“Su Romani! Mano alle armi,
ciascun uomo s’affretti alla pugna!
Il Dio che Roma ha fatto risorgere
vi guiderà per mezzo del suo
campione!
Ondeggino le vostre nuove bandiere,
lieti combattete per il loro onore!
Alto il grido di battaglia fate
echeggiare:
«Santo Spirito cavaliere!» “
Quale titolo migliore si poteva
desiderare a Roma per festeggiare degnamente il bicentenario della nascita di
Wagner? Rienzi, l'ultimo dei tribuni è opera romana fino al midollo, vuoi per
la storia, vuoi per il personaggio.
E al Teatro dell'opera di Roma va
riconosciuto l'altissimo merito di averci fatto riscoprire, poiché è questo
titolo praticamente mai stato rappresentato in Italia in lingua originale e
nella versione semi integrale proposta, questo Grand-Opéra di una bellezza
trascinante.
Quarto titolo nel catalogo
Wagneriano, è sempre stato considerato dal compositore, come un figlio
rinnegato vergognandosi di avere scritto musica tanto “normale” e di maniera.
Eppure abbiamo imparato ad
apprezzare anche “questo” Wagner dove anche se non troviamo il trascendentale o
il mitologico, troviamo un musicista già grande e formato, giovane,
ambiziosissimo e perfettamente padrone di una tecnica compositiva superba.
Rienzi è un grand-opéra de facto,
magnifico ed immaginifico, forse uno tra i migliori del genere ma ha un solo
problema: la lunghezza.
Allestire uno spettacolo di quasi
sei ore diventa oggi improponibile al cosidetto grande pubblico moderno (sic.)
e quindi si taglia e si sforbicia dove possibile: nel grande balletto del
secondo atto (completamente soppresso) , nelle pantomime, nei concertati, nelle
riprese dei cori, nelle riprese delle arie, nei duetti, in alcune scene di passaggio,
nei recitativi.
Edizione comunque pregievolissima e
ben più integrale di altre viste e sentite in giro per l'Europa, con un cast
veramente di altissimo profilo.
Stefan Soltesz ha l'onere e l'onore
di guidare con mano ferma e sicura la complessa partitura seguito perfettamente
da un'orchestra in stato di grazia e da un coro (preparato da Roberto Gabbiani)
che, nonostante qualche sbavatura nel tremedo finale del 3 atto, si dimostra
come il vero protagonista della serata.
Validissimo Rienzi è Andreas
Schager, dotato di una voce d'acciaio e di una tenuta vocale e scenica
inflessibile per tutta la durata dell'opera. Splendida la sua interpretazione
dell'aria del 5 atto “Allmächt’ger Vater” tutta cantata a mezzavoce e con un
fraseggio da manuale.
Emozionante Angela Denoke nel ruolo
en travesti di Adriano.
La mezzosoprano tedesca ha saputo
permeare ogni nota, ogni gesto di una grande intensità interiore, risultando
perfettamente credibile nel ruolo dello sfortunato giovane Orsini.
Nella grande aria “Gerechter Gott,
so ist’s entschieden schon!” del terzo atto, ha scatenato un'autentica ovazione
nonostante risultasse evidente la fatica nell'affrontare un ruolo così
impegnativo ed un'aria drammaticamente difficile.
Manuela Uhl è stata un'Irene fresca
e sicura, peccato per i numerosi tagli decisi alla sua parte (soprattutto lo
spledido e difficilissimo duetto con Rienzi del 5 atto “Verläßt die Kirche”).
Di altissimo livello i numerosi
comprimari, Roman Astakhov (Stefano Colonna), Ljubomir Puskarich (Paolo Orsini),
Milcho Borovinov (Raimondo), Martin Homrich (Baroncelli), Jean Luc Ballestra
(Cecco del Vecchio), Hannah Bradbury (un ambasciatore di pace) che hanno saputo
reggere le loro parti con professionalità e doti attoriali non comuni.
Preparatissimo il coro di voci
bianche del Teatro dell'Opera di Roma.
Hugo de Hana ci ha regalato uno
spettacolo tradizionalmente spettacolare.
Ispiratosi a figure del totalitarismo del novecento come
Mussolini o Hitler ( ricordiamo che la partitura autografa di Rienzi fu perduta
nell 'incendio del Reichstag essendo stata regalata al Fuerer come omaggio
dalla famiglia Wagner) De Hana pensa ad uno spettacolo proiettato completamente
nella romanità del testo.
La scenografia è tutta un richiamo alla città eterna: pavimentazione di sampietrini,
state equestri ispirate a quella di Marco Aurelio al Campidoglio, una grande
riproduzione della colonna Traiana, statue in frantumi a significare la
decandenza romana, la casa di Rienzi con una grande colonna nera al centro,
rendono rapidissimi e funzionali i numerosissimi cambiscena del libretto.
Per i costumi, sempre De Hana sceglie i toni grigio scuri
medievaleggianti per il coro mentre per i protagonisti si rifà a bozzetti più
novecenteschi, preferendo per il protagonista toghe purpuree elegantissime.
Una serie di citazioni poetiche proiettate sul sipario di tulle durante i
cambi scena esortano un' Italia prostrata a rialzarsi (monito attuale ora come
un tempo?).
Degno di nota lo spettacolare finale, dove un impressionante incendio si
proietta sulla colonna Traiana con la fulminea lapidazione di Rienzi e lo
stupro di Irene, da parte del popolo
inferocito e animalesco.
Successo trionfale per tutti e numerose chiamate di saluto.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore
|
Stefan Soltesz
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Regia, Scene e Costumi
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Hugo de Ana
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Maestro del Coro
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Roberto Gabbiani
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Luci
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Vinicio Cheli
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Movimenti mimici
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Leda Lojodice
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Maestro d'armi
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Renzo Musumeci Greco
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GLI INTERORETI
Cola Rienzi
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Andreas Schager
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Irene
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Manuela Uhl
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Stefano Colonna
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Roman Astakhov
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Adriano
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Angela Denoke
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Paolo Orsini
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Ljubomir Puskaric
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Raimondo
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Milcho Borovinov
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Baroncelli
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Martin Homrich
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Cecco del Vecchio
|
Jean Luc Ballestra
|
Un ambasciatore di pace
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Hannah Bradbury
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ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMAN
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