Se
è vero che con l’astuzia si diventa ciò che si vuole Il Signor Bruschino è uno dei
più significativi e spassosi esempi di inganno riuscito, ove lo scambio di
identità, grande protagonista in questo genere di rappresentazioni, fornisce
motivo di riso e malintesi di ogni genere fino all’immancabile lieto fine
riconciliatore. Bepi
Morassi coglie in pieno questo spirito festoso nel proporre
un fresco e giovane allestimento realizzato dagli allievi del laboratorio dell’Accademia
di Belle Arti di Venezia e prodotto in collaborazione con la Fondazione Teatro la Fenice. Integrando
ed adattando i piccoli elementi scenografici curati da Erika Muraro con
lo sfondo del Teatro Olimpico vicentino, si è creato un felice gioco di
interazione tra gli interpreti ed i pannelli dipinti che hanno fornito cornice
ideale per la vicenda arricchendola di colore e leggerezza. I costumi di Nathan Marin risultano ben integrati nel contesto per
forgia e colori vivaci.
Giovani sono anche gli interpreti che
animano la compagnia di canto, ognuno capace di caratterizzare il ruolo
interpretato dandone una chiave personale, frutto quindi di studio approfondito
e non di mera lettura. Perfino i servitori si fanno notare con gesti,
espressioni e mini gag che il regista ha voluto sottolineare sempre in primo
piano a completamento della scena in corso.
Senza
dubbio spicca la pasta vocale di Giulia
Bolcato, che unisce alla freschezza del timbro morbido ed
uniforme una garbata e altresì dinamica presenza scenica per la sua Sofia. La
voce delicata si espande in avanti senza fatica e la qualità del suo fraseggio è
preziosa come evidente in ‘Ah donate il
caro sposo’
.
Gaudenzio
è il classico tutore un po’ burbero e rompiscatole che però suscita tenerezza
per l’inganno subito. Ben lo sa Paolo
Ingrasciotta che sì gioca in questo ruolo, forte di una vocalità scura
condita con la giusta propensione al recitato.
Altrettanto
spigliato il confuso ed incredulo Bruschino padre di Francesco
Toso, abilissimo nel non facile compito
di apparire buffo ma mai ridicolo.
Francisco
Brito tratteggia un Florville quasi guascone, furbo
e disinvolto, complice anche la sua voce duttile che ben propende all’acuto, qui al servizio delle astuzie del personaggio.
Ana
Victoria Pitts è un’ottima e sciolta Marianna, dalla voce ambrata ed ampia. Ma
Rui convince col suo Filiberto complice e sempre interessato
ai quattrini.
Doppio
ruolo per Diego
Rossetto che veste i panni del commissario di polizia un po’
matto e del debosciato figlio di Bruschino.
Dimostra
sempre ottima intesa con lo spartito il Maestro Giovanni
Battista Rigon che con
l’orchestra di Padova e del Veneto offre tempi serrati ed un suono ricco di sfumature
atte a completare l’atmosfera frizzante del palco.
Bravissimo
anche il maestro Pietro
Semenzato al cembalo, abile nel seguire i guizzi e le finte
intemperanze degli interpreti.
Applausi prolungati e convinti per tutti
al termine della serata.
Maria
Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Maestro
concertatore e direttore Giovanni
Battista Rigon
regia Bepi
Morassi
assistente alla regia Maria Selene Farinelli
assistente alla regia Maria Selene Farinelli
scene Erika Muraro
costumi Nathan Marin
costruzioni Marta Zen
assistente costumi Maria Elena Cotti
realizzazione scene Laboratorio Accademia Belle Arti di Venezia
costumi Nathan Marin
costruzioni Marta Zen
assistente costumi Maria Elena Cotti
realizzazione scene Laboratorio Accademia Belle Arti di Venezia
realizzazione
costumi
ed attrezzeria Laboratorio Teatro la Fenice
GLI INTERPRETI
Gaudenzio Paolo
Ingrasciotta
Sofia Giulia Bolcato
Bruschino padre Francesco Toso
Bruschino figlio Diego Rossetto
Florville Francisco Brito
Commissario di Polizia Diego Rossetto
Filiberto Ma Rui
Marianna Ana Victoria Pitts
Sofia Giulia Bolcato
Bruschino padre Francesco Toso
Bruschino figlio Diego Rossetto
Florville Francisco Brito
Commissario di Polizia Diego Rossetto
Filiberto Ma Rui
Marianna Ana Victoria Pitts
Orchestra
di Padova e del Veneto
Pietro Semenzato maestro al cembalo
Pietro Semenzato maestro al cembalo
Scene e costumi Scuola di scenografia dell’Accademia di
Belle Arti di Venezia
In collaborazione con Fondazione Teatro la Fenice
Foto Luigi De Frenza