Seconda
puntata della stagione 2013/14 per l’Associazione veronese che vanta un
pubblico costantemente numeroso, tale da riempire il Teatro Filarmonico quasi come ad una prima d’Opera. Il concerto di Verona Lirica, presentato come sempre da Davide da
Como, è stato introdotto dal consueto saluto da parte del presidente Giuseppe
Tuppini, accompagnato questa volta da due esimi rappresentanti dell’Airc di
Verona, che hanno anticipato e spiegato lo scopo benefico del prossimo concerto che
sarà tenuto in atmosfera natalizia, ove
l’incasso delle offerte verrà completamente devoluto all’Associazione italiana
per la ricerca volta a sconfiggere il cancro. Sul palco, accompagnati come
sempre dal piano di Patrizia Quarta, quattro giovani: il soprano Pervin
Chakar, il mezzosoprano Annunziata Vestri, il tenore Domenico
Menini, il baritono George Andguladze, e dopo il grande
successo dello scorso mese, il violinista Giovanni Andrea Zanon, tornato con
sua sorella Beatrice Zanon, anch’essa violinista, col Maestro Pierluigi
Piran al pianoforte.
Un
concerto lungo e molto articolato che ha visto tutti i protagonisti impegnarsi
al massimo, come sempre accade in occasioni così festose.
Il
soprano Pervin Chakar ha eseguito dalla Lucia di Lammermoor di
Donizetti la splendida ‘Regnava nel silenzio’; subito dopo il duetto d’amore dalla
stessa opera con il collega tenore, ed infine dal Rigoletto di Verdi ‘Caro
nome’. Per quanto difficili siano le arie proposte, con le ben note ed impervie
agilità, filati, scale, ecc, possiamo dire che il soprano se l'è cavata,
mostrando una voce uniforme e particolarmente squillante sull’acuto, pur non
mostrando molta disinvoltura sul palco. Sicuramente ha cantato con impegno e
generosità.
Altrettanto
generoso è stato il tenore Domenico Menini, che ha mostrato
invece una grande scioltezza nel muoversi e possiede uno strumento vocale forte
e dal bel colore. Con cuore ha eseguito anche ‘Tombe degli avi miei’ sempre
dalla Lucia, il duetto ‘T’amo..E' il sol dell'anima’ con il soprano, ancora da Rigoletto, e da Un
ballo in Maschera di Verdi, la romanza di Riccardo ‘Forse la soglia attinse’. La
sua voce, che ha convinto il pubblico
caloroso, è adatta a ricoprire ruoli drammatici, e sicuramente il bravo Menini può
ottenere un suono ancora più naturale cantando maggiormente sul fiato.
George
Andguladze dal Tannhäuser di Wagner ha offerto
l’aria ‘O du mein holder Abendstern’ e successivamente dai Puritani di Bellini
‘Ah per sempre io ti perdei’. Queste due arie sono di una bellezza incredibile
e richiedono una dolcezza interpretativa che forse il baritono non ha ancora profondamente
colto. La sua voce può essere interessante anche se non ha un volume particolarmente
incisivo.
Il
mezzosoprano Annunziata Vestri, diversamente, ha il palcoscenico in pugno:
si muove molto a suo agio, fa sfoggia della sua fisicità e conquista facilmente
il pubblico con la sua voce tornita che si fa più particolare nel registro
centrale, grazie alle celeberrime Habanera di Bizet e ‘O mio Fernando’ da La
Favorita di Donizetti, nonché ‘Esser madre è un inferno’ dall’Arlesiana di
Cilea.
Tutti
insieme sul palco per il famosissimo quartetto dal Rigoletto: ‘Bella figlia
dell’amore’, con Menini e Chakar in evidenza.
Chiamati
a sostituire in extremis gli Arena Brass Quintet impegnati con l’orchestra
areniana, dopo il successo ottenuto nello scorso appuntamento, come suddetto, il
violinista Giovanni Andrea Zanon, questa volta con sua sorella Beatrice Zanon, ha riempito lo spazio
dedicato alla musica strumentale. Per Beatrice una fantasia su Carmen di Bizet
firmata Sarasate, accompagnata al
pianoforte dal Maestro Pierluigi Piran, e per il giovane
Giovanni, il primo movimento del quinto concerto di Vieuxtemps, e la riproposta
del Capricho Basco di Sarasate, sempre con al piano Piran.
Premio
a tutti gli interpreti come di consueto e tanti applausi, con punte di ovazioni
per i giovani Zanon ed il tenore Menini.
MTG