Programma impegnativo con molta carne al
fuoco quello del concerto n.6407 dell'Orchestra di Padova e del Veneto.
Affiancare al musicista principe del
rinnovamento musicale italiano del novecento, Respighi, il maggior
rappresentante della Dodecafonia italiana, Dallapiccola e concludere con una
rielaborazione della ricostruzione dagli abbozzi dell'adagio della Decima
Sinfonia di Mahler, è impresa arditissima soprattutto per un organico come
quello dell'Orchestra di Padova e Del Veneto, non particolarmente avvezzo a
questo repertorio.
Ma non è impresa da spaventare Marco Angius, direttore navigato tra le
partiture del novecento, che riesce a portare a compimento nonostante qualche
difficoltà la serata Patavina.
Il Trittico Botticelliano di Respighi è una
partitura che fa parte di quell' “archeologia musicale” tanto in voga
nell'Italia musicale fascista degli anni '30 del '900 e dimostra l'accademica
reverenza del musicista bolognese ad un passato dal quale trarre ispirazione.
Superbo compositore di poemi sinfonici,
soprattutto nel Trittico Botticcelliano descrittivismo ed evocazione
coloristica sono esplicazione naturale
di quella smagliante abilità respighiana di strumentatore che è di derivazione
russa e specificatamente rimskiana.
Angius riesce ad esaltare tutti i colori e le
nuances che in partitura derivano dai dipinti di Botticelli. Particolarmente
riuscita l'interpretazione della nascita dei Venere per coesione organica e
capacità di esaltazione del dettato respighiano risultando immediatamente
percepibili la volontà e la capacità costruttiva del compositore, nei rapporti
tra le diverse sezioni, nelle relazioni tematiche e nelle interessanti
sovrapposizioni contrappuntistiche dei temi.
Nel piccolo concerto per Muriel Couvreux per
pianoforte e orchestra (che precedono di pochi mesi i possenti Canti di
prigionia) Dallapiccola esalta l'estrema discrezione, la spoglia sobrietà
cameristica che distingue questa composizione contro quel gigantismo
orchestrale postmahleriano al quale proprio
Schoenberg e Stravinsky avevano recato i contributi più estremi.
I 25 esecutori
previsti in partitura dialogano in pacifica sintonia con il pianoforte, qui non
protagonista ma “solista principale”, in uno stile omoritmico quasi corale
lungo tutti i brevi movimenti. Ottima l'interpretazione del navigatissimo Aldo Orvieto che ha fatto di questo
repertorio il suo cavallo di battaglia, assecondato dalla mano ferma e precisa
di Angius. Assieme hanno saputo ricostruire quella preziosa “pedagogia dello
sguardo” insita in questo mirabile
pezzo, di un compositore non ancora sufficientemente apprezzato.
Con la cantata “An
Mathilde”, Dallapiccola ci trascina nella più vorticosa dodecafonia sonora. La
poesia allucinata e visionaria di Haine, trova nella composizione un luogo
eletto di metamorfosi sonore. Spiace solo che la voce minuscola del soprano Livia Rado, perennemente alla ricerca
della giusta intonazione e di un punto di appoggio musicale con l'ensemble
strumentale, non sia riuscita ad esaltare le invocazioni sonore e le paure
insite nella poesia di Heine, perdendosi in una continua ricerca
interpretativa.
Elaborare l'adagio
dalla Sinfonia N.10 di Mahler, credo sia impresa non facile soprattutto se ci
si deve basare su degli abbozzi musicali di un compositore solito a rivedere
generalmente quanto scritto più e più volte prima di dare al mondo la sua
visione definitiva.
Quanto non sia
riuscito Cliff Colnot a comprimere in un ensemble ridottissimo rispetto alle
intenzioni del compositore , le atmosfere rarefatte, il colore e l'impatto
sonoro della pseudo partitura malheriana, credo risulti palese a chiunque.
Ma è impresa ancor
di più pericolosa, l'eseguire le ardite note e rendere la tensione emotiva e un
rebus compositivo unico, da un organico di 25 strumentisti perennemente
scoperti e a tratti a parti staccate, soprattutto se manca quel rigore
interpretativo necessario per composizioni di questo genere.
Nonostante la mano
esperta di Angius, non siamo riusciti a convincerci della interpretazione data
dall'Orchestra di Padova e del Veneto, perennemente in bilico tra intonazioni
approssimative e un rigore d'insieme che ha latitato per quasi tutta la durata
dell'esecuzione.
Successo convinto
comunque per tutti gli interpreti da parte di un pubblico numeroso e
concentratissimo.
Pierluigi Guadagni
PROGRAMMA
Ottorino
Respighi
Trittico botticelliano
Luigi Dallapiccola
Piccolo concerto per Muriel Couvreux per
pianoforte e orchestra
"An Mathilde" per soprano e orchestra
Gustav Mahler
Adagio / Sinfonia n. 10
(vers. Cliff Colnot)
(vers. Cliff Colnot)
Direttore
Marco Angius
Soprano Livia
Rado
Pianoforte
Aldo Orvieto