“Con questa
Signorina
Me la voglio goder, e agli uomini
tutti
Oggi insegnar io voglio
Di queste belle a calpestar
l'orgoglio.”
L'opera in
cui decolla definitivamente il genio comico di Rossini è come una sorta di
Giano bifronte, da un lato tende al passato, con un piede addirittura nella
commedia dell'arte, dall'altro guarda al futuro. Della vecchia opera buffa,
l'Italiana in Algeri conserva la suddivisione in pezzi chiusi, la struttura del
finale primo come culmine dell'azione scenica.
Il libretto
di Anelli ripropone infatti i tratti tipici del naufragio felice in terra
esotica e della beffa giocata dall'astuta protagonista ad un ingenuo Bey. Ma le
atmosfere rassicuranti e il buonismo degli operisti precedenti lasciano il
posto ad un geniale gioco dell'assurdo che si sviluppa a diventa riproduzione
del nonsenso della vita stessa i cui personaggi ne diventano ingranaggi del
gioco folle e crudele. La musica di Rossini esprime quasi sempre un che di
diverso rispetto a quanto appare in scena, arriva addirittura ad esprimere il
delirio del puro gioco verbale nel finale del primo atto: una cascata di fonemi
che spezzano il discorso in sillabe e suoni superbamente concatenati.
In tanta
schizofrenia, va da sé che non è semplice far funzionare questo esplosivo
meccanismo comico. Sul piano dello spettacolo c'era riuscito per esempio Lele
Luzzati in un allestimento realizzato per la Fenice nel 1984 (con la regia di
De Simone) e ripreso a Treviso a guisa di proiezioni su fondali a cura di
Federico Cautero. A distanza di 32 anni,
lo spettacolo viene qui reinventato da Giuseppe Emiliani con i bei costumi
di Stefano
Nicolao, confermando la sua dimensione essenziale e seducente a
cominciare dal gradevole interno in stile turco: uno scatolone scenico dal
sapore esotico vagamente ottocentesco in cui si definiscono via via scorci
ambientali paradossali e accostamenti deformanti.
La
complessità del gioco compositivo rossiniano è stata restituita dalla
concertazione esemplare di Francesco Ommassini, capace di
conciliare, pur con una orchestra alquanto ridotta nell'organico, le geometrie
della partitura con le aperture liriche e malinconiche. Anche se il rapporto
tra orchestra e palcoscenico a volte non è stato un esempio di precisione
millimetrica, si può dire senza dubbio alcuno che la sua visione musicale ha
fatto quadrare i conti in attivo, soprattutto per quel che riguarda fantasia e
invenzioni agogiche, tanto necessarie in Rossini quanto vitali per evitare di
cadere in una pericolosissima noia.
Molto bene
il Mustafà di Nicola Ulivieri, interprete talentuoso ed esilarante, ha
tratteggiato un Bey brillante e birbante, mai perdendo di vista il concetto di
signorilità che nel comico deve essere il sigillo di questo ruolo, vocalmente
impeccabile nelle agilità come nel canto di conversazione.
Meno
autorevole Alisa Kolosova nel ruolo di Isabella, cantante decorosa ma non
molto a suo agio musicalmente nel genere comico. La sua Isabella manca in
effetti di arguzia maliziosa, fatica a trovare colorature preziose e precise
ove non traspare la tempra della vera primadonna buffa. I ruoli del Rossini
serio le sono senz'altro più congeniali.
Più
centrato musicalmente Lorenzo Regazzo, un Taddeo esemplare
per intelligenza di fraseggio e proprietà di accento.
Francisco
Brito nei panni di Lindoro, è uno di quei
tenori “di grazia” dal timbro gradevole ma di volume limitato, ma possiede una
tecnica che lo portano a non confondere la mezzavoce con il falsetto e insieme
a delle agilità adeguatamente fluide ed espressive, rende il suo personaggio
con sicurezza e disinvoltura.
Completavano
più che dignitosamente la locandina Giulio Mastrototaro (Haly), Daniela
Cappiello (Elvira) e Valeria Girardello (Zulma).
Il coro Iris Ensemble diretto da Marina
Malavasi ha cantato dignitosamente la parte prescritta, ma non si è
rivelato all'altezza della professionalità richiesta per un teatro di
tradizione come quello di Treviso.
Applausi
convinti per tutti da parte di un auditorio non completamente esaurito.
Pierluigi
Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore Francesco Ommassini
regia Giuseppe Emiliani
elementi scenici Emanuele Luzzati
riallestimento visuale Federico Cautero
regia Giuseppe Emiliani
elementi scenici Emanuele Luzzati
riallestimento visuale Federico Cautero
e scenografico
costumi Stefano Nicolao
proiezioni Marco Godeas
disegno luci Federico Cautero
Maestro del coro Marina Malavasi
costumi Stefano Nicolao
proiezioni Marco Godeas
disegno luci Federico Cautero
Maestro del coro Marina Malavasi
GLI
INTERPRETI
Mustafà Nicola
Ulivieri
Elvira Daniela Cappiello
Zulma Valeria Girardello
Haly Giulio Mastrototaro
Lindoro Francisco Brito
Isabella Alisa Kolosova
Taddeo Lorenzo Regazzo
Orchestra Città di Ferrara
Coro Iris Ensemble
Coproduzione tra Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatri e Umanesimo Latino SpA
Elvira Daniela Cappiello
Zulma Valeria Girardello
Haly Giulio Mastrototaro
Lindoro Francisco Brito
Isabella Alisa Kolosova
Taddeo Lorenzo Regazzo
Orchestra Città di Ferrara
Coro Iris Ensemble
Coproduzione tra Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatri e Umanesimo Latino SpA