Nel
descrivere il concerto inaugurale di ieri sera al Teatro Olimpico di Vicenza
per l’annuale rassegna ‘Il suono dell’Olimpico’, non si può fare a meno di pensare che ben quattro
grandi nomi si siano incontrati in una sola serata di straordinario valore
artistico, in cui la grandezza dell’arte è stata dunque protagonista nel senso più
completo del termine. Innanzitutto i due giganti della musica internazionale
come Verdi e Wagner, presentati in una carrellata delle loro sinfonie più
note; poi la straordinaria bravura e personalità del giovane direttore d’orchestra
Andrea
Battistoni , che è tornato in città se vogliamo ancora più
trionfalmente dello scorso dicembre; infine,
il sommo Andrea Palladio, il cui teatro stupisce ogni volta per perfezione
architettonica e splendore. Qui l’orchestra che prende il nome proprio da
questo gioiello, ritrova una sonorità ed una profondità di accenti ancor più
che in altri luoghi. E da un incontro così felice di grandezze, una serata
magica ne è stata la naturale conseguenza.
In
apertura la sinfonia del Nabucco, ove il Maestro ha fatto subito intendere con
che spirito avrebbe condotto l’orchestra durante la serata. Piglio deciso per un ritmo serrato ma mai eccessivo,
controllo delle dinamiche e attenzione costante verso tutte le sezioni. Con la
sinfonia dal wagneriano Rienzi il suono si fa intenso e maestoso, carico di
tensione e sentimento, per poi divenire più leggero e misurato con Stiffelio.
Un
cambio di luci ha introdotto le atmosfere della seconda parte con Eine Faust
Ouverture, ove il Maestro veronese è riuscito a trasmettere sensazioni di
mistero e sospensione, con suoni che quasi trascendono l’attimo in corso, a
sottolineare l’argomento misterico del dramma che tale musica descrive. Uno dei
pezzi più riusciti del concerto.
Molto bene i legni in evidenza nella ouverture
di Giovanna d’Arco, ove tensione e precisione di insieme si mescolano alla
dolcezza quasi fiabesca dei solisti che dialogano meravigliosamente tra loro.
Nelle
note dell’Idillio di Sigfrido sono evidenti molteplici sensazioni che a nostro
avviso l’orchestra ha potuto trasmettere grazie al carisma del suo direttore:
pathos, romanticismo, delicatezza, ricordi sognanti, passione..
Questo meraviglioso pezzo orchestrale fu infatti scritto dal compositore di Lipsia per la signora Cosima
Wagner, in occasione della nascita del terzo figlio della coppia e che non avrebbe
neanche mai dovuto essere eseguito in pubblico. Con alcuni temi tratti dall'opera Sigrfied, questo delicato
omaggio alla serenità coniugale desta quasi commozione, soprattutto nel
riconoscibile ‘motivo della purezza’ che descrive Sigfrido
appunto, il cui nome era stato dato al neonato. Gran finale con La battaglia
di Legnano, ove le note si rincorrono come cavalli al galoppo verso una trionfale
chiusura del concerto.
L’Orchestra
del Teatro Olimpico ha mostrato una sezione dei legni ben equilibrata che si è
fatta notare positivamente, come detto, soprattutto nelle parti solistiche. Il tutto accompagnato
da violini che viaggiano sempre più all'unisono. Anche la sezione degli ottoni sta trovando un buon
equilibrio nell’organico, per un risultato di insieme che evidenzia l’impegno
dei professori e di chi li sta accompagnando nella loro crescita. Pregio del
Maestro Andrea Battistoni è l’estrema versatilità nella sua direzione. Sicurezza
dovuta ad una profonda conoscenza musicale, che gli permette di guidare i
musicisti in modo da ottenere un suono di volta in volta diverso, in linea con
quanto richiesto dalla partitura, ma anche dalla tensione narrativa di ciò che
queste sinfonie raccontano. Il pubblico lo ha applaudito lungamente richiamandolo
sul palco svariate volte, venendo premiato con il bis del primo pezzo in
programma. Una serata di giganti, e come lo stesso Maestro ha sottolineato
prima del bis: ‘Viva Verdi…ma anche
Riccardo!’.
MTG