Libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier.
Versione italiana di Arnaldo Fusinato
Versione italiana di Arnaldo Fusinato
La storia de I Vespri Siciliani affonda le sue radici nel lontano periodo
medioevale, a quando il Regno di Sicilia era sotto il dominio dei Francesi
guidati da Carlo d’Angiò, nel tredicesimo secolo. Neanche a dirlo quanto a Giuseppe Verdi fosse
caro il tema e quanto fosse attuale ai suoi tempi un argomento del genere; e
tali temi trattati fecero scattare la censura italiana, che costrinse l’autore
a cambiare ambientazione e titolo per poter essere rappresentata nel nostro
paese. Scritta per i francesi e rappresentata nel 1855, debuttò in Italia tradotta da Fusinato
nello stesso anno, qualche mese dopo la prima d’oltralpe. Finalmente, grazie
all’unificazione del Paese poté essere pubblicata da Ricordi col suo titolo
originale.
Ed infatti il regista Davide Livermore ideò questa messa
in scena nel 2011 in occasione del centocinquantesimo dalla proclamazione dell’Unità
d’Italia, pensando di rendere tutti gli avvenimenti attuali ed ambientandoli ai
giorni nostri. Non solo: c’è un riferimento specifico ad uno degli eventi tragici che hanno maggiormente scosso l’opinione pubblica in tempi recenti: la
strage di Capaci, in cui persero la vita come è noto il giudice Giovanni
Falcone, sua moglie ed i tre agenti della scorta. L’intento del regista era
quello di realizzare una messa in scena che richiamasse alla mente non solo
quel fatto tragico, ma anche una sorta di excursus della vita italiana in tutti
i campi, come mostrano le immagini che si susseguono velocemente sullo schermo
posto sul fondo del palcoscenico, ove intravvediamo show televisivi,
avvenimenti sportivi, volti noti del mondo politico, ecc.
Diversi i momenti caratterizzanti questa ambientazione contemporanea.
Innanzitutto l’apertura, con il funerale di Federico d’Austria, giustiziato dai francesi, la cui morte spinge sua
sorella Elena al desiderio di vendetta. Ma ci troviamo in una piazza pubblica,
con la folla stipata dietro le transenne che spinge ed urla, una reporter con
tanto di operatore video che descrive i fatti accaduti in una diretta
televisiva, esattamente come si vede oggi nei nostri TG. Ancora, la festa al
palazzo del governatore di Sicilia Monforte, viene introdotta da un ‘red carpet’ in stile hollywoodiano
su cui sfilano gli ospiti, con la reporter di cui sopra che, tra un balletto e
l’altro, cerca di intervistare le donne di rosso vestite con pennacchio al capo
che pavoneggiandosi vi si recano. Il ballo delle stagioni che anima il terzo
atto assomiglia molto alla festa a casa di Flora in Traviata, per movenze e
situazioni messe in atto dagli invitati. Ma il palazzo di Monforte qui è
un’aula di tribunale e gli invitati sono accomodati tra i banchi
dell’auditorio. Ancora, il finale quarto atto si trasforma in una specie di
comizio elettorale, ove Monforte parla ai suoi probabili elettori dall’alto del
suo pulpito raffigurante il simbolo del suo partito. Ma ciò che sicuramente ha suscitato più scalpore è il
riferimento esplicito nel secondo atto, alla tragedia di Capaci, con i protagonisti che cantano davanti
alle macerie delle auto straziate dalle bombe, dietro un cartello stradale del luogo, ormai distrutto in mezzo ai
detriti .
Luci ed ombre nella compagine canora. La duchessa Elena era Sofia Soloviy, dal timbro omogeneo e
piuttosto scuro, che si esprime maggiormente nel centro, e che ha avuto il suo
bel daffare con la regia che le ha imposto ritmi piuttosto serrati. Per la
celebre ‘Mercé dilette amiche’ la si vede uscire da una vecchia Lancia Thema in
abito rosso brillante, e correre avanti ed indietro per il palco mentre si trascina nel suo abito da cerimonia.
Arrigo è stato Michal Lehotský che
non verrà certo ricordato per la sua esecuzione canora, ma purtroppo per
le sue evidenti difficoltà di pronuncia relativamente alle consonanti fricative
dentali, causa di un suono spesso fastidioso che rende anche le parole
incomprensibili. Inoltre, non sempre l’emissione vocale è gestita agevolmente nell’ottava
acuta. Ha comunque interpretato il suo personaggio con vigore ed impegno.
Successo pieno invece per il giovane Mansoo Kim nei panni di Monforte. Autoritario quanto basta ed
incredibilmente espressivo (persino con la maschera indosso), la sua voce bruna
corre ampia in sala con un volume tale che conquista, soprattutto dopo la
splendida interpretazione di ‘Sì, m'abborriva ed a ragion!’ e l’impeto
nel pronunciare le parole ’Mio figlio!’Veramente ben fatto!
Bellissimo è anche il colore profondamente basso della voce di Roberto Scandiuzzi, alias Giovanni
da Procida. Perfettamente calato nel ruolo, ha dato corpo e volume ad un
personaggio forte ed autoritario, pur mostrando qua e là un suono leggermente schiacciato nelle note di slancio.
Per il resto del cast
registriamo il Vaudemont di Cristian
Saitta, che carica molto il suo ruolo, il sire di Bethume del corposo e
fiero Alessandro Busi, il Danieli del corretto Oreste Cosimo, la discreta Ninetta di Elisa
Barbero, il molto buono Costantino Finucci nei panni di Roberto, ed infine Jenis Ysmanov come Tebaldo e Riccardo
Gatto come Manfredo.
L’orchestra era diretta da
un ispiratissimo e partecipe Stefano Ranzani, che ha gestito buca e palco senza
mai far prevalere l’uno o l’altra, con giusto equilibrio, e richiamando all’ordine
con gesti precisi laddove il ritmo ha rischiato di sfasarsi. Ben si è comportato il Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia di Martino Faggiani.
Molti gli applausi per gli interpreti al
termine, con ovazioni per Kim,
e qualche contestazione per Lehotský,
nonché leggero dissenso per la regia dopo il primo blocco di due atti.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore Stefano Ranzani
Regia Davide
Livermore
Scene Santi
Centineo
Costumi Giusi
Giustino
Luci Vladi Spigarolo
Coreografie Luisa Baldinetti, Cristina Banchetti, Davide Livermore
Maestro del coro Martino Faggiani
GLI INTERPRETI
Guido di Monforte Mansoo Kim
Il sire di Béthune Alessandro Busi
Il conte Vaudemont Cristian Saitta
Arrigo Michal Lehotský
Giovanni da Procida Roberto Scandiuzzi
La duchessa Elena Sofia Soloviy
Ninetta sua cameriera Elisa Barbero
Danieli Oreste Cosimo
Tebaldo Jenis Ysmanov
Roberto Costantino Finucci
Manfredo Riccardo Gatto
Il sire di Béthune Alessandro Busi
Il conte Vaudemont Cristian Saitta
Arrigo Michal Lehotský
Giovanni da Procida Roberto Scandiuzzi
La duchessa Elena Sofia Soloviy
Ninetta sua cameriera Elisa Barbero
Danieli Oreste Cosimo
Tebaldo Jenis Ysmanov
Roberto Costantino Finucci
Manfredo Riccardo Gatto
Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Coproduzione Fondazione I
Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Dall'allestimento del Teatro Regio di Torino,
OLBE-ABAO Asociacion Bilbaina de Amigos de la Opera Bilbao, Teatro Nacional de
Sao Carlos de Lisboa