Il glorioso
Teatro Nazionale Croato di Zagabria, uno dei più bei teatri d' Europa, è stato
nel passato, remoto e recente, fucina di voci leggendarie che hanno fatto la
storia dell'opera.
Basta fare
alcuni nomi per accendere in un istante la memoria di produzioni e voci storiche
note nel mondo.
Milka Trnina,
leggendaria Kundry a Bayreuth e Tosca per eccellenza secondo il parere dello
stesso Puccini; Sena Jurinac, splendida interprete mozartiana e straussiana;
Rusa Pospis Baldani, acclamata mezzosoprano nei maggiori teatri del mondo,
Dunja Veizovic, interprete di riferimento wagneriana, Lilian Molnar Talajic,
Veneta Janeva Ivelijc, Giorgio Surjan, Stojan Stojanov…
Per celebrare
degnamente il bicentenario della nascita di R. Wagner, il teatro ha pensato di
allestire una nuova produzione di Lohengrin in coproduzione con il teatro di
Wurzburg, utilizzando, primo in Europa, la nuova partitura critica pubblicata
da Schott Editori, che ha riesumato e
stampato tutte le varianti approvate da Wagner stesso.
La regia che Kurt
Schildknecht ha pensato per questo allestimento non si discostava molto
da una classica messinscena tradizionale, cigno di cartapesta incluso, ma con
qualche idea interessante, come quando Ortrud nel primo atto detta sottovoce a
Telramund le parole di condanna ad Elsa, oppure nel voler tratteggiare Ortrud
come strega malvagia, modello Ulrica, nel suo antro di megera nel secondo atto.
Alcune idee
interessanti però non sono state sufficienti a conferire alla produzione quella
tensione drammatica che culmina con il duetto del terzo atto.
Si è avuta
l'impressione di assistere ad uno spettacolo che avrebbe potuto dire molto, ma
che nella pratica ha comunicato solo un guazzabuglio di idee confuse.
Le scena fissa
di Rudolf
Rischer non ha certo aiutato, consistendo in una enorme scalinata
azzurra che sormontava una porta di acciaio stile ascensore, ora navicella di
Lohengrin, ora antro di Ortud, ora letto nuziale, ha conferito un' atmosfera da
musical che certo in un'opera come Lohengrin risulta quanto meno fuori luogo,
se non supportata da un'idea registica adeguata.
I costumi di Goetz
Fischer, senza tempo, epoca e fantasia, spaziavano dalle divise da
soldato tipo Rambo alle paillettes anni ‘50 modello Wanda Osiris, conferendo
all'insieme, ancora di più, una chiarissima idea di confusione.
Per fortuna sul
versante musicale le cose sono andate molto diversamente.
Quando io penso
a Lohengrin, penso esattamente ad una voce come a quella di Martin
Homrich, fresca, chiara, salda.
Il tenore si cala nel personaggio completamente, senza eroismi di maniera o goffe posture
da supereroe venuto da mondi lontani.
E' un giovane
serio e determinato anche e soprattutto nella voce, educatissima nel fraseggio
e curatissima nella dizione, vero tallone di Achille di molti Lohengrin
contemporanei.
E' capace di
mezzevoci impressionanti per calore e intimità, ma è anche e soprattutto dotato
di un timbro argenteo, lucente e
radioso. L'emissione salda sempre sul fiato e il fraseggio sono sottoposti ad
un lavoro continuo di adattamento alle esigenze interpretative.
Trionfale e
meritato il successo.
Adela
Golac Rilovic ha dato ad Elsa un’ interpretazione lodevole per capacità
e presenza scenica, tuttavia la voce risultava spesso carente in volume. Gli
attacchi, i suoni filati sono poco carezzevoli, qualche acuto non ben a fuoco,
ma il candore virginale di “Einsam in truben Tagen” si è sposato bene con il
timbro chiaro e leggero dell'artista.
Heinrich è stato
un corretto Luciano Batinic, bella voce profonda e altera, degna di un
sovrano. La parte acuta risulta spesso tirata ma nel complesso la prova è stata
veramente convincente.
L'Ortrud di Dubravka
Separovic Musovic non sfoggia emissioni raffinate e sinuose.
Le incursioni ai
La e La # sono al limite dell'urlo, l'esaltazione all'invocazione agli dei e
l'irosa e tremenda invettiva finale svelano un' emissione accidentata, sfibrata
e senza appoggio. Molto meglio il duetto con Telramund, tutto note centrali e
meno scoperte, dove diventa subdola consigliera, velenosa e convincente nel
sottomettere il consorte.
Joachim
Goltz è un Telramund magistrale sebbene con voce molto chiara.
Il suo è un
Friedrich disperato, diviso tra l'obbedienza cieca a Ortrud e la fierezza del
nobile deluso.
Ha proprietà di
controllo dei fiati notevole, in una parte infima per scrittura. Non eccede mai
nell'economia e nel controllo della voce, arrivando a regalarci un personaggio
convincente.
Ljubomir
Puskaric è un Araldo sicuro e preciso.
Corretti ma un
poco miserini i nobili brabantini di Marko Cvetko, Sinisa Galovic, Robert Palic
e Alen
Rusko, così come Rea Alaburic, Iva Krusic, Marta Musap
e Soja
Runje come paggi.
Il coro,
preparato dallo stesso direttore Niksa Bareza, ha risposto con
professionalità al difficile compito in questo capolavoro, qualche incertezza
solo nel fugato di inizio della scena terza del secondo atto “In Fruh'n
versammelt uns der Ruf”.
Applausi
convinti per tutti, con ovazioni per Homirch e Bareza.
Pierluigi Guadagni
Pierluigi Guadagni
Direttore Niksa Bareza
Regia Kurt Josef Schildknecht
Scene Rudolf Rischer
Costumi Goetz
Lanzelot Fischer
GLI INTERPRETI
Lohengrin Martin Homrich
Heinrich Luciano Batinic
Elsa Adela Golac Rilovic
Telramund Joachim Goltz
Ortrud Dubravka Separovic Musovic
L'araldo Ljubomir Puskaric
Paggi Rea Alaburic, Iva Krusic, Marta Musap, Sonja Runje
Brabantini Marco
Cvetko, Sinisa Galovic, Robert Palic, Alen Rusko
Voce Di Gottfried Ilir
Stetencu
ORECHESTRA E CORO DELL'OPERA NAZIONALE
CROATA DI ZAGABRIA