….Il
padron con prepotenza l'innocenza mi rubò...
“Chi
son io tu non saprai”.
Lo
afferma Don Giovanni mentre, scoperto il il suo notturno tentativo di possedere
Donna Anna, viene inseguito dalla donna e dal padre di lei.
Don
Giovanni reca la significativa
definizione di “dramma giocoso”
non “opera buffa”, quindi e neppure “opera seria” , ma un oscillare
continuo tra elemento scherzoso e demoniaco in cui il protagonista centrale,
Don Giovanni appunto, guida l'azione dall'inizio alla fine con coerente fedeltà
alla propria ricerca del piacere anche contro la morale.
Don
Giovanni è presente anche quando non c'è e gli altri sette personaggi
dell'opera ruotano costantemente attorno alla sua figura, tutta istinto e
passione.
La
sua figura passa sulla scena come un turbine, sospinta dalla vitalità
inesauribile dell'eros che scorre, affermandosi attraverso il suo mimetismo, la
capacità di dissimulazione, l'adattamento a qualsiasi situazione vissuta nel
presente, senza ricordi e senza presagi.
Con
queste significative premesse il debutto dell'opera mozartiana al Nuovo Teatro
Nazionale di Tokyo nell' allestimento di Grisha Asagaroff non poteva avere
esito migliore.
Pur
non discostandosi eccessivamente da un allestimento tradizionale, per quanto
limitativo sia il termine, Asagaroff ci offre un Don Giovanni onirico, giocato
tra le nebbie di Venezia e i boschi di betulla della Marca trevigiana di Da
Ponte.
In
questo contesto i personaggi sviluppano uno studiatissimo e sapiente teatro di
regia ove anche il minimo dettaglio di una mano che rotea o di una spada che
ferisce risultano talmente naturali e spontanei da emozionare istintivamente.
Coloratissimi
e nel solco del settecento veneziano i costumi di Luigi Perego che è stato
anche ideatore degli elementi scenici sapientemente esaltati dal lighting
design di Martin Gebhard.
Nei
panni di Don Giovanni abbiamo piacevolmente ritrovato Adrian Erod dopo il suo
splendido Sixtus Beckmesser nei Meistersinger da noi ascoltati ad Amsterdam il
giugno 2013. Voce duttilissima che sa piegarsi ai sottili giochi perversi della
partitura Mozartiana con un mordente originalissimo mai sopra le righe, Erod
tratteggia il suo Don Giovanni con voce molto chiara e ben proiettata, dal
fraseggio perfetto sostenuto da una dizione encomiabile.
Suo
degno compare il Leporello di Marco Vinco è un autentico
fuoriclasse nel ruolo. Il cantante veronese, pur affaticato a volte da una
partecipatissima ed intensa recitazione alla quale mai si è risparmiato, è
stato esaltante per emissione sicura e controllata da un livello tecnico di
alta levatura.
Della
Donna Anna interpretata da Carmela Remigio si può dire tutto il
bene possibile per una cantante ormai arrivata ad un livello di tale perfezione
vocale pur alla sua giovane età con pochi paragoni nel teatro musicale odierno.
Interprete di notevole presenza scenica, canta con una fluidità, un'eleganza e
una rotondità di suono veramente splendidi uniti ad una dizione scolpita e ad
un' accento che li valorizza superbamente.
Donna
Elvira era Aga Mikolaj, dopo averla udita nel Ring scaligero come
apprezzata interprete di Woglinde, debbo dire che lo sviluppo di questa giovane
cantante polacca è notevole, la sua interpretazione tutta giocata sul perenne
controllo dei fiati è alla ricerca continua di colori vocali non comuni. Molto
applaudita la sua aria del secondo atto.
Ottimo
Paolo
Fanale nel ruolo di Don Ottavio. Il tenore palermitano conferma di
volta in volta al nostro ascolto, una costante crescita artistica. La parte di
Don Ottavio è una scrittura di notevole difficoltà che richiede un controllo
perfetto della respirazione, pena il disastro assicurato. Fanale supera questo
scoglio innanzitutto con un timbro bellissimo aiutato da una notevole abilità
tecnica, da una tenuta vocale e da una forza di accento e incisività timbrica
uniti a raffinatezza e capacità interpretativa.
Brillante,
scanzonata senza strafare ma anche capace di risvolti malinconici la Zerlina di
Washio
Mai assieme al Masetto ingenuo e corretto di Machi Hidekazu.
Convincente
la voce profondissima di Tsumaya Hidekazu come Commendatore.
Direzione
tesa e stringente quella del veterano Ralf Weikert. Nelle sue mani la
meticolosa e forse troppo precisa Tokyo Philarmonic Orchestra non si lascia
andare alle idee musicali del suo direttore ospite, tutta tesa alla ricerca di
una perfezione interpretativa quasi impossibile da raggiungere in Mozart.
Corretto
e partecipe il New National Theatre Chorus diretto da Misawa Hirofumi.
Successo
vivissimo per tutti con autentiche ovazioni da parte di un pubblico in delirio
ed entusiasta come solo quello giapponese sa essere.
Pierluigi
Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore Ralf
Weikert
Regia Grischa Asagaroff
Scene &
Regia Grischa Asagaroff
Scene &
Costumei Luigi Perego
Luci Martin Gebhardt
Luci Martin Gebhardt
GLI INTERPRETI
Donna Anna Carmela Remigio
Don Ottavio Paolo Fanale
Donna Elvira Aga Mikolaj
Masetto Machi Hidekazu
Zerlina Washio Mai
Don Ottavio Paolo Fanale
Donna Elvira Aga Mikolaj
Masetto Machi Hidekazu
Zerlina Washio Mai
Coro New National Theatre Chorus
Orchestra Tokyo Philharmonic Orchestra
Orchestra Tokyo Philharmonic Orchestra
Foto Tokyo National Theatre