dove andaro i
giuramenti di quel labbro menzogner?
Apertura in gran
spolvero al Teatro Regio di Parma per la stagione d'opera 2016 con una produzione
di Nozze di Figaro ed un cast notevole.
L'allestimento
firmato da Mario Martone per il Teatro San Carlo di Napoli nel 2006, ha
girato ormai mezza Italia per approdare sulle tavole del teatro parmigiano
ripreso da Raffaele di Florio, sostanzialmente invariato.
La scena fissa
che ci propone Sergio Tramonti per tutti i quattro atti, fa da scatola magica
agli intrecci della Folle Giornata ma limita un poco la fantasia drammaturgica,
tutta concentrata al proscenio e mai particolarmente brillante, a discapito di
una briosità scenica, vitale nel lavoro mozartiano.
Mario Martone ha
imparato la lezione di Strehler e si vede benissimo, forse anche troppo. Alcune
scene rimandano senza ombra di dubbio al mitico allestimento del 1973 e sono
qui riproposte senza indugio alcuno, ma nonostante ciò il lavoro che Martone fa
sui cantanti, sui coristi e sui nove mimi è notevole per precisione e
accuratezza, mancano solo quella ventata di originalità e di brio che fanno
pendere pericolosamente le quattro ore secche di spettacolo spesso verso la
noia e lo sbadiglio. Ed è un peccato perché il lavoro di Mozart e Da Ponte è un
orologio svizzero precisissimo in ogni istante, ma il saper trasportare tanta
precisione in scena spesso risulta pedissequo.
La bacchetta di Matteo
Beltrami, a capo della Orchestra Filarmonica Italiana, ci mette del
suo. Nonostante il notevolissimo lavoro di scavo e interpretazione sulla
partitura, Beltrami spinge un po' troppo sul pedale del freno, imbrigliando il
volo di una partitura elettrica e vorticosa come questa, in una gabbia
claustrofobica. L'orchestra comunque risponde disciplinatamente al gesto del
direttore che ha il merito di aver saputo risaltare tutte le dinamiche in
partitura, come il curatissimo basso continuo nei recitativi dove al suono del
cembalo si accompagnava spesso quello del fagotto al posto del violoncello.
Notevole la
compagnia di canto scelta per questo allestimento, pur con qualche distinguo.
Simon
Orfila è vocalmente un basso e come tale non può proporre un Figaro chiaro
e particolarmente sensibile alle dinamiche di conversazione. La voce rimanda
perennemente a ruoli da padre nobile a discapito di quella freschezza e
immediatezza di parola che il ruolo richiede, ma convince per interpretazione e
accuratezza di vocalità.
Roberto
De Candia, debuttante nel ruolo, è un Conte molto soddisfacente con una
linea di canto ideale sia nel canto di conversazione come nei suoi momenti più
impegnativi. Pecca forse un poco nella mancanza di autorità vocale e lo si è
sentito soprattutto nella grande aria del terzo atto “Vedrò mentr'io sospiro”
ma la sua rimane comunque una prova maiuscola.
Eva
Mei è una Contessa sontuosa e ieratica, forse troppo sospirosa e
concentrata ma sa risolvere
l'interpretazione del suo personaggio con una maestria ed una classe
incalcolabili. La Mei riesce a nascondere le leggerissime defaillance vocali di
una voce non più freschissima, con una tecnica superba ed una presenza scenica
che da sole valgono il biglietto,
Laura
Polverelli è un Cherubino atletico e ardente ma solo fisicamente. La
voce appare sfibrata e spesso con problemi di intonazione, in affanno di fiato e di tenuta. Ed è un
peccato poiché l'artista è presente con l'esperienza e le altissime capacità
già dimostrate in passato.
Sugli allori la
Susanna di Laura Giordano. Voce freschissima, duttile e concentrata nel
trovare la giusta interpretazione in un ruolo che la vede praticamente quasi
sempre in scena. E' lei il vero motore di ques'opera, lei che riesce a farci
divertire con una presenza scenica da consumata attrice ed una vocalità ideale
per questo ruolo. La sua aria al quarto atto “Deh vieni non tardar” , strappa
l'ovazione di un pubblico fino ad allora particolarmente gelido.
Molto bene anche
Marigona
Qerkezi nel ruolo di Marcellina, canta la sua aria al quarto atto
(forse la più difficile tecnicamente di tutta l'opera) con precisione e
perfetta padronanza delle agilità richieste. Unica nota stonata è il suo trucco
che la fa assomigliare più alla sorella di Figaro che alla sua ritrovata madre.
Un poco
sottotono il don Bartolo di Francesco Milanese, privo di quella
autorità e ieraticità tipica del suo personaggio.
Piacevolissima
sorpresa il perfetto Don Basilio di Matteo Macchioni, dopo averlo
lasciato al programma Amici a duettare tra lirica pop e canzonette lo
ritroviamo finalmente nel mondo a lui più congeniale dell'opera e in un ruolo
vocalmente a lui perfetto. La sua aria al quarto atto “in quegli anni in cui
val poco” è risolta con padronanza tecnica e maturità vocale notevole. Speriamo
di risentirlo presto in ruoli simili.
Pure il Don
Curzio di Ugo Tarquini ci ha convinto per capacità tecniche notevoli di
canto e presenza, come pure la Barbarina di Giulia Bolcato dalla
linea di canto pulita ed eterea e l'Antonio di Carlo Checchi.
Sicura e precisa
la prova del coro del Teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani.
Applausi
convinti per tutti con autentiche ovazioni per Laura Giordano e Simon Orfila da
parte di un pubblico non particolarmente caloroso.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Maestro concertatore Matteo Beltrami
e direttore
Regia Mario Martone
ripresa da Raffaele Di Florio
Regia Mario Martone
ripresa da Raffaele Di Florio
Scene
Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari
Coreografie Anna Redi
Maestro Del Coro Martino Faggiani
GLI INTERPRETI
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Il Conte di Almaviva,
grande di Spagna
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Roberto De Candia
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La Contessa di
Almaviva
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Eva Mei
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Susanna, cameriera
della Contessa,
promessa sposa di
Figaro
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Laura Giordano
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Figaro, cameriere del
Conte
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Simon
Orfila
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Cherubino, paggio del
Conte
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Laura Polverelli
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Marcellina,
governante
|
Marigona Qerkezi
|
Don Bartolo, medico
di Siviglia
|
Francesco
Milanese
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Don Basilio, maestro
di musica
|
Matteo Macchioni
|
Don Curzio, giudice
|
Ugo Tarquini
|
Barbarina, figlia di
Antonio
|
Giulia Bolcato
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Antonio, giardiniere
del Conte e zio di Susanna
|
Carlo Checchi
|
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli
In coproduzione con
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Foto Roberto Ricci