martedì 4 novembre 2014

VEC MAKROPULOS, LEOS JANACECK - PRIMA MONDIALE DELLA REVISIONE CRITICA DELLA PARTITURA A CURA DI ANNETTE THEIN, JONAS HAJEK E TOMAS HANUS, EDIZIONI BARENREITER PRAHA - BAYERISCHE STAATSOPER, Sabato 1 novembre 2014

“E' brutto esser vecchi.

Lei però è sempre bella.

Sappia, i pazzi hanno vita lunga, io vivrò a lungo certo! E finché l' uomo si innamora.”

Per la prima volta sul palcoscenico della Bayreische Staatsoper in lingua originale e con la partitura revisionata in base alle tre stesure (1923 1925) dell'eterno insoddisfatto Janaceck ad opera di Annette Thein, Jonas Hajek e Tomas Hanus, il capolavoro del compositore moravo è stato finalmente reso all'ascolto del pubblico nella sua versione più completa e più fedele alle intenzioni dell'autore, chiarendo numerosi errori che le precedenti edizioni avevano creato nella strumentazione, nella ritmica e nella struttura armonica.

Opera complessa e immensa che fonde con superba maestria gli ingredienti del thriller macabro, del giallo sociologico, del poliziesco fantastico, del racconto alchemico in una trama ingarbugliatamente pluristratificata in un lavoro teatrale di durata tutto sommato limitata (1ora e 50 di musica), Vec Makropulos è figlio diretto del clima magico che si respirava a Praga in quegli anni con i lavori di Kafka e di Karel  Capek.

Maestro indiscusso del canto di conversazione dove la scansione drammatica è rapidissima, nella sua penultima opera Janacek raggiunge l'apice della fusione completa parola\musica: gli scambi di battute sono fulminei,come ovviamente lo sono gli elementi musicali, brevi, lucidi e scolpiti in una partitura costituita in gran parte di temi brevissimi dove la musica ruota costantemente su se stessa.

E interprete indiscusso di questa rappresentazione a Monaco è stata senza ombra di dubbio la musica e il suo interprete principale, il direttore d'orchestra Tomas Hanus, il quale coinvolgendo una orchestra come quella della Bayerische Staatsorchester in stato di grazia è riuscito a far risaltare tutta l'originalità della partitura contribuendo a renderla tesa e interessante. La scarica nervosa e lo scarno e nervosissimo tessuto orchestrale che Hanus è riuscito a comunicare,  si è perfettamente sposato con un' orchestra di ampio colore espressionistico, risaltata da una pulizia timbrica esemplare e metronomicamente perfetta.
Finalmente Hanus ci ha restituito i bellissimi passaggi della viola d'amore solitamente tagliati, scritti in partitura, che sottolineano il carattere magico e fantastico di questa scrittura.

Con la scelta di rappresentare l'opera senza intervalli, il regista Arpad Schilling, coadiuvato nella drammaturgia da Miron Hakenbeck, si pone in perfetta simbiosi con la direzione tesissima di Hanus. Il dramma scorre senza interruzioni, ma si perde via via per strada in un vuoto di idee alquanto imbarazzante per un lavoro talmente esplosivo come questo.
L'impianto scenico di Marton Hag è fisso ma girevole nel lati per ogni atto, una montagna di sedie per il primo, un palcoscenico vuoto per il secondo, una gelida stanza d'albergo per il terzo.
Schilling nel suo lavoro esalta esclusivamente l'aspetto erotico della protagonista, grazie anche ad un'interprete come Nadja Michael dal fisico mozzafiato, strizzando più volte l'occhio alla Sharon Stone di Basic Instincts, soprattutto nel secondo atto dove la famosa scena dell'accavallamento di gambe con vista delle nudità è ripetuto più volte.
E poi un via via di palpamenti, amplessi, coiti interrotti e quant'altro fino alla scena finale dello svelamento della vera identità della protagonista, declamato da una seminuda Michael (sì abbiamo capito, è bellissima ed ha un fisico spettacolare) mentre si fa frustare con contorno di coristi (che in realtà dovrebbero stare in buca con l'orchestra..) voyer che se ormai non scandalizzano più nessuno, disturbano sicuramente un pochino.
Ovviamente in tutto questo festival dell'ormone, il lato magico, fantastico e onirico della storia viene smarrito, con conseguente focalizzazione sull'aspetto esclusivamente carnale della donna immortale e dei suoi spasimanti sovraeccitati.

Nadja Michael  è una Emilia Marty spettacolare vocalmente, che unisce la voce calda e brunita del suo essere stata un mezzosoprano ad un perfetto canto di conversazione anche se non si capisce bene in quale lingua canti. Le difficilissime “parole cantate” di Janaceck scorrono comunque bene e la voce è perfetta nelle due ore ininterrotte, arrivando al climax finale in una ideale catarsi musicale.

Pavel Cernoch é un Albert Gregor bellissimo anche lui fisicamente e vocalmente dal timbro seducente. Specialista nel teatro di Janacek, Cernoch è un tenore che non si risparmia nell'economia vocale con risultati ottimali. La sua ostica e acutissima parte gli calza come un guanto perfetto.

Suo rivale sulla scena, lo Jaroslav Prus di John Lundgren ha voce possente anche se molto nasale ma si adatta perfettamente al suo ruolo.
Gustav Belacek è stato un Dr Kolenaty perfettamente a suo agio, complice la madrelingua ceca, nell' ispida parte del petulante avvocato, aderendo alla perfezione alle intenzioni del compositore.

Kevin Konners (Vitek) e Dean Power (Janek) sono stati un po' sottotono, probabilmente tutti concentrati ad assecondare le richieste registiche piuttosto che concentrarsi sul canto.

Interessante il cameo del veterano Reiner Goldberg (sommo cantante wagneriano tra i più acclamati del secolo scorso) nei panni del conte Hauk-Sendorf, qui interpretato come un povero scemo che perde la testa per la starlette di turno.

Completavano il cast con corretta partecipazione Tara Erraught (Krista), Peter Lobert (un tecnico), Heike Grotzinger (una donna delle pulizie), Rachel Wilson (la cameriera di Emilia).

Corretta la breve partecipazione della sezione maschile del Chor der Bayerischen Staatsoper diretto da Soren Eckhoff.

Successo  per tutta la compagnia musicale con applausi di cortesia e qualche dissenso per i responsabili della messa in scena da parte del pubblico.

Pierluigi Guadagni

LA PRODUZIONE

Direttore                                Tomáš Hanus
Regia                                     Árpád Schilling
Scene e costumi                     Márton Ágh
Luci                                       Tamás Bányai
Drammaturgia                      Miron Hakenbeck
Maestro del coro                  Sören Eckhoff

GLI INTERPRETI

Emilia Marty                         Nadja Michael
Albert Gregor                       Pavel Černoch
Vítek                                      Kevin Conners
Krista                                    Tara Erraught
Jaroslav Prus                        John Lundgren
Janek                                     Dean Power
Dr. Kolenatý                         Gustav Beláček
Ein Theatermaschinist         Peter Lobert
Eine Aufräumefrau               Heike Grötzinger
Hauk-Šendorf                       Reiner Goldberg
Kammerzofe Emilias            Rachael Wilson





Foto Bayerische Staatsoper