L’ultimo titolo in cartellone per il Festival areniano di quest’anno,
Roméo et Juliette di Charles Gounod, completa la stagione estiva della lirica veronese
con uno spettacolo già collaudato nelle due precedenti stagioni e di sicuro
impatto sul pubblico.
Una serata di grandi emozioni, non solo per la storia in sé dell’opera, simbolo
di Verona e degli innamorati di tutto il mondo, resa celebre dal capolavoro
Shakespeariano, ma anche perché lo spettacolo è stato dedicato alle popolazioni
di Emilia, Lombardia e Veneto, colpite dal terremoto nel maggio 2012. Sono stati
acquistati infatti dal Consorzio Tutela Grana Padano cinquemila biglietti ed
offerti ad altrettanti residenti dei comuni più colpiti, per regalare loro una serata diversa e sicuramente indimenticabile. Un minuto di
silenzio è stato osservato da pubblico e musicisti in piedi, prima dell’inizio
del primo atto, in ricordo delle vittime del terremoto, seguito poi dall’inno
italiano cantato da tutti i presenti insieme al coro, con alcuni rappresentanti
della Protezione Civile locale, a chiudere questo momento di commemorazione. Poi,
cambio di atmosfera e lo spettacolo ha avuto inizio.
Nonostante quella di Shakespeare sia una tragedia, lo spettacolo pensato da
Francesco Micheli
ha in sé una leggerezza e spontaneità che pervadono per tutto il suo
svolgimento. Del resto giovani e spensierati sono, almeno all’inizio, i nostri protagonisti.
Ed anche alla fine della rappresentazione, non è la morte a vincere su tutto,
ma il sentimento d’amore che legherà in eterno i due amanti, i quali non cadono
esanimi sul palco, ma corrono via passando in mezzo al pubblico verso un’unione
felice nell’aldilà. Le luci di Paolo Mazzon sono forti
e sgargianti, ma vedono come protagonista principale soprattutto il colore
rosso, simbolo di passione e odio al contempo. Inoltre, il conflitto tra le due
famiglie vede opposti i colori giallo e blu dello stemma veronese. Non mancano
teli dipinti in stile murales sulle gradinate dietro il palco, ed elementi stupefacenti
come fuochi sparati da uno pseudo cannone ad elica con ali da pipistrello,
oppure romantiche colombe lanciate in volo da Juliette che dichiara il suo amore
a Roméo dal suo balcone di metallo decorato.
Insomma potremmo
dire che il ciclo iniziato a giugno con la nuova produzione ‘tecnologica’ di Aida
si chiude con questa messa in scena altrettanto avveniristica, e se vogliamo un
po’ kitsch, che vede le scene di Edoardo Sanchi
ed i costumi
di Silvia Aymonino
intrecciarsi
in un misto tra reminescenze rinascimentali per fogge, ed uno sguardo al
futuro per i materiali ed i colori estremamente vividi. Difatti, il tutto è
sostanzialmente incentrato su di una impalcatura cilindrica di metallo, che si
apre all’occorrenza, sulle cui scale interne salgono e scendono le comparse ed
il coro, così come in salita e poi in caduta libera sono i destini delle
famiglie dei Montecchi e dei Capuleti.
I tanti personaggi che popolano l’opera francese hanno conquistato e
convinto, su tutti la bella prova dei due amanti per
eccellenza.
Juliette è la frizzante Marina Rebeka.
Il
suo personaggio è leggiadro come si conviene ad una giovane nel fiore degli
anni, che con la sua voce fresca ed armonica, dolcemente acuta e rotonda, si
muove sul palco con sicurezza e convinzione.
L'altro grande protagonista, Francesco Demuro,
appartiene
a quella categoria di tenori che conquistano alla prima emissione vocale. Il suo
porsi con semplicità e partecipazione viva agli eventi, l’espressività nel
volto che ne consegue, e la delicatezza del suo canto, grazie alla setosità del
suo timbro vocale, ne fanno un Romeo centrato ed incisivo.
Sanya Anastasia
è
una Gertrude autoritaria, forte anche di un timbro vocale scuro e di corpo,
così come il baritono Enrico Marrucci, svolge
autorevolmente il ruolo del genitore Capulet, austero e decisionista, sottolineato da
una voce piena e di spessore.
Il
trio di compagni che contorna e complica la storia di Romèo e Juliette con le
sue brighe non è da meno: bene per interpretazione e discreta esecuzione
canora, rispettivamente Paolo Antognetti
nelle vesti di Tybalt,
Michael
Bachtadze, ossia Mercutio,
e Francesco Pittari,
alias Benvolio.
Nel
ruolo di Stèphano è il mezzosoprano Nino Surguladze.
Se
ben caratterizza il ruolo del paggio dal bel caratterino, tende ad offuscare il
bel colore della sua voce, cantando un po’ troppo in gola le note gravi. Ben figurano Giorgio Giuseppini,
come Frère Laurent e Deyan Vatchkov,
un corretto Duc de Vérone.
Completano
il ricco cast il Pâris
di Nicolo' Ceriani
ed il buon Grégorio di
Dario Giorgelè.
L’opera
di Gounod è stata degnamente diretta dal Maestro Marko Letonja,
che
torna dopo diversi anni dal debutto alla testa dell’orchestra dell’Arena. La sua
direzione è puntuale, concreta, in armonia con i cantanti e perfettamente in complicità
con la buca. Legge la partitura con sensibilità, sottolineando con la giusta
enfasi le poesia insita nelle note stesse.
Bene
il coro diretto da Armando Tasso, che nella particolare disposizione raggruppata
sull’impalcatura, trova corpo e volume esaltati dal feeling con l’orchestra.
Come sempre bravi anche i ballerini preparati da Maria Grazia
Garofoli.
Autentiche grida di apprezzamento alla coppia protagonista ed al
direttore d’orchestra hanno aggiunto ulteriore approvazione agli applausi per
tutto il cast. Una bella serata davvero per tutti, che speriamo abbia allietato
anche gli animi degli ospiti delle zone terremotate, come sempre la musica può
fare.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra
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Marko Letonja
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Regia
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Francesco Micheli
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Scene
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Edoardo Sanchi
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Costumi
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Silvia Aymonino
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Lighting designer
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Paolo Mazzon
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Coreografia
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Nikos Lagousakos
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Direttore del
coro Armando Tasso
Direttore del
corpo di ballo Maria Grazia Garofoli
GLI INTERPRETI
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Juliette
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Marina Rebeka
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Stèphano
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Nino Surguladze
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Gertrude
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Sanya Anastasia
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Roméo
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Francesco Demuro
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Tybalt
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Paolo Antognetti
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Benvolio
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Francesco Pittari
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Mercutio
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Michael Bachtadze
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Pâris
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Nicolo' Ceriani
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Grégorio
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Dario Giorgelè
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Capulet
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Enrico Marrucci
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Frère Laurent
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Giorgio Giuseppini
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Le duc de Vérone
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Deyan Vatchkov
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ORCHESTRA,
CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA
Foto Ennevi