Con
Leo An, Seung Pil Choi, Antonello Ceron
e alla chitarra classica Fabio Spruzzola e Renato Samuelli.
Quarto appuntamento con l’associazione Verona Lirica al
Filarmonico di Verona. Una serata speciale organizzata per premiare in
particolar modo un’artista che ha reso grandi le sere in Arena con le sue
magistrali interpretazioni di Aida, dalla fama mondiale e che vanta grandi
meriti artistici: il soprano cinese Hui He.
Oltre a ricevere il meritato premio si è anche esibita in
diverse arie che hanno messo in risalto la sua voce corposa, calda e piena, dal
volume incredibile. Dalla Manon Lescaut di Puccini l’aria ‘Sola, perduta e abbandonata’, intensa e sentitamente interpretata;
da La forza del destino di Verdi ‘Pace,
pace mio Dio’; ‘Ebben ne andrò
lontana’ dalla Wally di Catalani, ed un brano tradizionale cantato nella
sua lingua madre che tradotto si intitola ‘Quanto
è bella la mia patria’. Inoltre a conclusione di serata, anche se stanca ha voluto generosamente dedicare
anche un bis al suo amato pubblico: ‘Mercè,
dilette amiche’ dai Vespri Siciliani di Verdi, mai eseguita da lei fin ora. Insomma una donna
straordinaria che ha dimostrato di possedere cuore e bravura che meritano tanto
successo e affetto.
A farle compagnia in questo concerto speciale tre interpreti
maschili che si sono alternati sul palco: il basso Seung Pil Choi ,
il baritono Leo An, ed il tenore Antonello Ceron. Pil
Choi è stato recentemente applaudito nel Macbeth proprio al
Filarmonico, e dunque ha proposto dall’opera l’aria ‘Come dal ciel precipita’, a seguire ‘O tu Palermo’, dai Vespri Siciliani, il duetto del Rigoletto
verdiano col baritono Leo An ‘Quel vecchio maledivami’, e la struggente aria ‘Ella giammai m’amò’ dal Don Carlo,
sempre di Verdi. Il migliore tra gli interpreti maschili del concerto, ha una
voce ben protesa verso il basso che tende addirittura al cavernoso quando
l’artista preme sulla gola per enfatizzare il suo timbro naturale.
Il baritono Leo An ha eseguito da solo tutte
arie verdiane: ‘Di Provenza il mar, il
suol’ dalla Traviata, ‘Eri tu che
macchiavi’ da Un ballo in maschera, oltre al suddetto duetto da Rigoletto.
Dotato di un timbro vocale tra il baritono ed il tenore, ha un bel colore ed ha
dato molto all’interpretazione, calcando forse eccessivamente in certi punti.
Tanto Verdi anche per il tenore Antonello Ceron. Arie da
Otello e da La forza del destino, in duetto con Leo An, nonché da Andrea
Chenier di Giordano ‘Sì, fui soldato’,
ed un omaggio alla canzone napoletana con ‘Dicitencello
vuie’. Il tenore ha uno strumento potente certamente, ma pecca leggermente
nella resa, che tende ad essere troppo spinta e talvolta non in linea con
quanto in esecuzione.
I chitarristi Fabio Spruzzola e Renato
Samuelli infine hanno offerto brani della tradizione spagnola: da
Miguel Llobet, a Isaac Albéniz, la celebre ‘Asturias’, al grande Garcia Lorca.
Come sempre accompagnati al piano dalla grande competenza del
Maestro Patrizia Quarta, con le simpatiche e puntuali introduzioni ai
brani di Davide da Como. Premiati
anche gli altri artisti della serata per la partecipazione, i soci dell’associazione
potranno tornare al Filarmonico per un altro bel pomeriggio musicale a fine
febbraio.
MTG