Giusto
perché ogni tanto ci piace uscire dalle ‘solite’ frequentazioni e proporre
qualcosa di meno consueto, vi consigliamo oggi un completo ed accattivante
approfondimento di Vittorio Mascherpa
concernente il capolavoro di Modest Petrovič Musorgskij che fino a qualche
tempo fa riscuoteva notevole successo ed era spesso presente nei cartelloni
operistici: l’imponente ‘Boris Godunov’. L’autore di questo saggio non ha certo
bisogno di presentazioni, tanta è la sua esperienza in campo operistico e tanto
sono sempre puntuali ed approfonditi i suoi lavori.
Frutto
di una cinquantennale ed oltre frequentazione teatrale, di ricerche ed
approfondimenti sull’origine, sul tema e sul fondamentale assetto musicale
dell’opera, l’autore scandaglia il ‘Boris’ punto per punto, dalla sua composizione
fino alle più recenti esecuzioni.
Innanzitutto
ci viene presentato il protagonista, appunto Borís Godunòv,
calandolo nel quadro storico in cui si svolgono le torbide vicende di
successione risalenti a cavallo tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo, in una Russia di intrighi di corte
e guerre. Leggiamo dei problemi insiti nella gestione di un impero grandioso, l’ostilità
crescente nei confronti del sovrano da parte del popolo insoddisfatto,
l’invasione da parte della Polonia, l’ascesa al trono di una serie di falsi
eredi legittimi, le cui sorti furono tragiche nonostante gli intrighi della
bella Maryna Mniszech. Diverse sono state le trattazioni letterarie e
storiche dei fatti, prontamente presentate dall’autore, che dunque passa alla
presentazione della tragedia scritta da Puškin che ispirò Musorgskij.
La
complicata genesi dell’opera che generò diverse versioni, aggiunte e
rimaneggiamenti nella trama, è introdotta con il cosiddetto Ur-Boris, la prima
versione ricavata da Puškin, sinteticamente riassunta nei suoi sette quadri,
che ci ricorda Mascherpa fu rifiutata dalla commissione del Teatro Mariinskij a
cui era stata sottoposta. Quindi la seconda versione ‘ripulita’ del 1871/2,
sempre analizzata al dettaglio nel presentare le differenze con la prima, la
revisione del 1874 per canto e piano, nonché l’edizione curata da Nikolaj
Rimskij-Korsakov circa vent’anno dopo.
Interessante
il capitolo in cui viene presentato un certo parallelismo con Bizet e Verdi dal
punto di vista melodico.
Segue
una puntuale sezione in cui l’autore presenta la sua esperienza di
ascoltatore del Boris diretto da geniali direttori quali Gavazzeni, Karajan,
Abbado, Gergiev, Barenboim. Viene colta l’interpretazione di questi grandi
maestri, in relazione alle versioni rappresentate ed alla regia proposta, oltre
che analizzata a fondo la concezione dell’opera stessa secondo i vari
direttori.
Conseguente
viene la scelta di esporre i vari tagli effettuati nel corso degli anni a
seconda di chi presentava il Boris, anche questi spiegati dal punto di vista
della messa in scena e soprattutto per le scelte esecutive musicali.
Infine,
una carrellata dei teatri che più recentemente hanno rappresentato l’opera con
le peculiarità delle diverse messe in scena e un occhio di riguardo alle
produzioni italiane di Trieste, Milano, Roma, Venezia, Torino, nonché alle
produzioni berlinesi e moscovite.
Non
vogliamo togliervi il gusto di leggere tutto d’un fiato questo scorrevolissimo
saggio aggiungendo altri dettagli, consigliandolo se vi interessa la storia dei
grandi popoli, la storia della musica e la storia dei grandi teatri d’opera.
Maria Teresa Giovagnoli