STIMME DES FALKEN
klagend
Wie soll ich denn nicht weinen?
Wie soll ich denn nicht weinen?
Die Frau wirft keinen Schatten,
der Kaiser muss versteinen!
Wie soll ich denn nicht weinen?
Wie soll ich denn nicht weinen?
Die Frau wirft keinen Schatten,
der Kaiser muss versteinen!
Il Met sembra
abbia voluto anticipare di un anno le celebrazioni per il 150o anniversario
dalla nascita di Richard Strauss, proponendo questa stagione Die Frau ohne
Schatten, Rosenkavalier ed Arabella, a poca distanza tra loro.
La produzione di
Frau ohne Schatten è una ripresa dell'allestimento del 2001 firmato per regia, scene
e costumi da Herbert Wernicke, del quale mantiene intatto il fascino e la
magia.
L'idea del
regista tedesco è abbastanza tradizionale, ma quanta intelligenza nel
proporcela!
Egli divide il
mondo degli spiriti eletti e quello dei mortali in due set distinti tra loro,
grazie alle meraviglie tecnologiche del teatro newyorchese.
Il mondo
dell'imperatrice e di Keikobad scintilla nell'illusione di sogni irrealizzati,
pareti di specchi circondano i personaggi celesti dell'Imperatrice e
dell'Imperatore, le luci si spostano in continuazione sui cantanti in maniera
quasi nevrotica a simboleggiare i loro stati mentali cangianti e i pensieri
occulti della Nutrice mentre sullo sfondo si proiettano immagini\icone della
fertilità.
La calata nel
regno degli umani della Nutrice e dell'Imperatrice è spettacolare! L'intero
palcoscenico si solleva mostrandoci con l'illusione della prospettiva e senza
soluzione di continuità, un mondo industriale ma non truce: la bottega del tintore.
Qui il
simbolismo e il contrasto tra i due mondi è sorprendente. Dove il piano
superiore è accecante e raggiante di buio ma fisicamente libero, il piano
inferiore è ingombro di un trovarobato industriale e malamente illuminato da
luci di fabbrica, quanto di più perfetto per un libretto che Hofmanstal concepì
durante gli orrori della prima guerra mondiale.
Trionfatrici
della serata sono state Christine Goerke nei panni della
moglie del tintore e Ildiko Komlosi in quelli della
Nutrice.
La Goerke
possiede una voce immane, di grande potenza, ma che sa usare con estrema
precisione, dove l'attenzione al testo unita ad una sensibilità espressiva, le
conferiscono una genuina umanità. Una voce duttile nel più ampio senso della
parola, difficilmente inquadrabile negli schemi di soprano lirico o lirico
spinto, giacché la sua versatilità è impressionante, riuscendo a scavalcare
senza problema alcuno l'immensa orchestra straussiana e il grande auditorium.
Ildiko
Komlosi è stata ciò che deve essere una Nutrice. Una nutrice scura,
nera, vocalmente e scenicamente impressionante per la tensione che è riuscita a
regalarci dall'inizio alla fine, con punte di vera emozione nella scena di
fronte alla porta di Keikobad, quando vede sgretolarsi miseramente il suo piano
cercando freneticamente una via di uscita. Anche per lei un trionfo
meritatissimo.
Nel ruolo
dell'Imperatrice Anne Schwanewilms ci è parsa un po’ fuori luogo, pur cantando
nella sua lingua madre, nessun accento drammatico vibrava nella sua voce,
interpretando un'Imperatrice spenta e in qualche punto in affanno vocale.
Nonostante gli sforzi del direttore Jurowski la sua voce spesso
risultava coperta in toto dall'immensa orchestra straussiana.
Personaggio
centrale di quest'opera e di questa produzione è il Falco interpretato
vocalmente da una brillante Jennifer Check e scenicamente dal
mimo Scott
Weber, il quale, coperto da un vestito rosso sangue, con i suoi
sbandamenti, giravolte e ricadute, suggerisce un patetico e costante tentativo
di prendere un volo che mai ci sarà.
Torsten
Kerl ha cantato il ruolo dell'Imperatore con una voce bellissima, ricca
di armonici e sfumature passionali, meraviglioso il monologo del secondo atto,
riuscito con una tensione drammatica e una dolcezza espressiva da manuale.
Barak il tintore
era Johan
Reuter, baritono dalla voce molto calda, ha disegnato un marito
premuroso con voce sicura. Molto ben riuscita la prima scena del secondo atto
quando riunisce attorno al suo tavolo mendicanti e fratelli.
Nei numerosi
ruoli minori si è distinto Richard Paul Fink come messaggero di
Keikobad, particolarmente convincente nelle sue declamazioni di volontà del suo
signore.
Vladimir
Jurowski dirige l'orchestra del Met con una tensione d'acciaio
spingendo continuamente verso il limite le capacità di amalgama
buca\palcoscenico. Se il primo atto è stato caratterizzato da una asciuttezza
agogica un poco troppo spinta a discapito dell'interpretazione dei cantanti, il
secondo e il terzo atto sono parsi più convincenti per un certo allentamento
della mano direttoriale, quasi che la tensione e la paura si fossero sciolti
lasciando spazio ad un suono preciso, utilizzato per trasmettere le emozioni al
centro di questa stupefacente partitura, con sorprendente immediatezza e
calore.
Successo
calorosissimo per tutti da parte di un teatro attentissimo e particolarmente
festoso per Christine Goerke e Ildikò Komlosi.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra Vladimir
Jurowski
Regia scene e costumi Herbert
Wernicke
GLI INTERPRETI
La nutrice
Ildikò
Komlosi
Il messaggero di Keikobad Richard
Paul Fink
l'Imperatore Torsten
Kerl
L'Imperatrice Anne
Schwanewilms
Il Falco
Jennifer Check
l'Uomo con un occhio solo Daniel
Sutin
L'uomo con un braccio solo Nathan
Stark
Il gobbo
Allan Glassman
La moglie di Barak Christine Goerke
Barak
Johan Reuter
Servitori
Haeran Hong, Disella Larusdottir, Edyta
Kulczak
L'apparizione
di un giovane Anatholy
Kalil
Le voci di sei bambini non nati
A. Bird, A. Emerson, M. Yunus,
M.Marino, R.Tatum.D.
Talamantes
Le voci di tre guardiani della città
D. Won, J. Cha, B.Cedel
Una voce dall'alto Maria Zifchak
Il guardiano della soglia Andrey
Nemzer
Orchestra Metropolitan Opera House di New York