La stagione
lirica 2015/16 del Teatro La Fenice di Venezia ha aperto le sue porte con una
nuova produzione dell’Idomeneo di Mozart, opera monumentale per durata e temi
trattati, prima in ordine di tempo della serie di celeberrimi capolavori che
caratterizzarono la carriera e la cifra stilistica propria del compositore. L’opera
che vide anche il supporto morale di papà Leopold nella sua stesura musicale, è
incentrata proprio sull’amore paterno, qui in conflitto con il volere degli dei
ed il dovere di un uomo di stato nei confronti del suo popolo.
Tali
riflessioni hanno portato il regista Alessandro Talevi a trovare una
corrispondenza tra le antiche gesta del popolo greco in conflitto con Troia e
le vicissitudini storico/politiche di ogni luogo e tempo, creando una sorta di
ambientazione mista tra classico e contemporaneo in cui poter identificare ed
attualizzare i contenuti del dramma a seconda del proprio vissuto e di ciò che
accade intorno a noi nel mondo. Ciò che tuttavia riscontriamo è una serie di immagini
flash indefinite in ambientazioni di dubbio gusto che non ci permettono di
entrare a fondo nelle vicende narrate, né francamente di trovare una
collocazione concreta a quanto posto in scena. Innanzitutto l’azione è alquanto
statica o comunque priva di vero pathos: i protagonisti non sembrano avere una direzione
drammaturgica ben definita e spesso si lasciano trasportare più dal proprio
vissuto che da una più giusta aderenza ai versi. Idomeneo stesso risulta più un
uomo in preda ad isterismi che un regale condottiero in profonda crisi con la sua
coscienza politica e morale, le due principesse in lotta per l’amore di
Idamante non trasmettono quella forza eroica che le donne del classicismo e
delle leggende greche da sempre offrono a chi si avvicini ai loro personaggi.
Piuttosto
fumosa è la messa in scena curata da Justin Arienti: citiamo per esempio la specie
di laboratorio scientifico o museo con
teche contenenti resti imprecisati e parti animali appese un po’ ovunque come
oggetto di studio o reperto, sotto lo sguardo vigile della statua di Nettuno ed
innanzi al quale siamo quasi distratti dalla figura di Ilia struggentesi per il
suo destino di prigioniera; una doppia fila di cenci logori e sporchi di sangue
appesi in mezzo al vuoto ci appare una soluzione troppo semplicistica se lo
scopo era richiamare alla mente la tragedia di corpi straziati da sanguinose
battaglie; la stessa statua di Nettuno sembra posta un po’ a caso qua e là sul
palco piuttosto che trovare una sua funzione scenica specifica.
Anche i
costumi di Manuel Pedretti non sono particolarmente affascinanti, di stampo classico e un po’ kitsch
per le fanciulle, dai tratti contemporanei per gli uomini, con acconciature
indefinibili per i capelli. Non commentiamo i costumi in paillettes dai colori
vivaci dei ballerini, a nostro avviso completamente fuori luogo.
Non ci sorprende
che la compagnia di canto non abbia espresso il meglio di sé per taluni
elementi, ma in generale la parte musicale è stata la migliore dello spettacolo.
Innanzitutto degna di lode la conduzione di Jeffrey Tate, con cui l’orchestra della Fenice
trova una profondità di suono e una certa eleganza nel gestire i momenti
culmine della partitura; il capolavoro mozartiano risulta solenne ma mai
pesante, gli interpreti sono accompagnati e sostenuti per tutto il lungo
spettacolo.
La figura
di Idomeneo è un grintoso Brenden Gunnell
che, pur nella non perfettissima pronuncia italiana, offre come detto una
interpretazione molto marcata del sovrano cretese, gestendo il ruolo con forza forse anche eccessiva, che però cattura il pubblico entusiasta a fine recita.
Monica Bacelli come
figlio Idamante, ha voce piena soprattutto nei centri che le facilitano l’interpretazione
del personaggio maschile; a nostro avviso è la più convincente in scena, con
ben chiaro il ruolo del principe dal cuore innamorato ma anche pronto al
sacrificio con decisione.
Più dimessa la Ilia di Ekaterina Sadovnikova che canta più
in sordina e da’ l’impressione di avere qualche problemino contingente,
manifestato anche da qualche colpetto di tosse, che però non toglie quanto lineare
e dal bel colore sia la sua voce, forse sacrificata dal personaggio poco
sviluppato come detto dal punto di vista scenico.
Manca di spessore
drammatico anche la Elettra di Michaela Kaune, anch’ella
partita con determinazione, ma poi non ci convince nella temibile aria ‘D’Oreste,
d’Aiace’, cantata sì con grinta ma senza il pathos del tormento.
Anicio Zorzi Giustiniani
è
un corretto Arbace dalla voce morbida e delicata, discreto il sommo sacerdote
di Krystian
Adam; timbro profondo ed intenso per Michail Leibundgut
la cui voce ci è parsa però amplificata.
Puntuale come sempre il
magnifico coro diretto dall’impeccabile Claudio Marino Moretti, che in quest’opera offre momenti di lirismo
spettacolare che non risparmia gli animi sensibili.
Applausi convinti
e partecipi per tutti gli interpreti, il direttore e l’equipe registica, anche
se il teatro non ha registrato il consueto tutto esaurito.
Lo
spettacolo è stato anticipato da un breve discorso del Primo cittadino Brugnaro
in ricordo della studentessa veneziana Valeria Solesin, vittima delle recenti stragi
di Parigi, e dall’esecuzione dell’inno italiano e francese dopo un minuto di
silenzio in ricordo di tutte le vittime del terrorismo internazionale.
Maria Teresa Giovagnoli
LA
PRODUZIONE
direttore Jeffrey Tate
regia Alessandro Talevi
scene Justin Arienti
costumi Manuel Pedretti
disegno luci Giuseppe Calabrò
movimenti
regia Alessandro Talevi
scene Justin Arienti
costumi Manuel Pedretti
disegno luci Giuseppe Calabrò
movimenti
coreografici Nikos Lagousakos
maestro
maestro
del
Coro Claudio Marino Moretti
GLI INTERPRETI
Idomeneo Brenden
Gunnell
Idamante Monica Bacelli
Elettra Michaela Kaune
Ilia Ekaterina Sadovnikova
Arbace Anicio Zorzi Giustiniani
Il sommo
Idamante Monica Bacelli
Elettra Michaela Kaune
Ilia Ekaterina Sadovnikova
Arbace Anicio Zorzi Giustiniani
Il sommo
sacerdote
di
Poseidone Krystian
Adam
La voce
La voce
dell’oracolo Michail
Leibundgut
Orchestra
e Coro del Teatro La Fenice
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
col sostegno del Freundskreis des Teatro La Fenice
sopratitoli in italiano e inglese
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
col sostegno del Freundskreis des Teatro La Fenice
sopratitoli in italiano e inglese
FOTO MICHELE CROSERA