sabato 18 maggio 2013

DON GIOVANNI, WOLFGANG AMADEUS MOZART – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, venerdì 17 maggio 2013, ore 17,00


In scena al teatro La Fenice di Venezia la trilogia Mozart/ Da Ponte. Il primo appuntamento vede rappresentato il più famoso dei tre titoli in programmazione: Don Giovanni, in un allestimento che vede impegnata la consolidata squadra costituita da Damiano Michieletto, Paolo Fantin e Carla Teti , rispettivamente regia, scene e costumi, capaci di regalarci quello che si può definire senza mezzi termini uno degli spettacoli più belli e meglio riusciti del capolavoro mozartiano degli ultimi tempi.

Ci troviamo nella casa di Don Giovanni, in uno stile che non tradisce l’epoca, il cui apparato è girevole ed è rappresentato da pareti color grigio chiaro con porte e mobili bianchi e grigi, e lampade ai muri, completamente privo di finestre. E non ci spostiamo per tutto il tempo della rappresentazione, neanche quando il libertino ed il suo servo si trovano di fronte alla statua del Commendatore, che qui invece è sostituita dalla bara dello stesso, posta in una stanza allestita come camera mortuaria, in cui gli altri protagonisti sfilano a turno per dare l’estremo saluto al defunto. L’ atmosfera è giovanile, si tratta di ragazzi che potremmo trovare oggi in discoteca o al bar, con le loro pulsioni ed istinti per nulla celati. Don Giovanni è un ragazzo dei nostri tempi, che ha voglia di giocare, divertirsi e godersi la vita con i suoi amici, e soprattutto amiche.

Ma non è capace di provare sentimenti, è cinico e godereccio. Difatti, la scena della cena dell’ultimo atto, è sostituita dalla rappresentazione di un rendez- vous promiscuo  nella camera da letto del protagonista, ove i riferimenti al cibo sono perfettamente resi come doppi sensi riferiti al sesso. All’apparire del Commendatore, un fumo fitto copre gli ambienti, che improvvisamente si distruggono, i mobili sono divelti sul pavimento, e tutti sono a terra come intorpiditi da un sonno ipnotico. E il reprobo è sempre presente in scena, come invocato dagli altri che ne subiscono costantemente lo spirito. Così, pur dopo la sua scomparsa tra le rovine e la coltre nebbiosa che copre il tutto, il suo spirito ritorna in scena su tutti deridendoli come a suggellare la sua vittoria, comunque. In scena non mancano botte, bottiglie lanciate contro il muro, e tantissimi momenti di ilarità, esaltata anche da un cast veramente in gran forma ieri sera, coadiuvato da un pubblico entusiasta e molto partecipe.  

Su tutti davvero in grande spolvero il Don Giovanni di Markus Werba: spavaldo, baldanzoso, sarcastico con il giusto piglio di cinismo, esaltato dalla sua voce giovane ma già a punto per un ruolo così impegnativo.
Man forte gli da Nicola Ulivieri che non è da meno col suo Leporello: bello il colore della voce dal timbro incisivo e forte di una interpretazione centrata; molto espressivo nel duetto con donna Elvira, disperata al punto da simulare un pianto nevrotico di fronte all’interminabile elenco di conquiste del suo ex spasimante, con l’orchestra che entra quasi in sordina a non disturbare i due e poi proseguire a pieno suono man mano che l’elenco si infittisce e la sventurata si deprime.

Centrata appunto la Elvira di Maria Pia Piscitelli: la campana mette tutto il fuoco della sua terra nell’esprimere il ruolo della donna ferita e vendicativa, utilizzando a pieno il suo strumento vocale corposo e scuro come si addice al ruolo che, con una regia così impegnativa, lascia quasi senza respiro.
Donna Anna è una Carmela Remigio dolce e sofisticata, che ha al suo attivo una voce dal volume notevole ed un timbro acuto e forte allo stesso tempo, e risolve il suo ruolo con carattere e sensibilità.

Affiatati e corretti anche Masetto e Zerlina, nelle voci di un discreto William Corrò ed una Caterina di Tonno sicura e dalla buona presenza scenica, la cui voce setosa si espande bene in sala con linearità. Il buon don Ottavio è un abbastanza corretto Marlin Miller, la cui voce tenorile ha un bell’impasto ed esegue la sua aria ‘Il mio tesoro’ con il giusto slancio. Le agilità non sono perfette ed il pubblico gli ha rivolto qualche velata contestazione al termine della rappresentazione.
Il ruolo del Commendatore è infine Abramo Rosalen, che se pur brevemente ha mostrato carattere e presenza scenica.

La direzione di Antonello Manacorda è attenta e puntuale, sicura e diremmo anche molto disinvolta. Il Maestro canta spesso insieme agli interpreti, anche nei recitativi, e pare divertirsi molto in un buon feeling con i suoi musicisti, che accompagnano gli eventi in scena con sensibilità e correttezza, assieme al come sempre ben preparato coro del Teatro la Fenice di  Claudio Marino Moretti.

Il pubblico come detto è stato particolarmente partecipe e felice durante tutto lo spettacolo, i 'brava', 'bravo' si sono sprecati al termine, proprio una bella soddisfazione per questa produzione impegnativa dello stesso teatro veneziano.
MTG


LA PRODUZIONE

Maestro                     Antonello Manacorda
concertatore e direttore
Regia                          Damiano Michieletto
Scene                          Paolo Fantin
Costumi                     Carla Teti
Light designer           Fabio Barettin

GLI INTERPRETI
                        
Don Giovanni           Markus Werba
Donna Anna             Carmela Remigio
Don Ottavio               Marlin Miller
Il commendatore       Abramo Rosalen
Donna Elvira             Maria Pia Piscitelli
Leporello                   Nicola Ulivieri
Masetto                      William Corrò
Zerlina                        Caterina di Tonno

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti

con sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento Fondazione Teatro La Fenice