Ancora
una volta siamo calati nel passato storico di un grande popolo, grazie ad
un’opera di Giuseppe Verdi; un altro salto nel tempo per soffrire ed imparare con
le gesta di eroi- attori, e godere di altissimi e intensi momenti musicali.
Siamo nella Germania del sedicesimo secolo, nel pieno di una terribile faida
famigliare: un figlio crede di essere stato bandito dal padre, a mezzo una
falsa lettera scritta dal fratello; decide quindi di mettersi a capo di una
masnada di banditi per vendicarsi, macchiandosi di crimini efferati a sua
volta; ama ricambiato una angelica fanciulla, che alla fine sarà essa stessa una
delle sue vittime...
Insomma
un vero dramma in piena regola con tutti i crismi del caso: storia, guerra,
amore e odio fraterno, morte. Il tutto esaltato dalla potenza drammatica della
musica verdiana, che richiama con le sue note in ogni momento alla violenza
della battaglia, per poi sciogliersi nell’intensità dell’amore profondo … Questa
in estrema sintesi l’opera I Masnadieri, produzione in collaborazione con il
San Carlo di Napoli che la ha ospitata la scorsa primavera, e che in questi
giorni è riproposta al Teatro La Fenice di Venezia, per proseguire con le
celebrazioni verdiane, iniziate lo scorso novembre 2012.
Andata
in scena il 22 luglio 1847 all’ Her Majesty’s Theatre di Londra per la prima
volta, fu tratto a suo tempo dalla tragedia omonima Die Räuber di Friedrich Schiller, scritta a fine secolo
XVIII e che piacque molto al grande compositore, proprio per i temi affrontati.
Gabriele
Lavia però sposta il tutto molti secoli più avanti, vicino
ai giorni nostri. Ci troviamo in una specie di angolo suburbano, ove le pareti
dei palazzi sono completamente ricoperte da graffiti inneggianti alla libertà.
La scena creata con Alessandro Camera resta sostanzialmente questa per tutta la
recita, con al centro dei lampioni di ferro sottile sparpagliati sul palco,
una struttura di legno, su cui nel secondo atto penderà un crocifisso enorme, a
simboleggiare la supposta sepoltura del conte, ed una poltrona posta innanzi
alla scena in luogo di un letto, ove all’occorrenza gli interpreti vi si
adagiano. Probabilmente il regista vuole sottolineare il fatto che tematiche
del genere siano adatte ad ogni epoca, e del resto qui i Masnadieri sono di
fatto una banda giovanile di ribelli disperati, pronti a tutto per un futuro
migliore di libertà , senza temere un sicuro destino di sconfitta e
morte. Infine, i costumi moderni di Andrea Viotti (cappotti e giacche di pelle) concorrono a sottolineare
l’atemporaneità di suddetti ideali.
Per
dar vita al ruolo di Carlo è stato chiamato il tenore Andeka Gorrotxategui. La
sua interpretazione è stata notevolmente accorata, grazie allo strumento vocale
di cui è in possesso: una voce che si spinge in avanti con forza e corre via
nella sala. Buona l’interpretazione del suo personaggio sul palco.
Giacomo
Prestia ha offerto un ottimo Massimiliano. Il
basso non è nuovo al ruolo e lo ha certamente nelle sue corde. Possiede una
voce profonda che si tramuta quasi in tenebrosa nel sottolineare il dramma
delle parole cantate nei momenti più intensi. Imprime la giusta forza e pathos
al personaggio, grazie anche alla buona intesa col personaggio di Amalia, evidenziata
bene dal duetto nel primo atto.
Convincente
e assolutamente grande l’interpretazione del ‘villain’ dell’opera, il Francesco
di Artur
Rucinski: il baritono riesce a dare il giusto carattere al deforme
fratello malvagio, sia con il canto che con le movenze in scena. Sottolinea con
maestria le parole, sfruttando ora il registro grave per momenti di
riflessione, ora il registro più acuto nelle fasi più concitate.
Una
splendente Maria Agresta è l’infelice Amalia. La sua voce piena ed
armoniosa in tutta la gamma le permette di dare anima e corpo al suo ruolo
centrandolo con vera arte. Sul palco è sicura e la sua sofferenza è espressa
con profondità di carattere, così come vera è la gioia nello scoprire i suoi
cari ancora vivi nel secondo atto, mostrando doti attoriali notevoli. La sua
tecnica è stata apprezzata in tutte le arie che il suo personaggio offre, con scale, acuti,
trilli e pianissimo eseguiti correttamente e con sentimento.
Un
buon Cristiano
Olivieri è Arminio: il tenore mostra bel colore nella voce chiara ed
interpreta con forza e carattere il suo personaggio. Anche il ruolo di Rolla ci
è parso convincente nel complesso, interpretato da Enrico Masiero. Cristian Saitta è altrettanto valido nel
breve ruolo del pastore Moser.
La
sezione maschile del coro del Teatro la Fenice, diretto da Claudio Marino Moretti, ha mostrato
un bel carattere e doti interpretative in quest’opera che ne da’ grande
rilievo, accompagnando gli artisti in scena col giusto vigore.
Al
debutto nella direzione di questo dramma verdiano il giovane Maestro Daniele
Rustioni. La sua interpretazione della partitura è molto attenta: cerca
di non scivolare mai nell’esagerazione, né nell’eccessivamente tragico e quindi
pesante, né nel carattere ‘bandistico’ che taluni momenti potrebbero ispirare,
col ritmo incalzante delle note. Intensa la sinfonia in apertura che ha
guadagnato lunghi applausi. Attento ad ogni dettaglio, sia musicale che vocale,
ha dato tanto ed il pubblico lo ha grandemente applaudito per la particolare ‘verve’
che ha impresso alla sua conduzione.
Premiati
tutti gli interpreti dal pubblico entusiasta, che si possa definire Verdi
minore o meno, la sua musica resta un dono per il nostro Paese, che continua ad
illuminare le sale dei teatri in tutto il mondo con la sua stupefacente
bellezza.
MTG
LA
PRODUZIONE
Maestro
concertatore Daniele Rustioni
e
direttore
Regia Gabriele Lavia
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
Regia Gabriele Lavia
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
GLI
INTERPRETI
Massimiliano,
Giacomo Prestia
conte
di Moor
Carlo di Moor Andeka Gorrotxategui
Francesco di Moor Artur Rucinski
Amalia Maria Agresta
Arminio Cristiano Olivieri
Moser Cristian Saitta
Rolla Enrico Masiero
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
con sopratitoli
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in coproduzione con Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli
nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi
Carlo di Moor Andeka Gorrotxategui
Francesco di Moor Artur Rucinski
Amalia Maria Agresta
Arminio Cristiano Olivieri
Moser Cristian Saitta
Rolla Enrico Masiero
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
con sopratitoli
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in coproduzione con Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli
nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi