sabato 20 giugno 2015

NABUCCO, G. VERDI – ARENA DI VERONA, VENERDI’ 19 GIUGNO 2015

Nell’anno dell’Expo milanese la Fondazione Arena di Verona ha scelto di non investire in nuove ed esose produzioni visti anche i tempi che corrono, recuperando quindi gli allestimenti ritenuti più significativi degli ultimi anni e che possano rappresentare il nostro paese come fonte di arte e bellezza a livello mondiale. Così per la serata inaugurale è stato scelto uno dei simboli del Festival che assieme all’Aida costituisce il patrimonio dei ricordi e dei successi della storia musicale veronese, il Nabucco di Giuseppe Verdi con la regia dell’inossidabile Gianfranco de Bosio.
Come già sottolineato in altre occasioni si tratta di uno dei più classici spettacoli cui si possa assistere, ove tutto è in funzione degli eventi e sono effettivamente visibili al meglio gli ambienti necessari affinché la storia sia rispettata nella sua essenza. Abbiamo così ritrovato la città di Gerusalemme e la reggia di Babilonia con le notissime strutture architettoniche di Rinaldo Olivieri che utilizzano gli spazi sterminati del palcoscenico. Ribadiamo che i movimenti scenici di questa regia risultano un po’ appesantiti ed in generale lo spettacolo necessiterebbe di un rimodernamento.

La compagnia di canto si è distinta soprattutto per le voci maschili.
Ancora una volta ci troviamo a sottolineare quanto Luca Salsi sia spirito trainante in scena, forte di una voce importante ed imponente, dalla linea di canto uniforme in tutta la gamma, il cui Nabucco si sviluppa in un crescendo di pathos e carisma.
Piero Pretti è un Ismaele quasi perfetto: timbro setoso con l’ottava acuta squillante che unita ad una grande scioltezza interpretativa lo conduce saldo verso una serata assolutamente positiva.    
Dmitry Beloselsky è uno Zaccaria composto ed altero dalla voce robusta e ben proiettata anche nell’ampio spazio areniano.

Martina Serafin nel ruolo di Abigaille non ci ha convinto pienamente per come si è approcciata al personaggio, che talvolta è sembrato meno incisivo, anche dal punto di vista vocale, di quanto ci aspettavamo da una interprete del suo calibro.
Fenena è una discreta Nino Surguladze dalla voce vellutata e dal carattere forte ma dolce e compito.  
Il gran sacerdote è un discreto Alessandro Guerzoni, mentre Anna e Abdallo sono rispettivamente Madina Karbeli  e Francesco Pittari.

L’ orchestra guidata da Riccardo Frizza  si pone su un duplice piano nel condurre l’opera verdiana: alternando tempi larghi per i momenti più elegiaci a guizzi di brillantezza e vigore, accompagna gli interpreti con attenzione, equilibrio e compattezza armonica.

Come ormai di prassi il coro preparato da Salvo Sgrò ha offerto il bis del ‘Va pensiero’ richiesto a gran voce e suon di applausi, coronando la buona prova della serata.

Applausi scroscianti per tutti da parte di una anfiteatro gremito nonostante il freddo autunnale, che però ci ha risparmiato la pioggia, con qualche maleducato che ha lasciato l’Arena subito dopo il bis del coro.


Maria Teresa Giovagnoli 

LA PRODUZIONE

Direttore d'Orchestra           Riccardo Frizza 
Regia                                     Gianfranco de Bosio
Scene                                     Rinaldo Olivieri 
Maestro del Coro                 Salvo Sgrò
Direttore
allestimenti scenici               Giuseppe De Filippi Venezia


GLI INTERPRETI

Nabucco                                 Luca Salsi 
Abigaille                                Martina Serafin 
Zaccaria                                 Dmitry Beloselsky 
Fenena                                   Nino Surguladze 
Ismaele                                  Piero Pretti 
Gran Sacerdote Di Belo       Alessandro Guerzoni 
Abdallo                                  Francesco Pittari 
Anna                                      Madina Karbeli 


Orchestra, Coro e Tecnici dell'Arena di Verona





Foto Ennevi per gentile concessione Fondazione Arena di Verona