La scelta se vogliamo un
po’ rischiosa del Comunale di Bologna di portare in scena un’opera non esattamente
popolare come la Elektra di Richard Strauss risulta decisamente premiata dallo
spettacolo straordinario cui abbiamo assistito, grazie alla produzione in
collaborazione col teatro de La Monnaie / De Munt di Bruxelles ed il Gran Teatro
de Liceu di Barcellona.
La tragedia della principessa
Elektra, rielaborata dal colto poeta Hofmannsthal, che si avvicinò ad inizio
secolo scorso anche agli studi sull’isteria umana, spesso è definita come la
versione femminile dell’Amleto Shakespeariano e trova nella musica di Strauss
una incredibile suggestione nata da chi evidentemente non solo è in stretta
sintonia col librettista, ma subisce il fascino dei suoi contenuti e ne resta
talmente coinvolto da coglierne l’essenza di cui intingere la partitura fino al
midollo. E’ questa un’opera di grandi duetti musicali: quello tra Elektra e sua
sorella, carico di tensione drammatica ma anche affettiva, tra la stessa
principessa e sua madre: un incontro scontro tra due potenze che si odiano pur
se unite dallo stesso sangue; ed il meraviglioso duetto tra Oreste ed Elektra
stessa, che raggiunge il culmine nella scena dell’agnizione, unico momento se
vogliamo di vero lirismo.
Per il regista Guy Joosten è importante spogliare di mero
classicismo i contenuti dell’opera per riportarli sostanzialmente alla pura e
semplice realtà, che potrebbe essere quella a noi contemporanea, in cui di
massima centralità è chiaramente il personaggio di Elektra intorno a cui tutto
ruota anche scenicamente. L’impianto visivo fisso, fatto salvo un piccolo spostamento
in verticale nel finale, è una specie di scantinato/prigione concepito da Patrick Kinmonth, sottostante il palazzo reale, ove è rinchiusa la protagonista e gli interpreti principali sembrano come avvolti in un mondo irreale, mentre le ancelle e gli altri
personaggi di contorno paiono essere i sani di mente preposti alla sorveglianza
ed al controllo, come farebbero pensare anche i costumi di questi ultimi dal
taglio contemporaneo e militaresco, in opposizione a quelli classici della
famiglia di Elektra, cui è lasciata solo una chaise longue dorata a rimembrarle
le sue antiche stanze. Le scene si susseguono senza tregua per gli interpreti che
il regista coinvolge infatti in movimenti continui, scontri anche corporali,
insomma li carica di una dinamicità che non lascia quasi tregua.
Complice la conduzione del Maestro Lothar Zagrosek, l’orchestra del Comunale ha mantenuto
sempre molto alta la tensione musicale, non solo con ritmi serrati che
assecondassero la dinamicità degli eventi, ma caricando anche di profondità ed
ampiezza un suono altamente drammatico e comunque intriso di emozione.
Alta
dunque la tensione per tutto lo spettacolo sì da impegnare profondamente dal
punto di vista emotivo la compagnia di canto che ne esce a testa alta in
generale per tutti gli interpreti. Di grande partecipazione emotiva è la
Elektra di Elizabeth Blancke-Bigg,
la cui voce non particolarmente squillante si presta a sottolineare il lato
scuro della personalità del ruolo. Presenza scenica di indubbio carisma, il
soprano è una principessa forte, non solo folle di voglie vendicative, ma a
tratti anche vaga immagine della fanciulla che un tempo adornava i suoi
capelli ed amava gli abiti eleganti.
Più eterea
la voce della sorella impersonata da Sabina von Walther, anch’ella
chiamata ad affrontare sia vocalmente che fisicamente non poche difficoltà in
scena, risolte con una interpretazione tesa, accorata. Chiude la triade
femminile principale una volitiva e dinamica Natascha Petrinsky, abile
tanto in scena quanto vocalmente, causa e vittima delle sofferenze filiali e
qui non vista solo come la solita vecchia megera.
Thomas Hall è un Oreste che oscilla tra l’amore per la sorella e la perplessità nel
fronteggiare il suo stato mentale, forte e deciso a compiere la vendetta
acclamata dalla principessa, il baritono offre una generosa e quanto mai
sentita interpretazione vocale. Egisto è
un Jan Vacik forse meno coinvolgente rispetto ai suoi colleghi, ma già la sua parte è
certamente meno significativa;
Nella
folta schiera dei comprimari segnaliamo le cinque ancelle di Constance
Heller, Alena Sautier (anche confidente), Daniela Denschlag, Eleonora Contucci (anche ancella dello strascico), Eva
Oltiványi , un buon precettore di Oreste, Luca Gallo, il giovane servo Carlo Putelli e la sorvegliante, anch’ella
dalla spiccata personalità, Paola Francesca Natale.
Il coro
preparato da Andrea Faidutti gestisce
al meglio i suoi interventi come sempre.
Nonostante
la sala non fosse piena, il pubblico ha salutato con molte ovazioni la
protagonista ed in generale tutti gli interpreti ed il direttore d’orchestra;
un bel successo che come dicevamo premia gli sforzi di ampliare il cartellone
con titoli più coraggiosi e a nostro avviso di grande impatto emotivo.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore
|
Lothar Zagrosek
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Regia
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Guy Joosten
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Scene e costumi
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Patrick Kinmonth
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Luci
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Manfred
Voss
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Assistente alla regia
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Wolfgang Gruber
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Maestro del Coro
|
Andrea Faidutti
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GLI
INTERPRETI
|
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Elektra
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Elizabeth Blancke-Biggs |
Klytämnestra
|
Natascha
Petrinsky
|
Chrysothemis
|
Sabina von Walther |
Aegisth
|
Jan Vacik
|
Orest
|
Thomas Hall
|
Pfleger des Orest (Precettore di Oreste) / Ein alter
Diener
|
Luca Gallo
|
Die Vertraute (La confidente) / Zweite Magd
|
Alena Sautier
|
Die Schleppträgerin (Ancella dello strascico) /
Vierte Magd
|
Eleonora
Contucci
|
Ein junger Diener (Giovane servo)
|
Carlo
Putelli
|
Die Aufseherin (La sorvegliante)
|
Paola
Francesca Natale
|
Erste Magd
|
Constance
Heller
|
Dritte Magd
|
Daniela
Denschlag
|
Fünfte Magd
|
Eva Oltiványi
|
Allestimento Teatro Comunale di
Bologna
da Théâtre de La Monnaie / De Munt Bruxelles
e Gran Teatro de Liceu Barcelona
da Théâtre de La Monnaie / De Munt Bruxelles
e Gran Teatro de Liceu Barcelona
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Foto Rocco Casaluci