Dopo
il grande successo ottenuto con Don Giovanni all’Arena di Verona abbiamo il
grande privilegio di incontrare e conoscere meglio lo straordinario baritono
Carlos Álvarez, Artista di fama internazionale, capace di esaltare il pubblico
con le sue interpretazioni dei personaggi operistici più disparati. Gli abbiamo
fatto qualche domanda sul suo lavoro e sul mondo dell’Opera a cui ha risposto
con cortesia, professionalità e tanto entusiasmo.
Vuole ripercorrere le tappe principali che hanno
segnato la sua carriera straordinaria e
i ricordi che le stanno più a cuore?
Da quando feci il mio debutto nel già lontano 1989
a Málaga, casa mia, nei panni del "Marchese d'Aubigny" (La Traviata), ho
avuto il privilegio di lavorare nei migliori e più tradizionali teatri e
festival d'opera del mondo (Barcellona, Berlino, Chicago, Londra, Madrid,
Milano, New York, Parigi, Salisburgo, Torino, Tokyo, Vienna, Verona,
Washington, Zurigo...) e con dei grandissimi ed ammirati direttori di
magnifiche orchestre, registi e colleghi di tutti i tempi e luoghi. I momenti
più importanti sono costituiti dai miei debutti, fatti con grande emozione, e quando sono diventato parte della tradizione con le mie registrazioni discografiche.. Ma,
sopratutto, gli incontri con i grandissimi maestri: Riccardo Chailly, Sir Colin
Davis, Valeri Guerguiev, James Levine, Jesús López Cobos, Lorin Maazel, Zubin
Mehta, Riccardo Muti, Seiji Ozawa, Sir Georg Solti..., un vero privilegio ed
una gioia immensa.
Come ha deciso di
diventare un cantante d’opera?
Forse potrei dire che sono state le circostanze
che mi hanno scelto come cantante lirico: cantavo da quando avevo 7 anni, sono
andato in Conservatorio per studiare canto, ma solo per migliorare questa mia
condizione vocale. Però, alla fine, il
fatto di far parte del Coro dell’ Opera di Málaga sin da quando è stato creato
(1988) mi diede l'opportunità di fare i miei primi passi come solista, un po'
spinto dalle persone a me più vicine. Poi, mentre studiavo Medicina, la mia
passione vocazionale (sono arrivato al 4º anno...), ho cominciato a cantare
professionalmente e ho dovuto scegliere fra due passioni incompatibili
fisicamente: o l'ospedale o il palcoscenico. Secondo lei, chi ha vinto? Per
fortuna per la popolazione ammalata spagnola, il canto lirico.
Rispetto a quando ha
iniziato, le sembra che il mondo dell’Opera sia cambiato? In meglio o in
peggio?
Certo ch'è cambiato! Oggi neanche i posti più
modesti vogliono scommettere creando dei cast giovani ma preparati e, secondo
me, la possibilità di conoscere, tramite YouTube, qualsiasi cosa succeda nell' universo dell'Opera lo fa diventare molto più a rischio per tutti. Meglio/Peggio?
Non lo so, ma, di sicuro, una più alta esposizione professionale per tutti
quanti.
Quali sono secondo lei
le differenze tra lavorare in Italia e negli altri paesi del Mondo?
Lavorare in Italia ha una componente di
tradizione che supera, senz'altro, quella che si potrebbe trovare in altri
importanti luoghi operistici mondiali ma... gli operatori del teatro hanno un
alto criterio musicale ed estetico, e giudicano!!
E’ legato a qualche
teatro in modo particolare?
Sì; considero la Wiener Staatsoper come fosse casa mia. Infatti, dopo il mio debutto nel febbraio 1995, sono diventato
Kammersänger dell'Opera di Vienna nel 2007: come direbbe Don Giovanni, "un
onore per me" che "non avrei giammai creduto" (con quella
distinzione ti dicono, formalmente, che appartieni ai suoi, a loro,
indipendentemente della tua origine...) ma che porta con sé un'enorme
responsabilità.
Secondo la sua esperienza quanto conta l’immagine
oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
L’immagine è considerata molto importante ma,
per fortuna, alla fine, vince la voce; se hai un fisico che accompagna, meglio
ancora, molto più convincente nello sviluppo dei personaggi; però il pubblico,
almeno quello che viene in teatro, è convinto dell’importanza della vocalità.
Come studia un
personaggio nuovo da interpretare?
Questo mestiere mi permette
di approfondire i personaggi sia dal punto di vista vocale, musicale,
letterario (la maggior parte delle volte c'è la grandissima letteratura dietro
ogni libretto) che dal punto di vista dell'esperienza vitale. Come metodo di
studio, prima la musica, poi le parole.
A quali ruoli che ha
interpretato è più legato?
Il repertorio verdiano è veramente il
"cuore" della mia vocalità; i genitori, non sempre bravi ma intensi,
i cattivi, e qualche volta, l'uomo diventato l'eroe: Rigoletto, Macbeth, Iago,
Posa...veramente, il desiderio di un cantante che recita.
C’è un ruolo che
ancora non ha interpretato e le piacerebbe molto debuttare?
Avendo
avuto
abbastanza flessibilità nel percorso del mio repertorio, sono molto lieto di
ripetere i ruoli che canto assiduamente, perché ogni volta che salgo sul
palcoscenico è come se fosse la prima. Posso dire che da ottobre scorso
fino a maggio ho debuttato 5 nuovi ruoli: Guillaume Tell, Falstaff, Scarpia
(Tosca), Le Grand Prêtre (Samson et Dalila), Conde de Hinojares (La Marchenera)
dunque... Sarei felice di poter fare più zarzuela, repertorio lirico spagnolo
dove il baritono è il re.
Don Giovanni - Arena di Verona (foto Ennevi)
Don Giovanni - Arena di Verona (foto Ennevi)
Preferisce le Regie
d’Opera tradizionali o quelle moderne?
Io preferisco le regie intelligenti e mi piace,
anche, cogliere la sfida se significa una nuova lettura del repertorio tradizionale. Se
si volesse fare critica sociale però non si trova, nel vasto repertorio
esistente, l'opera adeguata; si compongano altre opere, ma rispettando i
diritti dei compositori e librettisti.
Come è il suo rapporto
con i Direttori d’Orchestra?
Dopo il rispetto, secondo la mia esperienza,
una situazione di consenso fra quello che vuole esprimere musicalmente il
maestro e la conoscenza del personaggio che apporta l'interprete sarebbe il punto
giusto da portare in palcoscenico. L'uso etimologico del termine
"Maestro" necessita di una qualità molto importante: avere la virtù
di insegnare, di far imparare a quelli che lavorano insieme a loro. Questo è
stato il mio privilegio, come dicevo proprio al inizio di questa intervista.
Come si concilia un
mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Qualità meglio di quantità, molto rispetto e
complicità, questo è il mistero...
I Suoi cantanti
preferiti del passato e del presente?
Una miscela fra Ettore Bastianini, Cornell
MacNeil e Leonard Warren sarebbe il mio cantante preferito... Poi, un quartetto
tutto spagnolo: Caballé, Berganza, Aragall, Domingo...
Cosa fa poco prima di
salire sul palcoscenico?
Niente scaramanzia; la
responsabilità, arrivati a quel punto, è tutta mia. Quindi, un doppio pensiero:
primo, la prima frase musicale che devo cantare, secondo, un piccolo ricordo
per i miei. Mani fredde, cuore caldo.
Come vive il rapporto con il pubblico?
È una parte importantissima
di questo mestiere: il pubblico è il nostro bersaglio e anche il nostro
compagno di viaggio; sono molto rispettoso di tutte le opinioni che si possano
esprimere sul nostro lavoro; avere un bel rapporto con le persone, siano già i
colleghi o il pubblico, arricchisce questa vita privilegiata piena di
responsabilità.
Come vede questo
momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Sono sicuro che questo
mestiere non finirà mai: ci sarà sempre un cantante pronto a dare delle
soddisfazioni al pubblico attento e competente. Se c'è qualcosa che ci
definisce come cultura occidentale europea, ecco è l'Opera; quindi, adeguarsi
ai momenti di crisi fa parte di questo tipo di cultura. Ognuno di noi dovrà
apportare il meglio di se stesso per farlo vivere a lungo.
Subito dopo questo Don
Giovanni veronese vado al Festival de Peralada, nel nord della Spagna, per
cantare Iago nell’ Otello verdiano. Comincia dopo la mia stagione 15/16 con
"La Traviata" a Vienna (settembre) per poi aprire la stagione
Scaligera il 7 dicembre con "Giovanna d'Arco" a Milano;
"Rigoletto" vedrà il mio ritorno a Vienna a gennaio 2016 e poi sarò Scarpia
a Torino a febbraio...e la nave va.
Grazie infinite ad un
uomo incredibilmente generoso, gentile, un
vero professionista che ci ha conquistati con le sue parole ricche di esperienza
e nobiltà d’animo. Come sempre, facciamo un grande in bocca al lupo a Carlos Álvarez per tutti i suoi prossimi impegni e per una carriera sempre al massimo!
Maria Teresa Giovagnoli