Ad inaugurare il Carnevale veneziano in questi giorni non poteva essere scelta opera più azzeccata. Difatti nell'anno 1815 a Gioachino Rossini fu proposto
di comporre, per conto del duca Francesco Sforza Cesarini, un'opera che fosse rappresentata proprio nel periodo di Carnevale dell'anno successivo al Teatro Argentina di Roma. Così il compositore pesarese pensò all’opera di Beaumarchais 'Le Barbier de Séville', per trarre spunto per
le vicende da musicare. Il risultato fu un incredibile ritratto di personaggi
tipici della società dell'epoca, addirittura caricaturati all’eccesso,
ognuno diverso dall’altro, e descritti in maniera esemplare dalla musica che è
stata composta per essi. Così il protagonista Figaro è un incredibile factotum
che è richiesto da tutti molto più per la sua astuzia che per le sue effettive
doti di barbiere; il conte d’Almaviva è un nobile che ovviamente pensa bene di chiedere aiuto al protagonista per attuare il suo sogno amoroso; il dottor Bartolo rappresenta la tanto criticata borghesia di allora e pertanto viene
raggirato per tutta la narrazione; il maestro di musica è Don Basilio, un bell’esemplare di
ipocrita voltagabbana. Costoro ruotano attorno alla giovane Rosina, l’amata dal
conte, che le escogita tutte per non andare in sposa all’acido tutore, Bartolo
appunto, e che alla fine la spunterà, naturalmente grazie all’aiuto prezioso di
Figaro. La prima si tenne il 20 febbraio 1816.
Un
ensemble tale di personalità così variegate ha certamente bisogno di una regia
che ne esalti le caratteristiche. E Bepi
Morassi non manca
all’appello. In questa sua visione, i protagonisti della storia sono quasi
delle ‘macchiette’ comiche, si muovono sulla scena con espressioni e movimenti
a tratti burleschi, che hanno suscitato ilarità tra il pubblico in più di una
occasione, anche con la compartecipazione di orchestra e direttore. Le scene di
Lauro
Crisman, già note al pubblico veneziano da stagioni precedenti, raffigurano in maniera
tradizionale la piazza di Siviglia ove si affaccia il balcone di Rosina, nonché
un angolo della sua stanza, arredata di tutto punto con parato a strisce rosse
e sullo sfondo il balcone a cui si accede con due piccole rampe di scale. I
costumi richiamano l’epoca in cui l’opera fu scritta, per un risultato d’insieme
delicato e gradevolissimo.
Con tali premesse, serviva un cast di interpreti
capaci sia vocalmente che dal punto di vista attoriale, e si può dire che la
compagine artistica abbia ben risposto a tali richieste.
Figaro è interpretato da un incredibile ed energetico Vincenzo
Taormina. Voce poderosa, sciolta, dal bel timbro baritonale, supera
senza problemi l’aria di ingresso facendo suoi melodia e testo, si muove con
estrema agilità sulla scena impersonando un barbiere simpatico e sbruffone al
tempo stesso, vanesio a tratti, vulcanico, in una parola straordinario. Gli fa
da contraltare il giovane Maxim
Mironov. Registicamente meno libero, mostra comunque una certa
sicurezza nel ruolo, aiutato anche da una voce tenorile leggera ed acuta che
ben si adatta all’epoca ed alle arie che sono state tratteggiate per il suo
personaggio, pur se talvolta non riesce ad emergere sopra il suono
dell’orchestra.
Convincente la Rosina di Chiara Amaru'. Sicura nella sua
vocalità, gioca con tutta la gamma di suoni di cui dispone, esegue scale e
vocalizzi senza difficoltà, unisce il tutto a movenze accattivanti e scioltezza
nella parte, come si evince già dalla sua interpretazione della celeberrima ‘Una voce poco fa’ . Ben calato nella
parte del tutore opprimente Omar Montanari, alias il dottor
Bartolo. Dal buon colore scuro la sua voce, il basso è ben preparato anche dal
punto di vista teatrale, offrendo espressioni ed atteggiamenti che delineano un
perfetto borghesuccio medio.
Apprezzato nelle vesti dell’ipocrita Don Basilio,
il basso Luca dall'Amico . La sua voce corposa e profonda gli permette
di dar vita ad un personaggio ambiguo pur nella sua comicità di 'imbroglione di matrimoni', centrando
il ruolo dello squattrinato che gira come il vento pur di racimolare qualche
soldo.
Si è distinta particolarmente per simpatia e bravura Giovanna
Donadini nel ruolo della governante Berta, mostrando anche buona
potenza di voce. Infine, simpatici e bravi anche William Corro' nel ruolo
di Fiorello, così come Nicola Nalesso, un convinto
ufficiale della ‘Forza’.
La Forza è appunto rappresentata dalla sezione
maschile del Coro del Teatro La Fenice,
diretto anche in questo caso egregiamente dal Maestro Claudio Marino Moretti.
Il Maestro Stefano Rabaglia ha diretto a
memoria questo difficile capolavoro, e fa anche piacere notare che spesso
ha accompagnato gli interpreti cantando con essi, mostrando di avere ben in
pugno la partitura, ed offrendone una lettura coerente con quanto visto in
scena, senza mai scivolare in sonorità eccessive.
Non poteva che apprezzare questa felice produzione, un
folto pubblico che, uscendo dal delizioso teatro veneziano, ancora continuava
ad applaudire copiosamente tutti i protagonisti della serata.
MTG
LA
PRODUZIONE
Maestro concertatore Stefano Rabaglia
e direttore
e direttore
Regia Bepi Morassi
Scene e costumi Lauro Crisman
Scene e costumi Lauro Crisman
GLI
INTERPRETI
Il conte d'Almaviva Maxim Mironov
Bartolo Omar Montanari
Rosina Chiara Amaru'
Figaro Vincenzo Taormina
Basilio Luca dall'Amico
Berta Giovanna Donadini
Fiorello William Corro'
Un ufficiale Nicola Nalesso
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Con sopratitoli
allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Bartolo Omar Montanari
Rosina Chiara Amaru'
Figaro Vincenzo Taormina
Basilio Luca dall'Amico
Berta Giovanna Donadini
Fiorello William Corro'
Un ufficiale Nicola Nalesso
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Con sopratitoli
allestimento Fondazione Teatro La Fenice