Dopo la
sessione autunnale al teatro Ristori la musica sinfonica si sposta al
Filarmonico per proseguire per alcune tappe la stagione invernale, e dobbiamo dire che l’inizio è stato più
che positivo, con un’orchestra dell’Arena veronese parecchio convincente grazie
anche all’apporto dell’ottimo direttore Federico
Ferri.
Con un
programma piuttosto popolare che difatti ha visto un teatro quasi esaurito,
abbiamo ascoltato tre pietre miliari del repertorio sinfonico di fine settecento
ed inizio ottocento, partendo da Mozart, passando per Beethoven, concludendo
con Schubert.
Il
concerto per pianoforte e orchestra n. 23 K. 488 di W.A. Mozart è come si sa uno
dei più ascoltati ed amati, composto nel periodo probabilmente più felice della
vita musicale del compositore, quegli ultimi dieci anni viennesi, tra il 1781
ed il 1791, che lo videro richiestissimo e nei quali creò i suoi più grandi
capolavori. Questo concerto composto nel periodo quaresimale del 1786 profonde
gioia e lirismo in tutte le sue parti, come evidentemente il musicista voleva
trasmettere dato il momento dell’anno in corso. La imminente Pasqua di
resurrezione è infatti motivo di gioia, come lo sono il primo e terzo
movimento, ma anche di pausa e riflessione sul proprio operato, cosa che ci
avvicina al secondo e più disteso movimento. Ferri interpreta questo pezzo in
modo molto asciutto, senza i troppi fronzoli che spesso vengono aggiunti a
certe composizioni mozartiane, basandosi semplicemente sul fatto che esse sono ‘allegre’; il
piglio del Maestro è sicuro e l’omogeneità del suono fra le sezioni è sintomo
di intesa ed approfondimento della partitura. A ciò si aggiunga l’apporto
fondamentale del pianoforte che qui gioca un ruolo da prima donna assoluta nelle
mani di Federico Colli, anch’egli
particolarmente brillante sulla tastiera, ma non esagerato: è la musica ad
esprimersi, l’interpretazione sentita ha alla base tecnica e grande feeling con
l’orchestra.
Altresì ricco di
colori e con una misurata maestosità è il pezzo che Beethoven scrisse nel 1808 e
che qui si avvale della partecipazione del coro areniano: la Fantasia
per pianoforte, coro e orchestra op. 80 con testo del poeta Kuffner, che
dovette praticamente mettere le mani alle parole di un precedente Lied che
Beethoven utilizzò per ispirarsi per suo questo lavoro. La parte corale arriva
come summa conclusiva di un percorso musicale leggiadro ed inneggiante alla
vita, alla poesia, alla natura, alla pace fonte di letizia, e naturalmente all’amore
che ricompensa l’uomo di ogni rancore ed amarezza passati. Come detto misurata ma
puntuale è stata anche la direzione di Ferri anche per questo pezzo, in cui
riteniamo che Colli si sia lasciato andare ancor maggiormente sin dall’inizio, per
poi fondersi man mano con l’orchestra per una dolce e generale armonia, a cui
il coro si aggiunge provocando quasi una catarsi in chi ascolta. Molto buono il
lavoro di Vito Lombardi che ha
preparato il coro della fondazione Arena.
E per un crescendo in bellezza, la meravigliosa Sinfonia D. 944 in do
maggiore di Schubert, eseguita postuma soltanto nel 1839, ‘grande’ non solo per
nome attribuitole, ma anche per quanto a nostro avviso riesca ad emozionare al
suo ascolto. Prezioso, ci piace sottolinearlo, in particolar modo il secondo
movimento, in cui abbiamo apprezzato il suono dei fiati, nella dolce fusione
con gli archi, davvero d’atmosfera. In questo pezzo Federico Ferri è riuscito
ad ottenere un suono ancor più profondo e ricco di accenti, come se avesse programmato
un climax a termine programma, con tempi giustamente morbidi e con altrettanta brillantezza sfociata nel terzo movimento, i cui ritmi di valzer avvolgono e sorprendono,
per chiudere poi nella grandezza, appunto, dell’Allegro finale. In sintesi una serata molto ben riuscita, accolta
con calorosi applausi da parte del pubblico in sala.
PROGRAMMA
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto per
pianoforte e orchestra n. 23 K. 488 in la maggiore
Ludwig van Beethoven
Fantasia per
pianoforte, coro e orchestra op. 80
Franz
Schubert
Sinfonia D. 944
in do maggiore, La grande
Direttore Federico
Ferri
Pianoforte Federico Colli
Maria Teresa
Giovagnoli