È sempre un piacere tornare al palazzetto Bru Zane di Venezia per
assistere alle chicche musicali offerte dal Centre
de Musique Romantique Française che ivi ha sede. Dal mese di aprile e fino
a fine maggio infatti viene proposto un ciclo di concerti dedicati al
compositore francese George Onslow, in cui nello specifico si vuole sottolineare il
parallelismo tra le composizioni da camera del musicista di Clermont-Ferrand e quelle
di L.V. Beethoven, tanto da intitolare il festival ‘George Onslow, un altro
Beethoven?’. Specializzato in musiche per quartetti e quintetti d’archi, ebbe
anche un bel successo nel diciannovesimo secolo, per poi venire ahi noi quasi
dimenticato in epoca moderna, soprattutto nel nostro paese. Ma grazie a questa
iniziativa possiamo ricoprire le sue opere più interessanti e conosciute di
quei tempi ed apprezzare un musicista che non ha niente da invidiare a tanti
più noti e blasonati e molto più spesso eseguiti. Incredibile la sua devozione
per la musica da camera, ove maggiormente poté esprimere la sua vena creativa
ed ottenere il successo meritato, pur componendo anche pochissime opere liriche
che difatti non ebbero molto seguito. Colpiscono i cambi di ritmo e l’intreccio
perfetto delle melodie, la naturalezza di come si passi dal modo maggiore al
minore ed il senso di compostezza armonica in generale. Possiamo solo
immaginare come potessero essere accolte dai buongustai francesi di inizio Ottocento
e come fossero gradite queste melodie splendidamente orecchiabili, ma dalle
partiture ben complesse per tecnica ed interpretazione. Un gusto davvero
scoprire quanto di bello ha ancora da offrire la musica del passato, come e più
di allora.
A rendere merito a due quartetti è stato il Quatuor Ruggieri,
composto da Gilone Gaubert Jacques e Charlotte
Grattard al violino, Delphine Grimbert alla viola e Emmanuel Jacques al
violoncello.
In programma il quartetto per archi in la maggiore n.3 ed il quartetto per archi in do minore n. 1 op.8, composti intorno al 1814.
Delizioso
il quartetto n.3 in la maggiore, eseguito per primo, e che ha fatto subito
capire di che pasta è fatto il Quatuor Ruggieri. Il passaggio da ritmi
sostenuti a ritmi leggermente più distesi, un senso di giovialità che permea l’intero
componimento intriso anche di richiami popolari sono terreno fertile per l’esecuzione dei giovani
musicisti: il suono degli strumenti d’epoca è molto affascinante anche se
risulta insolitamente plastico rispetto alle sonorità a cui siamo abituati con
gli strumenti odierni. Profondo è comunque l’impatto sonoro e molto buona l’intesa
fra i quattro esecutori. Brilla particolarmente il Minuetto che passando per l’Allegro anticipa il bellissimo Finale strappa applausi.
Ma tra i due componimenti è il n. 1 in do minore a colpire per l’incipit
elegiaco grazie al particolare Largo
che ci trasporta verso una sonorità sospesa e quasi irrisolta fino a che non sopraggiunge
l’Allegro agitato che invece imprime forza e carattere al movimento. L’Adagio è un colpo da maestro, che conquista
sin dalle prime note e fa attendere qualcosa di ancora più impressionante, che
puntualmente arriva con il Minuetto
ed il lieto Finale che lascia tutti
stupiti con il suo concludersi quasi all’improvviso.
Applausi convinti da parte di una platea folta attenta ed entusiasta.
Maria Teresa
Giovagnoli
PROGRAMMA DEL
CONCERTO
George ONSLOW
Quartetto per archi in la maggiore
op. 8 n. 3
op. 8 n. 3
Quartetto per archi in do minore
op. 8 n. 1