L’artista
che ho avuto il piacere di incontrare oggi è un’altra grandissima star della
lirica internazionale. Jessica Pratt , nata in Inghilterra
e cresciuta a Sydney, in Australia, in pochi anni è riuscita a guadagnarsi un
posto di primo piano nei teatri di tutto il mondo e ad oggi è una delle
cantanti maggiormente dotate e più richieste per quanto riguarda il repertorio
italiano e francese. Con il suo modo di interpretare i personaggi, con la sua
splendida voce che corre limpida in sala, è una protagonista di assoluto
rilievo, che rende unica ogni produzione che la vede impegnata. Ha calcato le
scene di teatri quali la Deutsche Oper
di Berlino, l’Opernhaus di Zurigo, il Covent
Garden di Londra, la Scala di Milano, il Carlo Felice di Genova, i teatri del Circuito
Lombardo, la Fenice di Venezia,
in ruoli impegnativi e di grande difficoltà tra cui: Lucia di Lammermoor, Amina
in Sonnambula, Königin der Nacht nel Zauberflöte, Elvira nei Puritani, Gilda nel Rigoletto.
La
incontro proprio mentre è in corso la produzione di Rigoletto al Teatro Verdi di Padova, il cui ruolo di Gilda sente
particolarmente consono alle sue corde ed alla sua sensibilità, mentre nella
città veneta splende un magnifico sole beneaugurante per un ancora più
splendente futuro.
Se dovesse descrivere la Sua voce,
cosa le verrebbe in mente, ha un aggettivo che la potrebbe identificare?
Beh,
in effetti non saprei, è una voce da soprano ovviamente, ma non le darei una
connotazione specifica, ossia leggera, di coloratura, di agilità o simili.
Certamente è una voce che cambia con l’età, con l’esercizio, con il cambiare
del mio corpo, è una voce in continua evoluzione di sicuro.
Come
descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha portata a
intraprenderla?
Allora:
non ho deciso ad un certo punto, semplicemente la musica è sempre stata con me
in famiglia. Mio padre è un tenore, ha lasciato la carriera quando è diventato
papà per seguire meglio la famiglia con un lavoro più stabile, ed ha continuato
a coltivare la sua passione con l’insegnamento. Così ascoltavo le sue lezioni e
mi sono innamorata di questa arte: cantavo sempre! Ma prima che iniziassi a
studiare canto, mio padre ha preferito che io imparassi a suonare uno
strumento, di modo da avere chiaro anche come funzionano gli elementi
dell’orchestra per esempio, per avere una visione più ampia. Così ho studiato
la tromba per dieci anni, ho imparato a respirare nel modo corretto, e solo a
diciotto anni ho iniziato a studiare canto, ossia quando ero pronta.
Gilda a Sevilla nel 2013
I
ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Sicuramente
il mio debutto. E’ arrivato tardi, perché secondo chi mi ascoltava, la mia voce
era da ruoli maturi, ma non avevo ancora l’esperienza per interpretarli. Finché
all’età di ventotto anni, sono stata sentita ad un concerto da Giovanna Lomazzi
e mi ha invitata a fare l’audizione di Lucia di Lammermoor a Como e mi hanno
presa!! È stato uno dei momenti più belli della mia vita! Ho pianto tantissimo
quando è finita quella esperienza, ho anche fatto delle amicizie meravigliose,
ho conosciuto la mia migliore amica e fantastici colleghi che ritrovo ancora a
lavoro. E’stato meraviglioso partecipare a quella produzione, un ricordo che
porterò sempre con me nel cuore. Da allora per fortuna, dopo un personaggio
così impegnativo, sono arrivati via via anche gli altri, e ne sono veramente
felice!
Cosa
avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
Adoro
la scultura! Mi ero anche iscritta ad un corso universitario, ma non mi dava
soddisfazione, penso che la pratica sia fondamentale, così avevo iniziato un master
di apprendistato, per mettere già in pratica quello che sapevo fare; i corsi
collettivi non mi avrebbero aiutata. Solo che ero troppo affezionata alle mie
creazioni, quindi non ne avrei venduta neanche una! Poi però mi sono resa conto
che adoravo troppo il canto per riuscire a portare avanti le due cose
contemporaneamente. Così ho scelto la musica. Anche in questo caso, ho iniziato
il conservatorio a Sydney, che è ottimo, con buonissimi insegnanti, ma poi ho
preferito scegliere personalmente i miei maestri e portare avanti uno studio
personalizzato e soprattutto più assiduo. Ho anche lavorato come segretaria e
spendevo tutto quello che guadagnavo per pagare i miei insegnanti. Ho studiato
anche danza, le lingue: tutto quello che adesso sto utilizzando per
interpretare i miei personaggi.
Quanto
conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Moltissimo
purtroppo. Forse, soprattutto negli ultimi anni, è diventata più importante
della voce. Spesso l’aspetto fisico è tenuto in considerazione più delle doti
canore che un’artista possiede veramente. Purtroppo si ingaggiano bellissime
donne che però non si sanno muovere in scena o non cantano bene, oppure uomini
muscolosi che però non sanno cantare. Una cosa che ho dovuto imparare è per
esempio come camminare mentre canto. Sembra una sciocchezza, ma non è semplice
correre, oppure avanzare con un vestito ingombrante, mentre si canta. Ho dovuto
imparare tante cose oltre al canto, e tutto insieme poi contribuisce a rendere
l’interpretazione al meglio possibile. No, non può bastare soltanto essere
graziosi.
Come
studia una partitura nuova?
Quando
preparo un personaggio non esiste nient’altro. Mi chiudo in casa e studio ore e
ore finché non sono convinta di quello che ho ottenuto. Ovviamente c’è lo
studio col pianoforte, con i miei maestri. Studio a fondo il personaggio, le
parole, il ritmo, la partitura insomma. Non amo ascoltare altre interpretazioni
in questa fase, perché potrei rischiare di essere influenzata, preferisco farmi
un’idea mia del ruolo, e soprattutto l’autore ha già scritto sullo spartito
quello che si deve fare. Inoltre le incisioni sono comunque falsate dal
microfono, non è lo stesso che ascoltare una esecuzione dal vivo. Al massimo
dopo tutto questo lavoro, posso sentire
qualche registrazione, magari relativamente a passaggi un po’ particolari. Per
esempio amo molto la Sutherland, la trovo meravigliosa!
Predilige
i ruoli drammatici oppure quelli per
così dire più ‘leggeri’?
Beh,
Lucia è nel mio cuore, mi piace tantissimo! Amo in particolare i personaggi che
hanno uno spessore psicologico, che non si piegano alla società. Mi piacciono
le donne forti, volitive. Interessante anche il fatto che tante di esse, magari
bistrattate al loro tempo, per pure convenzioni sociali, con determinate opere,
come Traviata per il personaggio di Violetta per esempio, diventino alla fine le
eroine del pubblico, perché si sacrificano per amore e guadagnano il rispetto della
gente. Penso che l’opera debba sensibilizzare chi assiste, debba fare come gli
Sciamani africani che ballando sciolgono i blocchi delle emozioni per le loro
tribù. Se non penso di aver dato qualcosa agli altri, non ho fatto il mio
lavoro. Spero che la gente possa essere felice almeno per la durata dello
spettacolo, dimenticando per un po’ i problemi di tutti i giorni.
Candide a Roma, foto Corrado M Falsini
Come
si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
La
mia vita privata è molto noiosa! In pratica non c’è. Sono spesso in viaggio, passo
ore ed ore a studiare e ripassare le partiture, ho praticamente pochissimo
tempo per dedicarmi ad altre persone o cose. E’ anche un lavoro molto
stancante, per cui le serate fuori sono davvero limitatissime, bisogna riposare
per poi essere in forma in scena. Ma ho un delizioso cagnolino che ho preso da
un canile che mi fa compagnia a casa. Si chiama Federico III da Montefeltro! Ero
a Pesaro quando l’ho adottato ed il nome mi è stato ispirato dal personaggio
storico, Federico II da Montefeltro, a cui manca un occhio. Gli è stato anche
dedicato un libro per bambini, dal titolo “Un
palcoscenico per due” pubblicato dalla casa editrice “Squilibri”,
in
cui si insegna il rispetto per gli animali e si parla anche della musica e
della lirica in particolare. È un cane che ha sofferto tantissimo, poiché stato
picchiato e menomato ad un occhio, ma mi ha conquistata subito e adora l’opera,
soprattutto le voci di soprano e tenore!
Il
rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Adoro
le regie tradizionali. Mi fanno sognare, mi portano in epoche passate, che è
poi uno dei motivi per cui adoro questo mestiere: far finta di essere in un
passato che oggi non potrebbe esistere, quando c’era più rispetto, galanteria,
regole, era tutto più ordinato. Mi sembra che oggi ci siano solo regole che
soffocano, non quelle che ti aiutano a vivere meglio. Ma lavoro bene anche nelle
regie moderne. Siccome ho tutto nella mia testa, non ho bisogno di avere troppe
cose intorno sul palco, posso cantare dappertutto perché è tutto dentro di me.
Mi piace anche poter cambiare un personaggio da una regia all’altra, così anche
il pubblico non vede sempre la stessa interpretazione di un determinato ruolo.
Ciro in Babilonia , Pesaro – foto Eugenio Pini
Il
rapporto con i direttori d’orchestra?
Molto
buono. Ho avuto la fortuna di lavorare con maestri che amano collaborare con
noi cantanti per un risultato collettivo che poi fa gioire tutti. E’ molto
stimolante. Maestri come Daniel Oren riescono a farmi tirare fuori una energia
incredibile. Con i giovani direttori c’è tanta complicità, come per esempio con
Daniele Callegari, oppure col maestro Giampaolo Bisanti con cui stiamo
realizzando il Rigoletto a Padova.
È
mai stata oggetto di invidie altrui o ha mai sofferto di invidia?
Se
anche fosse non me ne accorgo, non ci faccio caso. Per quanto mi riguarda
invece sono veramente felicissima di tutto ciò che sto vivendo, non posso
davvero lamentarmi.
Dove
si mangia bene secondo lei e dove le piace andare per rilassarsi?
Non
c’è un posto in particolare, ma sono rimasta recentemente molto colpita dalla
Costiera Amalfitana, un posticino delizioso devo dire; ma al mondo ci sono così
tanti posti stupendi, non potrei scegliere. Però ricordo cibo buonissimo in
Perù! Non sanissimo, pieno di burro, ma buono di sicuro! Amo moltissimo il cibo
italiano e addirittura mi porto in valigia delle provviste che temo di non
trovare in giro. Ma devo ancora scoprire le delizie della Sicilia!!
E
quindi il cibo preferito?
Polenta e gorgonzola in
inverno, oppure in estate il pesce di Napoli, Bari. Ma su tutto cioccolata con
fragole!
E’
superstiziosa?
Ah sì, cerco sempre un
chiodo curvo sul palcoscenico. Mi porta fortuna!
Sonnambula - Teatro La Fenice
Ha
tempo di dedicarsi a degli hobby, come il cinema, la lettura o qualcos’altro di particolare che la appassiona in modo
specifico?
Amo
molto leggere perché mi da’ gioia. In particolare i romanzi storici. Mi piace
il ricamo, anche perché poso farlo pure in teatro, senza disturbare nessuno e
posso seguire anche i miei colleghi che stanno provando in quel momento.
Ama
più il giorno o la notte?
Amo moltissimo le
giornate di sole. Ma non vado al mare, mi ustiono subito purtroppo!
I
Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Ho
sempre trovato colleghi molto simpatici ed è anche bello potersi aiutare a
vicenda, magari soltanto con uno sguardo di intesa o stringendo la mano del
collega che ha un attimo di difficoltà, facendo capire che gli sei vicina. È
bello anche prestarsi il trucco se per esempio qualcuna lo ha dimenticato,
insomma la collaborazione è molto importante e quando c’è armonia nel cast
tutto funziona meglio. Adoro Leo Nucci, lo rispetto moltissimo e lavorare con
lui è sempre stimolante, mi fa sentire come Gilda con Rigoletto. Ma anche Celso
Albelo, Shalva Mukeria, e tanti altri. Del passato la Sutherland! La sua Gilda
aveva una purezza ed innocenza che non trovo nelle altre, fantastica!
Cosa
fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Mah c’è tempo per fare
veramente poco, tra ‘trucco e parrucco’. Il lavoro è stato fatto prima, il
giorno della recita ovviamente scaldo la voce e faccio esercizi di
respirazione, e poi si va!
Come
vive il rapporto con il pubblico?
All’inizio
ero molto imbarazzata, avrei voluto andare subito a casa dopo l’opera, ora mi sono
abituata e sono felice dell’affetto che mi dimostra la gente dopo una
rappresentazione. Mi piace il momento in cui l’opera è in corso e sento che il
pubblico è partecipe. Gli applausi finali invece, dipendono anche dal vissuto
che ogni singolo spettatore porta in sé. Cerco di non farmi condizionare da ciò
che succede in sala, anche perché magari si può fraintendere una reazione e
pensare subito al peggio, quando invece per esempio un silenzio era indice di
emozione e particolare apprezzamento.
Come
vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Purtroppo
anche in passato c’erano pasticci. Il problema di oggi è che in alcuni teatri
c’è mancanza di serietà. All’estero funzionano anche i teatri piccoli, perché
c’è il massimo rispetto per gli impegni presi. Talvolta è un peccato, ma si è
costretti a rinunciare a teatri meravigliosi perché non si sono mantenuti certi
impegni. Non parliamo poi dei pagamenti, ci sono artisti che vivono di questo
mestiere perché hanno figli, mutuo, e se non vengono pagati sono guai seri. È
molto triste lavorare e poi essere costretti a chiedere il giusto compenso.
Questo all’estero non succede ed è un vero peccato che in Italia ci sia questa
difficoltà. A volte vado a comprare personalmente oggetti che possono servire
in scena, lo faccio volentieri, non mi pesa. Spesso devo usare le mie scarpe
perché non ci sono i soldi per comprare quelle della mia misura. Mi sono
trovata ad offrire di pagare di tasca mia una prova in più, ma poi non è stata
fatta ugualmente. Questo non va bene, e mi spiace molto. Mi auguro veramente
che le cose migliorino.
Lucia a Napoli – foto Luciano Romano
Ci
sono delle cause politiche o sociali che le stanno particolarmente a cuore?
Gli
animali maltrattati. Faccio anche appelli su facebook e cerco di aiutare i
canili che ospitano i cani menomati. Adoro gli animali e mi sta molto a cuore
il loro benessere.
Lei
ha una carriera stupenda, cosa manca ancora nella Sua vita oggi?
Beh una famiglia tutta
mia, con questo lavoro non è stato ancora possibile.
Episodi
buffi nel backstage o in scena che le
piacerebbe condividere.
Ah
sì all’inizio della carriera, con ‘Lucia’. Ero nel secondo cast e mi hanno dato
un vestito per la generale che non era della mia taglia! Purtroppo avevano solo
quello a disposizione e ho dovuto fare la prova con l’abito completamente
aperto dietro, con il coro che vedeva tutto! Un'altra volta, sempre per il
ruolo di Lucia, anche in quel caso non avevano il costume della mia misura! Era
completamente diverso dalla mia figura, non era possibile indossarlo. Così
hanno aggiunto un pezzo alla gonna ed alle maniche, di un’altra stoffa! Inoltre
le scarpe erano piccolissime. Io ho il quarantuno, e dopo vari tentativi con
altre scarpe sempre piccole, ho deciso di cantare scalza! Ricordi molto
divertenti!
I
suoi prossimi impegni?
Finalmente
debutto in Australia, con Traviata e ne sono molto felice, Semiramide con
Daniela Barcellona, che adoro, a Marsiglia; Tancredi in Svizzera, Africaine a
Venezia, e tanto altro ancora!
E
saranno tutti grandissimi successi perché se li merita di sicuro questa
straordinaria Artista, Jessica Pratt, che oltre ad essere
simpatica, disponibile, molto semplice e modesta, dimostra di amare veramente
il suo lavoro e di metterci tutta la passione che ha nel cuore, per far
rivivere storie, eroine, ed epoche meravigliose, come meravigliosa è e
continuerà ad essere la sua strepitosa carriera!
MTG