Solisti: Pavel
Berman, Julian Steckel, diretti da Roman Brogli-Sacher
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Riprende
la grande musica sinfonica a Verona, che ritorna nella sua sede, il Teatro
Filarmonico, a partire da questo appuntamento, dopo il consueto concerto di
inizio anno. Per il quinto evento di questa stagione, l’orchestra dell’Arena di
Verona ha proposto dei pezzi da novanta che mettono a dura prova le abilità dei
musicisti e che lasciano col fiato sospeso dalla prima all’ultima vibrazione
sonora.
Si apre con Alberto Colla e
le sue ‘Scheggiature da Brahms’. Un
pezzo che fu scritto dal compositore nel 2002, utilizzando degli estratti dal
primo concerto per pianoforte ed orchestra di J. Brahms appunto. Le
‘scheggiature’ qui intendono proprio degli spunti, dei frammenti di brani della
tradizione classica e non, presi in un collage come in un’opera d’arte
contemporanea che rielabora il passato per stupire ed aprire nuove strade nel presente.
I suoni contrastanti, le dissonanze offerte da questo pezzo stupiscono il
pubblico, ma sono così armonici nell’insieme da risultare di notevole pregio.
Uno schiaffo al silenzio della sala, al silenzio dei sentimenti del nostro
tempo, sciabolate di note costruite con sapienza ed intelligenza, che il
direttore Roman Brogli-Sacher
risolve brillantemente con l’Orchestra veronese, ottenendo il giusto plauso
al termine dell’esecuzione.
Meraviglioso il successivo ‘Doppio concerto in la minore per violino,
violoncello ed orchestra’, op. 102 di J- Brahms. Uno splendido dialogo tra
i solisti Pavel Berman (violino) e Julian Steckel (violoncello), e
l’ensemble orchestrale, una complice armonia con il direttore d’orchestra,
hanno dato vita ad un’esecuzione notevole. Quella che fu l’ultima creazione
sinfonica del maestro di Amburgo, fu completata nel 1887, frutto della sua
amicizia col celebre violinista Joseph Joachim, che lo
aiutò anche nella stesura della partitura. Un lavoro che mette in grande
evidenza i solisti, e possiamo affermare che quelli che si sono esibiti ieri
sono stati perfettamente all’altezza delle aspettative. Sia Pavel Berman che Julian Steckel sono dotati di tecnica sopraffina e grandi doti
interpretative: il loro modo di suonare
non è mai soltanto esecutivo, ma anche fortemente espressivo, che
coinvolge e fa emozionare chi li ascolta. Così soprattutto nel secondo
movimento, la fusione tra solisti ed orchestra è risultata quasi ‘lirica’.
Ultima parte della serata affidata a due
straordinari poemi sinfonici di Richard
Strauss: ‘Don Juan’ op. 20, e ‘Till Eulenspiegels lustige Streiche’,
op. 28. Splendidamente descrittivi entrambi, sembra quasi di vedere
materializzarsi i temi narrati dalle note che il compositore ha messo insieme
per descrivere le vite di due personaggi diversi tra loro, ma uniti da un
comune destino tragico. Il primo fu scritto nel 1889, ed ebbe subito un
successo grandioso. Fu ispirato all’opera di Lenau, uno dei tanti autori che
versarono litri di inchiostro sulla vita del licenzioso Don Giovanni. E
all’ascolto i temi della sua vita ci sono tutti: l’esplosione di suoni ad
indicare l’energia del licenzioso, la dolcezza che esalta l’idea delle donne
amate da Don Giovanni, ed anche tragedia
e mistero insieme ad indicare il finale
inevitabile di morte. Così come nel secondo pezzo, ispirato pare alla vita di
un grottesco figuro vivente addirittura nel 1300 in Germania, c’è tutta la
bricconeria del personaggio nella grinta e nella vitalità della partitura. Il
tutto è stato magistralmente reso dall’orchestra dell’Arena di Verona, che ha
offerto un suono pieno, armonico, equilibrato, e condotta, come detto, con
energia e vitalità, nonché precisione, da Roman Brogli-Sacher,
che è parso divertirsi molto e danzare sulle note di Strauss, come magari,
perché no, anche Don Juan e Till avrebbero apprezzato..
Un teatro Filarmonico splendidamente
quasi tutto esaurito anche nei palchi ha salutato tutti gli interpreti con
calore ed entusiasmo, in attesa del prossimo spumeggiante appuntamento.
MTG