Pensando alla serata di ieri al Comunale di Vicenza, viene spontaneo fare una riflessione su tutte. Nella nostra mente infatti si fa strada il pensiero che se c’è qualcosa in grado di rendere
liberi veramente, non è certo il lavoro, inteso come costrizione forzata, come lo si intese ormai tempo fa nei campi di sterminio, ma l'arte suprema della musica:
melodie vitali in grado di risvegliare sensazioni uniche in ogni dove ed in
ogni tempo. Così ci piace introdurre lo splendido concerto dedicato alla
‘Giornata della Memoria’, che da qualche anno la Società del Quartetto
vicentina ha fissato in calendario, e che ieri sera ha davvero richiamato un
foltissimo pubblico per un trio di eccezionale valore artistico: Salvatore
Accardo (violino), Laura Gorna (violino) e Francesco
Fiore (viola).
Il maestro Accardo non ha certamente bisogno di
presentazioni, la sua fama, quanto si prodighi per la diffusione della cultura
musicale fra i giovani, ed i suoi grandissimi meriti come musicista e come uomo sono noti a
tutti, e ieri sera si è accompagnato con due artisti di grandissima qualità e
tecnica strepitosa.
Il programma proposto ha voluto essere appunto un viaggio nel tempo e nella storia, per ricordare come quanto i compositori
protagonisti della serata, abbiano aperto la mente di tante generazioni con la
loro arte, proprio perché ebbero la libertà di viaggiare, di esprimere loro stessi, di vivere.
Così i brani non certo comuni nei
repertori concertistici eseguiti ieri sera, hanno sorpreso e deliziato i
presenti. Con il Trio Miniature per archi op. 75 di Dvořák si è aperta la serata. Con i
suoi quattro movimenti si sviluppa in sonorità quasi contrastanti e indipendenti
tra loro, portandoci in un’atmosfera di cambiamento. Dissonanti i suoni, ma
simbiotico il rapporto dei tre strumenti a corde, che si fondono pur nell’individualismo
di ciascuna linea melodica; dal lento inizio che poi si fa appassionato, al
sogno del terzo movimento, ove l’accompagnamento crea un moto ondoso di
sensazioni che si placano al suono della melodia principale, fino al finale quasi
misterioso ed in sospeso.
Una sfavillante Sonata in
do maggiore op. 56 per due violini ci
porta nei ritmi serrati di Prokofiev, eseguita dal solo Salvatore Accardo con Laura Gorna, in un turbinio di suoni da gustare tutti in un sol
fiato. Senza respiro quasi l'ultimo movimento, lascia davvero assorti ed increduli per l’esecuzione
vigorosa di un pezzo che sembra un mare in piena che investe senza lasciare respiro: straordinario!
Cambio di atmosfere con il delizioso pezzo
mozartiano, stavolta esecutori Salvatore Accardo e Francesco Fiore per il
Duetto per violino e viola in sol maggiore. Pare che
questo duetto insieme ad un altro, narra la leggenda, fossero stati composti dal salisburghese per
aiutare Michael Haydn, fratello più giovane di Joseph, in difficoltà per non aver ancora composto tutti i sei
pezzi per violino e viola commissionati dall’Arcivescovo di Salisburgo nell'estate del 1786. Neanche a dire quanto godibile sia il risultato di quanto
scritto dal grande Amadeus, ricco di echi e sensazioni richiamabili all'epoca.
Infine, ancora Dvořák, Terzetto in
do maggiore op. 74 per due violini e viola. Un’escalation di magia e sonorità avvolgenti, meno dissonanti del pezzo
precedente, eseguito dai musicisti sempre in accordo e fusione mirabili, fino
al crescendo finale del tema con variazioni, anch'esso da togliere il fiato.
Con il bis da quest’ultimo dello scherzo
vivace , i tre grandi interpreti hanno salutato un pubblico felice e
soddisfatto per aver viaggiato col cuore, almeno per una sera.
MTG