In
scena al teatro La Fenice di Venezia la trilogia Mozart/ Da Ponte. Il primo
appuntamento vede rappresentato il più famoso dei tre titoli in programmazione:
Don Giovanni, in un allestimento che vede impegnata la consolidata squadra costituita
da Damiano
Michieletto, Paolo Fantin e Carla Teti , rispettivamente regia,
scene e costumi, capaci di regalarci quello che si può definire senza mezzi
termini uno degli spettacoli più belli e meglio riusciti del capolavoro mozartiano
degli ultimi tempi.
Ci
troviamo nella casa di Don Giovanni, in uno stile che non tradisce l’epoca, il
cui apparato è girevole ed è rappresentato da pareti color grigio chiaro con
porte e mobili bianchi e grigi, e lampade ai muri, completamente privo di
finestre. E non ci spostiamo per tutto il tempo della rappresentazione, neanche
quando il libertino ed il suo servo si trovano di fronte alla statua del
Commendatore, che qui invece è sostituita dalla bara dello stesso, posta in una
stanza allestita come camera mortuaria, in cui gli altri protagonisti sfilano a
turno per dare l’estremo saluto al defunto. L’ atmosfera è giovanile, si tratta
di ragazzi che potremmo trovare oggi in discoteca o al bar, con le loro
pulsioni ed istinti per nulla celati. Don Giovanni è un ragazzo dei nostri
tempi, che ha voglia di giocare, divertirsi e godersi la vita con i suoi amici,
e soprattutto amiche.
Ma
non è capace di provare sentimenti, è cinico e godereccio. Difatti, la scena
della cena dell’ultimo atto, è sostituita dalla rappresentazione di un rendez-
vous promiscuo nella camera da letto del
protagonista, ove i riferimenti al cibo sono perfettamente resi come doppi
sensi riferiti al sesso. All’apparire del Commendatore, un fumo fitto copre gli
ambienti, che improvvisamente si distruggono, i mobili sono divelti sul
pavimento, e tutti sono a terra come intorpiditi da un sonno ipnotico. E il
reprobo è sempre presente in scena, come invocato dagli altri che ne subiscono
costantemente lo spirito. Così, pur dopo la sua scomparsa tra le rovine e la
coltre nebbiosa che copre il tutto, il suo spirito ritorna in scena su tutti
deridendoli come a suggellare la sua vittoria, comunque. In scena non mancano
botte, bottiglie lanciate contro il muro, e tantissimi momenti di ilarità,
esaltata anche da un cast veramente in gran forma ieri sera, coadiuvato da un
pubblico entusiasta e molto partecipe.
Su
tutti davvero in grande spolvero il Don Giovanni di Markus Werba: spavaldo,
baldanzoso, sarcastico con il giusto piglio di cinismo, esaltato dalla sua voce
giovane ma già a punto per un ruolo così impegnativo.
Man
forte gli da Nicola Ulivieri che non è da meno col suo Leporello: bello il colore della voce
dal timbro incisivo e forte di una interpretazione centrata; molto espressivo
nel duetto con donna Elvira, disperata al punto da simulare un pianto nevrotico
di fronte all’interminabile elenco di conquiste del suo ex spasimante, con l’orchestra
che entra quasi in sordina a non disturbare i due e poi proseguire a pieno
suono man mano che l’elenco si infittisce e la sventurata si deprime.
Centrata
appunto la Elvira di Maria Pia Piscitelli: la campana mette
tutto il fuoco della sua terra nell’esprimere il ruolo della donna ferita e
vendicativa, utilizzando a pieno il suo strumento vocale corposo e scuro come
si addice al ruolo che, con una regia così impegnativa, lascia quasi senza
respiro.
Donna
Anna è una Carmela Remigio dolce e sofisticata, che ha al suo attivo una
voce dal volume notevole ed un timbro acuto e forte allo stesso tempo, e risolve
il suo ruolo con carattere e sensibilità.
Affiatati
e corretti anche Masetto e Zerlina, nelle voci di un discreto William
Corrò ed una Caterina di Tonno sicura e dalla buona
presenza scenica, la cui voce setosa si espande bene in sala con linearità. Il buon
don Ottavio è un abbastanza corretto Marlin Miller, la cui voce tenorile
ha un bell’impasto ed esegue la sua aria ‘Il mio tesoro’ con il giusto slancio.
Le agilità non sono perfette ed il pubblico gli ha rivolto qualche velata
contestazione al termine della rappresentazione.
Il
ruolo del Commendatore è infine Abramo Rosalen, che se pur
brevemente ha mostrato carattere e presenza scenica.
La
direzione di Antonello Manacorda è attenta e puntuale, sicura e diremmo
anche molto disinvolta. Il Maestro canta spesso insieme agli interpreti, anche
nei recitativi, e pare divertirsi molto in un buon feeling con i suoi musicisti,
che accompagnano gli eventi in scena con sensibilità e correttezza, assieme al
come sempre ben preparato coro del Teatro la Fenice di Claudio Marino Moretti.
Il
pubblico come detto è stato particolarmente partecipe e felice durante tutto lo
spettacolo, i 'brava', 'bravo' si sono sprecati al termine, proprio una bella soddisfazione per questa produzione impegnativa dello
stesso teatro veneziano.
MTG
LA PRODUZIONE
Maestro Antonello
Manacorda
concertatore e direttore
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Light designer Fabio Barettin
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Light designer Fabio Barettin
GLI INTERPRETI
Don Giovanni Markus
Werba
Donna Anna Carmela
Remigio
Don Ottavio Marlin Miller
Il commendatore Abramo Rosalen
Donna Elvira Maria Pia Piscitelli
Leporello Nicola Ulivieri
Masetto William Corrò
Zerlina Caterina di Tonno
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
con sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Don Ottavio Marlin Miller
Il commendatore Abramo Rosalen
Donna Elvira Maria Pia Piscitelli
Leporello Nicola Ulivieri
Masetto William Corrò
Zerlina Caterina di Tonno
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
con sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento Fondazione Teatro La Fenice