sabato 30 gennaio 2016

L'ITALIANA IN ALGERI, G. ROSSINI, TEATRO COMUNALE di TREVISO 27 GENNAIO 2016

          “Con questa Signorina
          Me la voglio goder, e agli uomini tutti
          Oggi insegnar io voglio
          Di queste belle a calpestar l'orgoglio.”
L'opera in cui decolla definitivamente il genio comico di Rossini è come una sorta di Giano bifronte, da un lato tende al passato, con un piede addirittura nella commedia dell'arte, dall'altro guarda al futuro. Della vecchia opera buffa, l'Italiana in Algeri conserva la suddivisione in pezzi chiusi, la struttura del finale primo come culmine dell'azione scenica.
Il libretto di Anelli ripropone infatti i tratti tipici del naufragio felice in terra esotica e della beffa giocata dall'astuta protagonista ad un ingenuo Bey. Ma le atmosfere rassicuranti e il buonismo degli operisti precedenti lasciano il posto ad un geniale gioco dell'assurdo che si sviluppa a diventa riproduzione del nonsenso della vita stessa i cui personaggi ne diventano ingranaggi del gioco folle e crudele. La musica di Rossini esprime quasi sempre un che di diverso rispetto a quanto appare in scena, arriva addirittura ad esprimere il delirio del puro gioco verbale nel finale del primo atto: una cascata di fonemi che spezzano il discorso in sillabe e suoni superbamente concatenati.
In tanta schizofrenia, va da sé che non è semplice far funzionare questo esplosivo meccanismo comico. Sul piano dello spettacolo c'era riuscito per esempio Lele Luzzati in un allestimento realizzato per la Fenice nel 1984 (con la regia di De Simone) e ripreso a Treviso a guisa di proiezioni su fondali a cura di Federico Cautero.  A distanza di 32 anni, lo spettacolo viene qui reinventato da Giuseppe Emiliani con i bei costumi di Stefano Nicolao, confermando la sua dimensione essenziale e seducente a cominciare dal gradevole interno in stile turco: uno scatolone scenico dal sapore esotico vagamente ottocentesco in cui si definiscono via via scorci ambientali paradossali e accostamenti deformanti.
La complessità del gioco compositivo rossiniano è stata restituita dalla concertazione esemplare di Francesco Ommassini, capace di conciliare, pur con una orchestra alquanto ridotta nell'organico, le geometrie della partitura con le aperture liriche e malinconiche. Anche se il rapporto tra orchestra e palcoscenico a volte non è stato un esempio di precisione millimetrica, si può dire senza dubbio alcuno che la sua visione musicale ha fatto quadrare i conti in attivo, soprattutto per quel che riguarda fantasia e invenzioni agogiche, tanto necessarie in Rossini quanto vitali per evitare di cadere in una pericolosissima noia.
Molto bene il Mustafà di Nicola Ulivieri, interprete talentuoso ed esilarante, ha tratteggiato un Bey brillante e birbante, mai perdendo di vista il concetto di signorilità che nel comico deve essere il sigillo di questo ruolo, vocalmente impeccabile nelle agilità come nel canto di conversazione.
Meno autorevole Alisa Kolosova nel ruolo di Isabella, cantante decorosa ma non molto a suo agio musicalmente nel genere comico. La sua Isabella manca in effetti di arguzia maliziosa, fatica a trovare colorature preziose e precise ove non traspare la tempra della vera primadonna buffa. I ruoli del Rossini serio le sono senz'altro più congeniali.
Più centrato musicalmente Lorenzo Regazzo, un Taddeo esemplare per intelligenza di fraseggio e proprietà di accento.
Francisco Brito nei panni di Lindoro, è uno di quei tenori “di grazia” dal timbro gradevole ma di volume limitato, ma possiede una tecnica che lo portano a non confondere la mezzavoce con il falsetto e insieme a delle agilità adeguatamente fluide ed espressive, rende il suo personaggio con sicurezza e disinvoltura.
Completavano più che dignitosamente la locandina Giulio Mastrototaro (Haly), Daniela Cappiello (Elvira) e Valeria Girardello (Zulma).
Il coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi ha cantato dignitosamente la parte prescritta, ma non si è rivelato all'altezza della professionalità richiesta per un teatro di tradizione come quello di Treviso.
Applausi convinti per tutti da parte di un auditorio non completamente esaurito.
Pierluigi Guadagni


LA  PRODUZIONE
Direttore                    Francesco Ommassini
regia                           Giuseppe Emiliani
elementi scenici         Emanuele Luzzati
riallestimento visuale Federico Cautero
e scenografico 
costumi                      Stefano Nicolao
proiezioni                   Marco Godeas
disegno luci
                Federico Cautero
Maestro del coro       Marina Malavasi
GLI INTERPRETI
Mustafà                     Nicola Ulivieri
Elvira                         Daniela Cappiello
Zulma                        Valeria Girardello
Haly                           Giulio Mastrototaro
Lindoro                     Francisco Brito
Isabella                      Alisa Kolosova
Taddeo                       Lorenzo Regazzo

Orchestra Città di Ferrara
Coro Iris Ensemble

Coproduzione tra Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatri e Umanesimo Latino SpA




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