sabato 23 gennaio 2016

STIFFELIO, G. VERDI – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, VENERDI’ 22 GENNAIO 2016

Una nuova produzione di Stiffelio ha sancito il proseguimento della stagione d’opera al Teatro La Fenice di Venezia, cui dobbiamo attribuire certo il merito di allestire un’opera che fino a non molto tempo fa non vantava presenze copiose nei cartelloni operistici, perché come si sa viene spesso preferita da titoli più blasonati. Se è vero che il libretto di Piave tratto dal dramma di Souvestre e Bourgeois si concentra fondamentalmente sul tradimento svelato e magnanimamente perdonato, in un susseguirsi di azioni piuttosto lineari, ci sembra tuttavia che il regista Johannes Weigand si sia limitato a portare in scena gli interpreti senza seguirli particolarmente dal punto di vista drammaturgico. Stiffelio subisce un’onta come marito e come uomo di fede, sua moglie si strugge tra pentimento e rimorso, il conte di Stankar è sconvolto dagli eventi posti in essere per l’imprudenza della figlia. Ma siamo noi a dover cogliere queste sensazioni e gli interpreti sono chiamati ad aggiungere molto della propria esperienza per entrare nei diversi ruoli, mentre stanno semplicemente in scena. Intorno il regista ha voluto un ambiente diremmo geometricamente essenziale, scarno ed austero, in cui Guido Petzold ha dato risalto principalmente alle luci, anch’esse fondamentalmente scure, a sottolineare l’atmosfera tesa e rigida della vicenda. Non c’è molto altro in questo allestimento, il cui fulcro è un pulpito ferrigno da cui il generoso Müller perdona la moglie fedifraga. In linea col resto i costumi di Judith Fischer.


In tal contesto si inserisce anche la conduzione di  Daniele Rustioni, che guida l’orchestra feniciana con sobrietà quasi austera, staccando tempi diremmo prudenti e con qualche guizzo in più nei momenti concitati. Il braccio è comunque sicuro tanto quanto il feeling col palcoscenico.

Nel cast è libero di esprimersi Stefano Secco come Stiffelio/Müller, che utilizza tutti i suoi mezzi vocali ed interpretativi al servizio di un ruolo il cui animo è dilaniato dall’affronto subito, ma confortato dalla fede e dalla responsabilità verso i suoi fedeli, forte anche di un timbro morbido e molto gradevole.

Non perfettamente inquadrata nel personaggio ci è sembrata la Lina di Julianna Di Giacomo. Non cogliamo i sentimenti che vibrano nel cuore della donna, certo non aiutata dalla regia, e sebbene dotata di forti mezzi vocali pare esprimersi al meglio solo nella zona media del suo registro.

Ruspante e di cuore il genitore, conte di Stankar: Dimitri Platanias risolve il ruolo di austero ed autoritario padre utilizzando il suo strumento vocale robusto e voluminoso con cuore e forza d’animo.
Molto buono e dalla voce fresca ed orecchiabile il cugino di Lina, Cristiano Olivieri come Federico; ottimo grazie alla particolarissima voce ambrata lo Jorg di Simon Lim; buon interprete di Raffaele  è Francesco Marsiglia al cui personaggio pure si sarebbe potuto offrire di più;  a chiudere il cast la Dorotea di  Sofia Koberidze.

Preciso e quasi solenne il coro diretto da Claudio Marino Moretti.   Applausi copiosi per tutto il cast da un pubblico folto e soddisfatto.

Maria Teresa Giovagnoli
   

LA PRODUZIONE

Direttore                     Daniele Rustioni
Regia                           Johannes Weigand
Scene e luci                Guido Petzold
costumi                       Judith Fischer

GLI INTERPRETI


Stiffelio                      Stefano Secco
Lina                            Julianna Di Giacomo
Stankar                      Dimitri Platanias
Raffaele                     Francesco Marsiglia
Jorg                            Simon Lim
Federico di Frengel  Cristiano Olivieri
Dorotea                      Sofia Koberidze

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro  Claudio Marino Moretti

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice



Foto Michele Crosera