La
primavera del Gran Teatro La Fenice offre al suo pubblico la straordinaria trilogia
di opere mozartiane con libretto di Lorenzo Da Ponte, legate tra loro da un unico filo
conduttore, l’aver affidato la regia al veneziano Damiano Michieletto. Il secondo
appuntamento prevede un salto di un secolo rispetto all’epoca di Don Giovanni,
e l’ambientazione richiama il palazzo dello stesso libertino, che ora funge da
dimora del Conte d’Almaviva. La scena girevole ideata da Paolo Fantin qui ha le
pareti azzurre con porte bianche, molto semplice ma funzionale agli scopi del
regista e della narrazione soprattutto.
Ciò che si sottolinea qui è in special
modo l’animo dei protagonisti, con le loro frustrazioni, i loro pensieri più
turpi e vendicativi, ed i desideri più nascosti. Non una giornata di folli
feste, bensì di folli azioni. Come se ci trovassimo di fronte ad uno schermo
televisivo, siamo in grado di vedere in concreto ciò che immaginano gli attori
in scena, cosicché gli interpreti sono chiamati sul palco anche quando in
realtà non dovrebbero essere presenti, invocati dai pensieri degli altri. Non
mancano sedie lanciate, piatti e bicchieri che volano, ed anche schiaffi e
sculacciate al povero Cherubino.
Tutta questa pazza giornata si conclude
perfino tragicamente con la contessa di Almaviva, che ha perdonato il lascivo e
fedifrago consorte solo a parole, ed invece cede definitivamente allo sconforto, lasciandosi cadere nel vuoto dalla finestra della sala da pranzo, mentre il
resto della compagnia inneggia ‘al suon
di lieta marcia corriam tutti a festeggiar!’ Una visione molto pessimistica
di quella che in genere è considerata la giornata più bella della vita, quella
delle nozze. In questo modo i protagonisti sono agitati da mille angosce, e la
nostra Susanna pare pensare a tutt’altro che al suo promesso sposo. Non mancano
scene molto sensuali a testimonianza che il sesso e la rabbia a volte vanno di
pari passo. Una regia che non ha convinto tutti perché pare tradire lo spirito
della narrazione e della giocosità con cui il tutto è stato concepito dall’autore.
Convince
invece la compagine canora, fatta di belle voci che si adattano perfettamente al
repertorio mozartiano e che hanno riscosso notevole successo tra i presenti. Inoltre
si può affermare che gli interpreti siano tutti dotati di ottime qualità attoriali e di una notevole
presenza scenica.
Vito
Priante, alias Figaro, ha una buona impostazione
baritonale, la sua voce offre un ottimo volume e si muove agilmente in tutta la
gamma del suo registro, così da risultare molto gradevole all’ascolto. Ben interpretato
anche il ruolo del giovane che non ci sta a sottostare al padrone- tiranno.
La giovane
Susanna è impersonata dalla altrettanto giovane Rosa Feola. Corpo e
volume caratterizzano la sua voce, che riesce comunque ad adattarsi alla
delicata, ma comunque volitiva e per nulla ingenua cameriera della contessa.
Il
conte di Almaviva è Simone Alberghini. Come ci ha abituati, anche in questo caso riesce a calarsi
perfettamente nel ruolo. Fa suo il personaggio del vecchio nobile e prepotente,
al cui volere tutti devono piegarsi, soprattutto le donne, riuscendo a dare
alla sua voce profonda e matura una inflessione perfino malvagia, vibrante.
Splendida la
contessa di Almaviva di Marita Sølberg. La malinconia nello
sguardo al contempo sognante, unitamente ad una voce melodiosa e piena che
corre ampia nella sala regalano un personaggio molto sentito e ben riuscito.
Particolare
menzione va fatta al Cherubino di Alessia Nadin. Bravissima nel
calarsi nei panni del giovane che si affaccia all’amore e ne sente le prime
pulsioni. Dotata anche di una bella voce ben impostata e precisa, offre le arie
celebri dell’opera con convinzione e grande interpretazione. Tantissimi gli
applausi dopo la famosissima ‘Voi
che sapete’.
Bravi ed affiatati
anche Laura Cherici e Umberto
Chiummo, rispettivamente nei ruoli di Marcellina e Bartolo, molto bene
eseguiti.
Arianna Donadelli è una Barbarina deliziosa e ben interpretata,
così come anche Bruno
Lazzaretti, Emanuele Giannino e Matteo Ferrara hanno ricoperto con
professionalità e buone doti canore i ruoli di Basilio, Don Curzio e Antonio. Simpatiche
e brave anche Alessandra Giudici e Paola Rossi nei brevi ruoli delle
due giovani.
Ancora una volta ottima prova del coro del teatro La Fenice preparato dal Maestro Claudio Marino Moretti .
Nel rendere una così ben affiatata compagnia il merito va senza dubbio al direttore
d’orchestra Antonello Manacorda. Con
il Maestro l’orchestra della Fenice trova leggerezza, armonie e dinamiche tali
da rendere al meglio la partitura del grande compositore salisburghese. Il palco
è sempre presente al suo sguardo ed il gesto è preciso, mai abbondante e
soprattutto chiaro.
Teatro
pieno, molto applausi al termine della narrazione eseguita quasi senza soluzione di
continuità (solo una interruzione tra secondo e terzo atto), con punte di
ovazioni per il Maestro Manacorda e le interpreti femminili.
MTG
LA
PRODUZIONE
Direttore: Antonello Manacorda
regia: Damiano Michieletto
scene: Paolo Fantin
costumi: Carla Teti
light designer Fabio
Barettin
GLI INTERPRETI
Il conte di Almaviva Simone Alberghini
La contessa di Almaviva Marita Sølberg
Susanna Rosa Feola
Figaro Vito Priante
Cherubino Alessia Nadin
Marcellina Laura Cherici
Bartolo Umberto Chiummo
Basilio Bruno Lazzaretti
Don Curzio Emanuele Giannino
Barbarina Arianna Donadelli
Antonio Matteo Ferrara
Due giovani Alessandra Giudici
La contessa di Almaviva Marita Sølberg
Susanna Rosa Feola
Figaro Vito Priante
Cherubino Alessia Nadin
Marcellina Laura Cherici
Bartolo Umberto Chiummo
Basilio Bruno Lazzaretti
Don Curzio Emanuele Giannino
Barbarina Arianna Donadelli
Antonio Matteo Ferrara
Due giovani Alessandra Giudici
Paola
Rossi
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
con sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento Fondazione Teatro La Fenice