giovedì 17 ottobre 2013

DO RE MI PRESENTO … INTERVISTA A JESSICA PRATT

L’artista che ho avuto il piacere di incontrare oggi è un’altra grandissima star della lirica internazionale. Jessica Pratt , nata in Inghilterra e cresciuta a Sydney, in Australia, in pochi anni è riuscita a guadagnarsi un posto di primo piano nei teatri di tutto il mondo e ad oggi è una delle cantanti maggiormente dotate e più richieste per quanto riguarda il repertorio italiano e francese. Con il suo modo di interpretare i personaggi, con la sua splendida voce che corre limpida in sala, è una protagonista di assoluto rilievo, che rende unica ogni produzione che la vede impegnata. Ha calcato le scene di teatri quali la Deutsche Oper di Berlino, l’Opernhaus di Zurigo,  il Covent Garden di Londra, la Scala di Milano, il Carlo Felice di Genova, i teatri del Circuito Lombardo, la Fenice di Venezia, in ruoli impegnativi e di grande difficoltà tra cui: Lucia di Lammermoor, Amina in Sonnambula, Königin der Nacht nel Zauberflöte, Elvira nei Puritani, Gilda nel Rigoletto

La incontro proprio mentre è in corso la produzione di Rigoletto al Teatro Verdi di Padova, il cui ruolo di Gilda sente particolarmente consono alle sue corde ed alla sua sensibilità, mentre nella città veneta splende un magnifico sole beneaugurante per un ancora più splendente futuro.

                                                     Foto Luis Condrò

Se dovesse descrivere la Sua voce, cosa le verrebbe in mente, ha un aggettivo che la potrebbe identificare?
Beh, in effetti non saprei, è una voce da soprano ovviamente, ma non le darei una connotazione specifica, ossia leggera, di coloratura, di agilità o simili. Certamente è una voce che cambia con l’età, con l’esercizio, con il cambiare del mio corpo, è una voce in continua evoluzione di sicuro.

Come descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha portata a intraprenderla?
Allora: non ho deciso ad un certo punto, semplicemente la musica è sempre stata con me in famiglia. Mio padre è un tenore, ha lasciato la carriera quando è diventato papà per seguire meglio la famiglia con un lavoro più stabile, ed ha continuato a coltivare la sua passione con l’insegnamento. Così ascoltavo le sue lezioni e mi sono innamorata di questa arte: cantavo sempre! Ma prima che iniziassi a studiare canto, mio padre ha preferito che io imparassi a suonare uno strumento, di modo da avere chiaro anche come funzionano gli elementi dell’orchestra per esempio, per avere una visione più ampia. Così ho studiato la tromba per dieci anni, ho imparato a respirare nel modo corretto, e solo a diciotto anni ho iniziato a studiare canto, ossia quando ero pronta.

                                                      Gilda a Sevilla nel 2013

I ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Sicuramente il mio debutto. E’ arrivato tardi, perché secondo chi mi ascoltava, la mia voce era da ruoli maturi, ma non avevo ancora l’esperienza per interpretarli. Finché all’età di ventotto anni, sono stata sentita ad un concerto da Giovanna Lomazzi e mi ha invitata a fare l’audizione di Lucia di Lammermoor a Como e mi hanno presa!! È stato uno dei momenti più belli della mia vita! Ho pianto tantissimo quando è finita quella esperienza, ho anche fatto delle amicizie meravigliose, ho conosciuto la mia migliore amica e fantastici colleghi che ritrovo ancora a lavoro. E’stato meraviglioso partecipare a quella produzione, un ricordo che porterò sempre con me nel cuore. Da allora per fortuna, dopo un personaggio così impegnativo, sono arrivati via via anche gli altri, e ne sono veramente felice!

Cosa avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
Adoro la scultura! Mi ero anche iscritta ad un corso universitario, ma non mi dava soddisfazione, penso che la pratica sia fondamentale, così avevo iniziato un master di apprendistato, per mettere già in pratica quello che sapevo fare; i corsi collettivi non mi avrebbero aiutata. Solo che ero troppo affezionata alle mie creazioni, quindi non ne avrei venduta neanche una! Poi però mi sono resa conto che adoravo troppo il canto per riuscire a portare avanti le due cose contemporaneamente. Così ho scelto la musica. Anche in questo caso, ho iniziato il conservatorio a Sydney, che è ottimo, con buonissimi insegnanti, ma poi ho preferito scegliere personalmente i miei maestri e portare avanti uno studio personalizzato e soprattutto più assiduo. Ho anche lavorato come segretaria e spendevo tutto quello che guadagnavo per pagare i miei insegnanti. Ho studiato anche danza, le lingue: tutto quello che adesso sto utilizzando per interpretare i miei personaggi.

Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Moltissimo purtroppo. Forse, soprattutto negli ultimi anni, è diventata più importante della voce. Spesso l’aspetto fisico è tenuto in considerazione più delle doti canore che un’artista possiede veramente. Purtroppo si ingaggiano bellissime donne che però non si sanno muovere in scena o non cantano bene, oppure uomini muscolosi che però non sanno cantare. Una cosa che ho dovuto imparare è per esempio come camminare mentre canto. Sembra una sciocchezza, ma non è semplice correre, oppure avanzare con un vestito ingombrante, mentre si canta. Ho dovuto imparare tante cose oltre al canto, e tutto insieme poi contribuisce a rendere l’interpretazione al meglio possibile. No, non può bastare soltanto essere graziosi.



Come studia una partitura nuova?
Quando preparo un personaggio non esiste nient’altro. Mi chiudo in casa e studio ore e ore finché non sono convinta di quello che ho ottenuto. Ovviamente c’è lo studio col pianoforte, con i miei maestri. Studio a fondo il personaggio, le parole, il ritmo, la partitura insomma. Non amo ascoltare altre interpretazioni in questa fase, perché potrei rischiare di essere influenzata, preferisco farmi un’idea mia del ruolo, e soprattutto l’autore ha già scritto sullo spartito quello che si deve fare. Inoltre le incisioni sono comunque falsate dal microfono, non è lo stesso che ascoltare una esecuzione dal vivo. Al massimo dopo tutto questo lavoro, posso  sentire qualche registrazione, magari relativamente a passaggi un po’ particolari. Per esempio amo molto la Sutherland, la trovo meravigliosa!

Predilige i ruoli drammatici  oppure quelli per così dire più ‘leggeri’?
Beh, Lucia è nel mio cuore, mi piace tantissimo! Amo in particolare i personaggi che hanno uno spessore psicologico, che non si piegano alla società. Mi piacciono le donne forti, volitive. Interessante anche il fatto che tante di esse, magari bistrattate al loro tempo, per pure convenzioni sociali, con determinate opere, come Traviata per il personaggio di Violetta per esempio, diventino alla fine le eroine del pubblico, perché si sacrificano per amore e guadagnano il rispetto della gente. Penso che l’opera debba sensibilizzare chi assiste, debba fare come gli Sciamani africani che ballando sciolgono i blocchi delle emozioni per le loro tribù. Se non penso di aver dato qualcosa agli altri, non ho fatto il mio lavoro. Spero che la gente possa essere felice almeno per la durata dello spettacolo, dimenticando per un po’ i problemi di tutti i giorni.


                                                      Candide a Roma, foto Corrado M Falsini

Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
La mia vita privata è molto noiosa! In pratica non c’è. Sono spesso in viaggio, passo ore ed ore a studiare e ripassare le partiture, ho praticamente pochissimo tempo per dedicarmi ad altre persone o cose. E’ anche un lavoro molto stancante, per cui le serate fuori sono davvero limitatissime, bisogna riposare per poi essere in forma in scena. Ma ho un delizioso cagnolino che ho preso da un canile che mi fa compagnia a casa. Si chiama Federico III da Montefeltro! Ero a Pesaro quando l’ho adottato ed il nome mi è stato ispirato dal personaggio storico, Federico II da Montefeltro, a cui manca un occhio. Gli è stato anche dedicato un libro per bambini, dal titolo “Un palcoscenico per due” pubblicato dalla casa editrice “Squilibri”, in cui si insegna il rispetto per gli animali e si parla anche della musica e della lirica in particolare. È un cane che ha sofferto tantissimo, poiché stato picchiato e menomato ad un occhio, ma mi ha conquistata subito e adora l’opera, soprattutto le voci di soprano e tenore!

Il rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Adoro le regie tradizionali. Mi fanno sognare, mi portano in epoche passate, che è poi uno dei motivi per cui adoro questo mestiere: far finta di essere in un passato che oggi non potrebbe esistere, quando c’era più rispetto, galanteria, regole, era tutto più ordinato. Mi sembra che oggi ci siano solo regole che soffocano, non quelle che ti aiutano a vivere meglio. Ma lavoro bene anche nelle regie moderne. Siccome ho tutto nella mia testa, non ho bisogno di avere troppe cose intorno sul palco, posso cantare dappertutto perché è tutto dentro di me. Mi piace anche poter cambiare un personaggio da una regia all’altra, così anche il pubblico non vede sempre la stessa interpretazione di un determinato ruolo.


                                                      Ciro in Babilonia , Pesaro –  foto Eugenio Pini

Il rapporto con i direttori d’orchestra?
Molto buono. Ho avuto la fortuna di lavorare con maestri che amano collaborare con noi cantanti per un risultato collettivo che poi fa gioire tutti. E’ molto stimolante. Maestri come Daniel Oren riescono a farmi tirare fuori una energia incredibile. Con i giovani direttori c’è tanta complicità, come per esempio con Daniele Callegari, oppure col maestro Giampaolo Bisanti con cui stiamo realizzando il Rigoletto a Padova.

È mai stata oggetto di invidie altrui o ha mai sofferto di invidia?
Se anche fosse non me ne accorgo, non ci faccio caso. Per quanto mi riguarda invece sono veramente felicissima di tutto ciò che sto vivendo, non posso davvero lamentarmi.

Dove si mangia bene secondo lei e dove le piace andare per rilassarsi?
Non c’è un posto in particolare, ma sono rimasta recentemente molto colpita dalla Costiera Amalfitana, un posticino delizioso devo dire; ma al mondo ci sono così tanti posti stupendi, non potrei scegliere. Però ricordo cibo buonissimo in Perù! Non sanissimo, pieno di burro, ma buono di sicuro! Amo moltissimo il cibo italiano e addirittura mi porto in valigia delle provviste che temo di non trovare in giro. Ma devo ancora scoprire le delizie della Sicilia!!
E quindi il cibo preferito?
Polenta e gorgonzola in inverno, oppure in estate il pesce di Napoli, Bari. Ma su tutto cioccolata con fragole!
E’ superstiziosa?
Ah sì, cerco sempre un chiodo curvo sul palcoscenico. Mi porta fortuna!


                                                      Sonnambula - Teatro La Fenice

Ha tempo di dedicarsi a degli hobby, come il cinema, la lettura o qualcos’altro  di particolare che la appassiona in modo specifico?
Amo molto leggere perché mi da’ gioia. In particolare i romanzi storici. Mi piace il ricamo, anche perché poso farlo pure in teatro, senza disturbare nessuno e posso seguire anche i miei colleghi che stanno provando in quel momento.
Ama più il giorno o la notte?
Amo moltissimo le giornate di sole. Ma non vado al mare, mi ustiono subito purtroppo!

I Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Ho sempre trovato colleghi molto simpatici ed è anche bello potersi aiutare a vicenda, magari soltanto con uno sguardo di intesa o stringendo la mano del collega che ha un attimo di difficoltà, facendo capire che gli sei vicina. È bello anche prestarsi il trucco se per esempio qualcuna lo ha dimenticato, insomma la collaborazione è molto importante e quando c’è armonia nel cast tutto funziona meglio. Adoro Leo Nucci, lo rispetto moltissimo e lavorare con lui è sempre stimolante, mi fa sentire come Gilda con Rigoletto. Ma anche Celso Albelo, Shalva Mukeria, e tanti altri. Del passato la Sutherland! La sua Gilda aveva una purezza ed innocenza che non trovo nelle altre, fantastica!
 
Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Mah c’è tempo per fare veramente poco, tra ‘trucco e parrucco’. Il lavoro è stato fatto prima, il giorno della recita ovviamente scaldo la voce e faccio esercizi di respirazione, e poi si va!

Come vive il rapporto con il pubblico?
All’inizio ero molto imbarazzata, avrei voluto andare subito a casa dopo l’opera, ora mi sono abituata e sono felice dell’affetto che mi dimostra la gente dopo una rappresentazione. Mi piace il momento in cui l’opera è in corso e sento che il pubblico è partecipe. Gli applausi finali invece, dipendono anche dal vissuto che ogni singolo spettatore porta in sé. Cerco di non farmi condizionare da ciò che succede in sala, anche perché magari si può fraintendere una reazione e pensare subito al peggio, quando invece per esempio un silenzio era indice di emozione e particolare apprezzamento. 

Come vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Purtroppo anche in passato c’erano pasticci. Il problema di oggi è che in alcuni teatri c’è mancanza di serietà. All’estero funzionano anche i teatri piccoli, perché c’è il massimo rispetto per gli impegni presi. Talvolta è un peccato, ma si è costretti a rinunciare a teatri meravigliosi perché non si sono mantenuti certi impegni. Non parliamo poi dei pagamenti, ci sono artisti che vivono di questo mestiere perché hanno figli, mutuo, e se non vengono pagati sono guai seri. È molto triste lavorare e poi essere costretti a chiedere il giusto compenso. Questo all’estero non succede ed è un vero peccato che in Italia ci sia questa difficoltà. A volte vado a comprare personalmente oggetti che possono servire in scena, lo faccio volentieri, non mi pesa. Spesso devo usare le mie scarpe perché non ci sono i soldi per comprare quelle della mia misura. Mi sono trovata ad offrire di pagare di tasca mia una prova in più, ma poi non è stata fatta ugualmente. Questo non va bene, e mi spiace molto. Mi auguro veramente che le cose migliorino.



                                                                 Lucia a Napoli – foto Luciano Romano

Ci sono delle cause politiche o sociali che le stanno particolarmente a cuore?
Gli animali maltrattati. Faccio anche appelli su facebook e cerco di aiutare i canili che ospitano i cani menomati. Adoro gli animali e mi sta molto a cuore il loro benessere.

Lei ha una carriera stupenda, cosa manca ancora nella Sua vita oggi?
Beh una famiglia tutta mia, con questo lavoro non è stato ancora possibile.

Episodi buffi  nel backstage o in scena che le piacerebbe condividere.
Ah sì all’inizio della carriera, con ‘Lucia’. Ero nel secondo cast e mi hanno dato un vestito per la generale che non era della mia taglia! Purtroppo avevano solo quello a disposizione e ho dovuto fare la prova con l’abito completamente aperto dietro, con il coro che vedeva tutto! Un'altra volta, sempre per il ruolo di Lucia, anche in quel caso non avevano il costume della mia misura! Era completamente diverso dalla mia figura, non era possibile indossarlo. Così hanno aggiunto un pezzo alla gonna ed alle maniche, di un’altra stoffa! Inoltre le scarpe erano piccolissime. Io ho il quarantuno, e dopo vari tentativi con altre scarpe sempre piccole, ho deciso di cantare scalza! Ricordi molto divertenti!

I suoi prossimi impegni?
Finalmente debutto in Australia, con Traviata e ne sono molto felice, Semiramide con Daniela Barcellona, che adoro, a Marsiglia; Tancredi in Svizzera, Africaine a Venezia, e tanto altro ancora!

E saranno tutti grandissimi successi perché se li merita di sicuro questa straordinaria Artista, Jessica Pratt, che oltre ad essere simpatica, disponibile, molto semplice e modesta, dimostra di amare veramente il suo lavoro e di metterci tutta la passione che ha nel cuore, per far rivivere storie, eroine, ed epoche meravigliose, come meravigliosa è e continuerà ad essere la sua strepitosa carriera!
MTG