domenica 7 aprile 2013

GUDNI EMILSSON E BORIS PETRUSHANSKY AL FILARMONICO DI VERONA, SABATO 6 APRILE 2013, ORE 20,00

Per il decimo appuntamento della stagione sinfonica il Teatro Filarmonico di Verona ha presentato un programma bellissimo e di grande richiamo che può essere considerato uno dei più significativi della stagione.
Per la gioia dei presenti l’orchestra dell’Arena di Verona è stata chiamata ad eseguire il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 83 di Johannes Brahms, la suite sinfonica Shéhérazade, op. 35 di Nikolai Rimskij-Korsakov e tra le due mastodontiche performance, anche il pezzo contemporaneo Dai calanchi di Sabbiuno di Fabio Vacchi.

Il Concerto di Brahms datato 1881, rappresenta un’ incredibile sfida per gli esecutori al pianoforte, data la sua difficoltà, ma soprattutto per l’intensità interpretativa che esso richiede. Alla prova sul palco è stato chiamato un Artista che non ha bisogno di presentazioni nel nostro paese data la sua intensa attività anche da docente in Italia: Boris Petrushansky. A dirigere l’orchestra il Maestro Gudni Emilsson, anch’esso già noto per le precedenti stagioni sinfoniche al Filarmonico, ove dirige per la terza volta.

Il maestro Boris Petrushansky ha mostrato cosa significhi immergersi completamente in quello che si sta eseguendo, come se la musica fosse essa stessa parte delle sue braccia e venisse fuori come un impeto richiamato dall’orchestra. Il tocco è deciso, indiscutibile perizia tecnica. Gli archi fanno da contorno corposo, l’orchestra propone un suono forte ed asciutto allo stesso tempo. Il maestro Emilsson infatti, in questa prima parte del concerto, pur dirigendo con molta enfasi, non cede alla tentazione di trascinare il suono in maniera da sovrastare il solista, che invece è protagonista assoluto. Il suono carezzevole del terzo movimento, per esempio, sorprende per delicatezza esecutiva e rimanda l’ascoltatore all’immagine di una barca che si allontana lentamente all’orizzonte fino a lasciare solo la visione delle piccole increspature dell’acqua baciata dal vento. Il maestro torna poi ad imprimere forza e corposità al suono nel quarto e travolgente movimento finale.

In apertura della seconda parte il breve brano di Vacchi scritto nel 1995 e poi ripreso fino al 1997, composto per commemorare il cinquantesimo anniversario della Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Il titolo richiama appunto al luogo che vide trucidate circa cento persone dai nazisti in quel periodo infernale di guerra. Chiaro ed evidente il concetto di precarietà, di sdegno e dolore nelle note che il direttore ha diretto senza bacchetta, come a volere assecondare questi fasci di melodia non propriamente definita con entrambe le braccia libere. Il ritmo è regolare, scandito dal suono della campana che quasi  richiama all’ordine. Atmosfera ‘sospesa’ che attrae, fa riflettere.

Infine, la meravigliosa ed appassionata Shéhérazade a chiudere il concerto. L’energia che il Maestro Emilsson ha impresso ai musicisti ha coinvolto tutto il pubblico ipnotizzato. Questa suite orchestrale del 1888 di magnifico richiamo orientale, è uno dei più conosciuti ed apprezzati da appassionati esperti e non, ed il Maestro lo ha diretto con una enfasi incredibilmente compartecipe. Ha danzato sul podio, ha dialogato con i musicisti per un effetto di simbiosi ed un risultato maestoso. Come una valanga che investe in pieno senza colpo ferire, l’orchestra ha eseguito con forza, passione e dolcezza estreme le quattro parti di questa composizione che ha fatto sognare davvero di essere immersi in una di quelle Mille e una notte

Applausi interminabili e plurime chiamate sul palco al Maestro Petrushansky, ed al Maestro Emilsson. Tanta emozione, tanta gioia, grande musica per grandi interpreti, un concerto di grandissimo successo.

MTG