La meravigliosa Artista che
ho incontrato questa volta è un giovane soprano, la palermitana Jessica
Nuccio, che si sta avviando verso una bella e brillante carriera
nell’opera lirica. Ha iniziato a calcare le scene dei più importanti teatri
italiani da un paio d’anni circa, sempre offrendo interpretazioni generose che
hanno entusiasmato il pubblico, grazie anche alla sua voce melodiosa e chiara, capace di regalare grandi emozioni. Ha al suo attivo già ruoli da protagonista
in opere tra cui: Traviata al Teatro La Fenice di Venezia, Mimì nella
Bohème a Lucca, Pisa e Ravenna, Daria a Zurigo
e a Catania nelle Convenienze e inconvenienze teatrali, nonché Adina nell’Elisir d’amore a Messina e Palermo. La incontro in un giorno di
pausa a Venezia, ove è in preparazione la Bohéme al Teatro La Fenice. Tra una
chiacchiera e l’altra, scopro una cara persona, dall’animo gentile e semplice,
che canta perché prova immensa gioia ogni volta che sale sul palcoscenico, il
che si nota pienamente.
Descriva la sua voce a chi
non la conosce e cosa secondo lei la distingue da quella degli altri suoi
colleghi
Oddio che domanda
particolare! Non è semplice parlare della propria voce, in quanto la percezione
che se ne può avere non sempre corrisponde a ciò che gli altri hanno e si
rischia di essere fraintesi. Posso certamente dire che è una voce fresca,
giovane, che deve crescere e fare il suo percorso. Questo direi se pensassi
alla mia voce.
Come descriverebbe gli inizi
della Sua carriera e cosa l’ha portata a intraprenderla?
Certamente una grande
passione che provo nel cantare, una sensazione gioiosa che mi da’ emettere
certi suoni e provare certe emozioni in scena. Provenendo da una famiglia
umile, in estate andavo alle colonie dai frati o dalle suore. Siccome venivano
organizzate delle serate musicali con noi bambini, fui notata da una signora
benestante e generosa che sovvenzionava i progetti con i bambini. Una sera mi
misi a cantare ‘O sole mio’ e rimase colpita a tal punto che chiese
espressamente a mia madre di permetterle di provvedere ai miei studi musicali,
in quanto aveva visto in me una predisposizione verso questo tipo di
disciplina, ed anche del talento. Mi comprò letteralmente tutto ciò che mi
serviva, dai vestiti allo strumento musicale, il violino, e naturalmente mi
iscrisse al conservatorio. E di lì mi si aperse un mondo che mi era del tutto
sconosciuto, si pensi che non sapevo neanche come reggere in mano il violino.
Devo tantissimo a quella signora ed alla sua organizzazione.
I ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore
soddisfazione?
Ho studiato moltissimo per
alcuni anni e poi sono arrivata all’Accademia lirica dal Maestro Simone Alaimo.
Lui ha creduto in me, più di quanto
credessi io. Ho vinto alcuni concorsi, l’ultimo dei quali il Marcello Giordani,
e da lì sono arrivate le prime rappresentazioni nei teatri e la carriera è
iniziata. Ho adesso una bella collaborazione con la Fenice che mi da' molta
soddisfazione. Comunque il mio punto di svolta resta l’incontro col Maestro
Alaimo e sua moglie, Vittoria Mazzoni, persone stupende a cui devo moltissimo.
Cosa avrebbe fatto se non
avesse scelto questa carriera?
Ah
l’estetista certamente! Mi piace molto curare l’aspetto fisico e credo proprio
che avrei intrapreso quella carriera se non avessi cominciato a cantare a tempo
pieno.
Quanto conta l’immagine oggi
nel mondo del Teatro d’Opera?
Oggigiorno conta veramente
tanto. Una volta non era così, oggi invece se hai un bell’aspetto ed anche una
bella voce bene. Dovrebbe essere il contrario, ma non è così.
Come studia una partitura
nuova?
Innanzitutto c’è lo studio
della parte. Lo studio della partitura con la mia spartitista Patrizia Quarta,
lo studio del personaggio con il mio Maestro, Simone Alaimo appunto. Poi passo ore
ed ore al pianoforte cercando di trovare la chiave giusta. Soltanto al termine
ascolto ciò che hanno fatto gli altri, dopo essermi fatta un’idea del
personaggio. Inizio un anno prima, il ruolo deve metabolizzare in me. Faccio
pause di pochi giorni per riposare la mente e poi riprendo. Ho iniziato infatti
l’anno scorso a studiare Lucia di Lammermoor che debutterò ad ottobre. Deve
essere necessariamente un processo lungo perché venga fuori in maniera più vicina possibile a come voleva l'autore.
E poi si matura col tempo ovviamente.
Predilige i ruoli
drammatici oppure quelli per così dire più
‘leggeri’?
Amo certi ruoli verdiani,
donizettiani, amo Bellini. Sicuramente mi piacciono i ruoli che ho debuttato
fin ora.
Come si concilia un mestiere
“frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Mi sono trasferita a Verona
proprio per stare con il mio compagno Simone, in vista anche della nascita del
bimbo che è in arrivo, e cerchiamo di passare ogni momento libero insieme, di
raggiungerci il più possibile. La famiglia è molto importante per noi. I
famigliari siciliani poi sono tutti contenti, li vediamo poco ma sono sempre
con noi col cuore e col pensiero.
Il rapporto con le Regie
d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Personalmente amo molto le
regie tradizionali. Ma l’importante è che anche se moderne, non stravolgano
quanto hai imparato in un anno di studio. Magari passi mesi e mesi ad
immaginare un ruolo scritto e pensato in un certo modo, e poi la regia cambia
completamente visione e prospettiva e devi cominciare da capo. Considerando anche
il fatto che oggi non c’è tanto tempo materiale per provare in teatro, non
sempre tutto ciò è produttivo. Ovviamente si cerca di fare comunque tutto nel
migliore dei modi.
Il rapporto con i direttori
d’orchestra?
Bellissimo! Io mi sento
tanto ‘piccola’ al loro cospetto; ho tanto da imparare e mi faccio guidare,
consigliare. Mi sono trovata sempre bene con quelli con cui ho lavorato fin
ora, come Renato Palumbo e Paolo Carignani, per citarne alcuni. Mi piace molto
ascoltare le prove di insieme, anche quando non canto io, cerco di apprendere
il più possibile dai colleghi più esperti di me, sono delle fonti!
Ha mai sofferto di invidia o
è mai stato oggetto di invidie altrui?
Purtroppo sì, ci sono sempre
persone che parlano male degli altri, ma io non ci faccio caso. Non provo
invidia per le altre colleghe, anzi cerco appunto di imparare da loro. Per
esempio stimo moltissimo Nino Machaidze, la trovo una persona carinissima, che
ha tanta stima per la mia voce e mi da’ sempre ottimi consigli.
Città del mondo preferita?
Dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro?
Nessun posto al mondo è come
casa: la mia terra, la Sicilia, e adesso Verona con Simone. Poi ovviamente mi
adatto facilmente ai luoghi che visito, il mondo è così bello e vario!
Dove si mangia meglio e/o
peggio?
Anche in questo caso non si
tratta di peggio o meglio: in ogni luogo c’è il cucinato bene o male, basta
sapere scegliere e sapersi anche adattare.
Cibo preferito?
Assolutamente
la pasta: gli anelletti al forno, che buoni!
Superstiziosa?
No,
non mi ritengo superstiziosa e non ho rituali particolari prima di andare in
scena.
Il Suo rapporto con la
spiritualità?
Molto
profondo, sono molto religiosa.
I Suoi hobbies?
Mi piace molto fare i lavori
manuali, come il decoupage o fare dei gioielli con materiale vario. Sono
lavoretti che mi rilassano, anche se li prendo in mano magari dopo mesi, ma mi
diverto molto. Oltre alla lettura ed anche il cinema. Mi piacciono molto le
favole, i cartoni animati, i musical anni cinquanta, tipo Sette spose per sette
fratelli, Mary Poppins, e simili.
Ama più il giorno o la
notte?
Amo
senz’altro il giorno: se ti svegli presto sei pimpante e puoi fare tante cose. Invece
vado a letto presto, subito dopo cena.
Le Sue colleghe preferite
del passato e del presente?
Ce
ne sono tantissime: ovviamente il mito Callas, la grande Dessì, la Freni, ed
apprezzo molto la cara Nino Machaidze che in Bohème a Salisburgo mi ha veramente
colpito.
Cosa fa poco prima di salire
sul palcoscenico?
Mi sveglio presto col
pensiero della rappresentazione. Scaldo la voce e mi reco a teatro molte ore
prima dell’inizio e passo tanto tempo a vocalizzare. Tra l’altro a fine recita
anche se sono stanca fisicamente, sento che la voce è calda e sarebbe pronta
per un’altra rappresentazione! Si scalda sempre più a furia di cantare.
Come vive il rapporto con il
pubblico?
Amo molto le dimostrazioni
d’affetto, anche se sono un po’ riservata. Non sono tipo da social network per
esempio. Ma è sempre una grande gioia ricevere le ovazioni del pubblico, tanta
soddisfazione che riempie il cuore. Sono una delle ragioni per cui cantiamo.
Come vede questo momento di
crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Devo ammettere che la
situazione in Italia è alquanto insostenibile. Purtroppo ci sono teatri in
seria difficoltà e non si vede il modo di aiutarli e far sì che portino avanti
certi impegni presi, anche nei confronti di noi artisti. Ovviamente ce la
mettiamo tutta per offrire sempre il meglio che si possa desiderare per il
nostro pubblico, ma bisognerebbe trovare il modo di risolvere tante situazioni
critiche: speriamo bene.
Cosa manca nella Sua vita
oggi?
Dal
punto di vista della vita privata sono felicissima di quello che ho. Per quanto
riguarda il lavoro invece ho tantissimo ancora da vivere e da augurarmi per il
futuro.
Episodi buffi nel backstage o in scena?
Ricordo perfettamente un
episodio: durante una recita a Zurigo delle Convenienze,
in una scena in cui dovevo inscenare un forte litigio, mi doveva essere
staccata una ciocca di capelli dalla parrucca in testa, alla quale però erano
attaccati anche i miei capelli veri, sicché il collega che cantava con me
continuava a tirare, ed io a picchiarlo sul serio per fargli capire che mi
stava facendo male sul serio! Risultato:
un volo pazzesco sul palco e ho dovuto continuare a cantare col
ginocchio dolorante, per fortuna è andato tutto bene lo stesso. Poi si è scusato
molto povero..
Qualcosa che vorrebbe dire
che non le è stato chiesto.
Cosa si prova cantando: sono
sempre stata introversa, sin da bambina. Invece quando canto mi apro alle
persone, provo una sensazione di libertà, di appagamento grande che forse mi
differenzia da chi canta solo per cantare. E’ come se il cuore si alleggerisse,
se mi togliessi un peso, una sensazione meravigliosa che provo solo quando
canto, una cosa sorprendente, in una parola: straordinaria.
Elisir d’amore al Regio di
Torino, Traviata alla Fenice di Venezia e a Catania il debutto in Lucia di Lammermoor.
Ed ancora una volta sento
che non ho soltanto chiacchierato con un’Artista, ma con una amica che si è
lasciata andare generosamente nei suoi racconti, nelle sue emozioni, e vedo
soprattutto una giovane donna, Jessica Nuccio, che crede nella
famiglia, nell’amicizia, nei valori morali, e che ha tanto amore da regalare al
suo pubblico, al lavoro che tanto ama, e che sicuramente le darà enormi
soddisfazioni già nel prossimo futuro. In bocca al lupo, Jessica!!
MTG