in cui i tempi sono distesi e pervade quasi un senso di incertezza, la
melodia si apre nel secondo movimento con un Andante di luminosa dolcezza che
sembra quasi elevare l’animo fino alle vette del sublime, ma con un respiro più
lieve, quasi a suggerire ancora una speranza terrena. Nel terzo movimento infatti,
l’orchestra brilla a suon di valzer, in cui la leggerezza è il valore aggiunto
che si irrobustisce via via fino al crescendo del Finale, dirompente e
trascinante: giusta conclusione di un percorso per così dire in crescendo. E
così l’orchestra della Fondazione Arena trasporta il suo pubblico, attraverso
le varie sensazioni che il Maestro Francesco Ommassini coglie ora con tempi
più larghi e quasi abbracciando l’intera orchestra, ora con giusto brio e dinamicità,
senza perdere di vista l’idea complessiva della composizione. Ottima ci è parsa
la coesione tra i vari settori.
Successo pieno da parte di un teatro quasi
esaurito con pubblico attento e soddisfatto che ha accolto favorevolmente sia
Cobassi che il Maestro Ommassini.
Maria
Teresa Giovagnoli
PROGRAMMA
Concerto per pianoforte n. 1 op. 15 in re minore di Johannes Brahms
Sinfonia n. 5 op 64 mi minore di Pëtr Il’ic Cajkovski
Direttore Francesco
Ommassini
Pianoforte Davide Cabassi