L’acclamata produzione ‘epica’ dell’Aida di Giuseppe Verdi targata anno
1988 ritorna con grande successo al Met di New York per questa stagione d’opera,
ove si ritrovano a chiare lettere i fasti e lo splendore dell’antico e mitico Egitto dei
Faraoni. Il team produttivo di stampo chiaramente cinematografico capeggiato da Sonja
Frisell si avvale infatti delle scene progettate dal nostro celebre designer
teatrale e da pellicola Gianni Quaranta. Lo spettacolo ci propone quindi tutto quello che ci si aspetta di trovare sul
palco: le enormi pareti con sfingi in bassorilievo del palazzo di Menfi, gli
appartamenti di Amneris con arredi e decori lussuosi, le magnifiche sponde del
Nilo accennate da sfumature azzurre circondate da mura ed archi maestosi, e
così via. La fatal pietra si compone in diretta grazie agli
stupefacenti piani mobili che in un lampo suddividono il palco nel consueto duplice
livello. Il coro e le comparse sono meravigliosamente vestiti da Dada Saligeri. Le luci di Gil Wechsler forse potevano essere maggiormente
suggestive, scegliendo sfumature variopinte piuttosto che il semplice bianco,
ma il grandioso impianto scenografico non ne ha risentito particolarmente ed il
pubblico ha applaudito ad ogni cambio scena, sobbalzando di stupore all'arrivo
dei cavalli per il trionfo, un classico che piace sempre.
Il cast ha offerto una prova eccellente sotto tutti i punti di vista ed
anche i ruoli di contorno hanno brillato.
A cominciare dalla magnifica Aida di Liudmyla Monastyrska, che torna
nel tempio americano dopo il debutto di due stagioni fa confermando le
aspettative attese. La sua voce particolarmente rotonda si colora di molteplici
sfumature ed è in grado di rompere gli
argini della sala per potenza, mettendo in fila sia mezze voci che pianissimo
quasi commuoventi. La sua Numi pietà
e la dolcissima Oh cieli azzurri
incantano per intensità e correttezza esecutiva, con uno straordinario do preciso e quasi sussurrato.
Molto intenso anche il Radames di Marcello Giordani. L'italiano ha
un godibilissimo timbro tenorile che si esalta nell' ottava acuta. Si dona molto al ruolo del condottiero, ma
risulta ancor più credibile come uomo d'onore pronto alla morte pur non reo.
L'Amneris di Olga Borodina è combattiva e volitiva, ma
risplende davvero come donna innamorata senza speranza, mostrando che anche le
figlie indomite di un faraone possono avere un cuore. Il suo strumento è possente,
sormonta tranquillamente l'orchestra e riempie la sala. È una parte durissima
che forse verso la fine la porta a qualche piccolo segno di stanchezza, ma nulla
di ciò inficia una prova più che positiva.
Željko Lucic da’ vita ad un Amonasro imperioso, austero ed
inappuntabile, forte di una voce dal timbro di bel colore e buon volume. Altrettanto
positiva l’interpretazione di Dimitry Belosselskiy come Ramfis: la
sua voce scava profondamente nella zona grave della partitura consentendogli di
costituire il valore aggiunto ad una performance già del tutto credibile dal
punto di vista attoriale.
Bravo anche il messaggero di Eduardo Valdes: molto musicale e
dall'ottimo fraseggio.
Molto buono il Faraone di Soloman Howard, regale e deciso quanto
basta, come ottima la Sacerdotessa di Lori Guilbeau.
I ballabili del corpo di ballo che ha visto come solisti Christine
Hamilton e Bradley Shelver hanno completato lo spettacolo, con coreografie
di Alexei Ratmansky.
Entusiasmo a mille per il Maestro Marco Armiliato che ha condotto la
compagine orchestrale americana con estrema attenzione ai particolari. Il gesto
è chiarissimo, ogni attacco sia ai cantanti che ai musicisti è preciso ed immancabile;
abile nel calibrare tempi e sfumature a seconda delle azioni in scena e dei
conseguenti stati d’animo, sottolineando di volta in volta pathos o grinta con
congrui accenti e dinamiche. Il coro preparato da Donald Palumbo, perfetto
anche nella pronuncia, è stato il completamento di una produzione davvero equilibrata.
Alla fine della serata, uno straripante pubblico meravigliosamente
eterogeneo ed entusiasta ha tributato trionfali saluti con punte di ovazioni
per Monastyrska, Borodina, Giordani ed il Maestro Armiliato.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore d’orchestra Marco Armiliato
Regia Sonja Frisell
Scene Gianni Quaranta
Costumi Dada Saligeri
Luci Gil Wechsler
Coreografie Alexei Ratmansky
Maestro del coro Donald Palumbo
GLI INTERPRETI
Aida Liudmyla Monastyrska
Amneris Olga Borodina
Radamès Marcello Giordani
Amonasro Željko Lucic
Ramfis Dimitry Belosselskiy
Il re Soloman Howard
Messaggero Eduardo Valdes
Sacerdotessa Lori Guilbeau
Ballerini solisti Christine
Hamilton, Bradley Shelver
Coro ed orchestra Metropolitan Opera House di New York
Foto Metropolitan Opera - New York