Revisione dell’autografo a cura di Alberto
Sonzogni
Fondazione Donizetti, Bergamo
Serata
decisamente particolare quella che ieri sera si è svolta nell’ambito del Bergamo Musica Festival, con un debutto operistico
quanto mai atteso, nel teatro intitolato al compositore di casa. Per la prima
volta infatti, in scena al Teatro Donizetti, Maria de Rudenz ha fatto il suo ingresso
a teatro uscendo dall’oblio che per troppi anni ha avvolto la sua partitura. Soltanto
il teatro La Fenice di Venezia in tempi relativamente recenti ne aveva proposto una edizione completamente allestita
nel 1981, con Leo Nucci e Katia Ricciarelli come protagonisti, ed ora, grazie alla
Fondazione Donizetti in collaborazione con Alberto
Sonzogni, visto il recente ritrovamento dell’autografo, si ha la fortuna di
ascoltare e vedere l’opera nella sua completezza. Un attento lavoro di studio ed
analisi del 'reperto' conservato presso il Conservatorio Giuseppe
Verdi di Milano, in comparazione con la copia manoscritta custodita al Conservatorio
Pietro a Majella di Napoli, ha sancito la rinascita in teatro di questo
capolavoro, che già a suo tempo, nel 1838 (anno della prima rappresentazione),
aveva suscitato non poche perplessità per la crudezza dei suoi contenuti,
tristemente attuali ancor oggi.
Il
compositore si ispirò infatti al dramma ‘La nonne sanglante’ di A. de Bourgeois e J Mallian del 1835, di
chiara matrice dark stile Walpole, autore del celebre romanzo gotico ‘The
Castle of Otranto’. La protagonista Maria uccide crudelmente la cugina Matilde,
promessa sposa al suo amato Corrado. Questi, in realtà figlio di un assassino, uccide in duello colui che credeva essere suo fratello. Maria a sua
volta viene colpita e muore dissanguata per mano del suo adorato amante. Una
serie di omicidi era materia troppo forte per essere apprezzata dai borghesi di
inizio ottocento, e pare che persino il librettista Cammarano non fosse
pienamente d’accordo nel comporre versi per un soggetto tanto violento.
Oscurità
e mistero sono gli ingredienti che il regista Francesco Bellotto, grazie
alle scene di Angelo Sala e soprattutto agli effetti di luce di Claudio
Schmid, mette visibilmente in scena, come in un vero e proprio film
noir. Protagonisti sono i tormenti dei personaggi e soprattutto le loro
contraddizioni interiori: amare i propri cari, ma a tal punto da
divenire terribili assassini, per riconquistare ciò che essi credono spetti
loro di diritto. Il regista vuole che sulla scena ci siano queste
introspezioni, non soltanto la storia in sé, dipanata man mano dagli atti in
essere. Al pubblico deve restare la sensazione di aver compiuto un viaggio
nelle menti degli ‘attori’stessi, quasi come in un incubo oscuro, domandandosi
costantemente se il tutto sia realtà o finzione. Questo viaggio prende così le
mosse dalla mente di quel Corrado che resta unico sopravvissuto alle stragi
narrate, e dalla sua stanza che ricorda di fatto quella di un manicomio, aggirandosi
sul palco con lo sguardo perso, e sfogliando le pagine del suo dramma, riportandolo in
atto.
Sul
palcoscenico è visibile una scalinata che sale e scende senza una precisa
logica,che viene arricchita dalle proiezioni sullo sfondo che delineano gli
ambienti salienti della storia, sempre con tinte fosche e luci in chiaro-scuro.
In sintesi, la visione d’insieme che Bellotto vuole ottenere è un angoscioso
percorso psicologico che inizia e finisce nella testa di Corrado, l'artefice di tutto.
Un piccolo incidente di percorso ha gioco – forza
condizionato l’interpretazione di parte del cast.
Costretto
su di una sedia a rotelle per un malore pervenuto nei giorni precedenti la
rappresentazione, il tenore Ivan Magrì, nei panni di Enrico, ha
cantato quasi immobile e visibilmente sofferente tutta l’opera. Nonostante ciò,
ha comunque dato prova di grande forza di volontà, esprimendo come meglio ha
potuto ciò che la sua voce armoniosa può offrire, soprattutto nell’ultima parte, vissuta con sentimento. La
scena del duello è stata mimata dall’assistente di regia Luigi Barilone, per
dare comunque al pubblico l’idea dell’azione.
Grande
prova per Maria Billeri, interprete di una straordinaria Maria de Rudenz.
Il soprano è riuscito a dar vita al suo personaggio con il vigore di una leonessa
in attacco. Lo sguardo deciso, l’incedere sicuro e temibile, la sua voce ampia
e potente, che sa farsi anche dolce e gentile quando serve, sono gli
ingredienti della sua prova applauditissima.
Il
suo amato/odiato Corrado Waldorf è stato Dario Solari. Nonostante qualche incertezza ad inizio del primo atto, grazie alla sua voce tornita e
calda, ha saputo entrare nel ruolo del terribile assassino con il giusto
slancio, esaltandolo anche col voluto atteggiamento
di colui che agisce quasi inconsapevole del suo operato.
Gilda
Fiume è la dolce Matilde di Wolf. In opposizione al
ruolo di Maria, la sua interpretazione è aggraziata e composta; è l’unica che
non nuoce a nessuno, vittima della ferocia altrui. Molto espressiva,
è dotata di una voce pastosa e morbida, soprattutto nella gamma più acuta.
Bene
anche il Rambaldo di Gabriele Sagona, il cui timbro di
voce è profondo e rotondo. Il basso è sinceramente calato nel suo ruolo di
parente preoccupato da tanti tumulti.
Corretto
e discreto anche Francesco Cortinovis come cancelliere.
Ottima
la prova del coro del Bergamo Musica Festival di Fabio Tartari, omogeneo
nelle voci e preciso negli attacchi.
Infine
l’Orchestra del Bergamo Musica Festival è guidata ancora una volta dal giovane Sebastiano
Rolli. Il Maestro sembra dirigere una compagine di amici, tanto è il
suo feeling con i musicisti. Molto attento anche al palco, ha una visione a
trecentosessanta gradi della conduzione, non prepotente, ma come giusto contesto in cui le voci si esprimono, gestendo la partitura con energia ed entusiasmo, cosa molto gradita dal pubblico.
Una autentica ovazione e consensi per tutti gli artisti ha salutato questa prima,
con pubblico letteralmente urlante di gioia, che ha applaudito per diversi
minuti questa bellissima opera finalmente tornata in cartellone in Italia.
MTG
LA
PRODUZIONE
Maestro
concertatore Sebastiano Rolli
e
Direttore d’Orchestra
Regia
Francesco Bellotto
Scene
e costumi Angelo Sala
Luci
Claudio Schmid
Direttore
del coro Fabio Tartari
GLI
INTERPRETI
Maria
de Rudenz Maria Billeri
Matilde
di Wolf Gilda Fiume
Corrado
Waldorf Dario Solari
Enrico
Ivan Magrì
Rambaldo
Gabriele Sagona
Un
cancelliere Francesco Cortinovis
Orchestra
e Coro del Bergamo Musica Festival
Nuova
produzione
Bergamo
Musica Festival
Prima
esecuzione della nuova edizione Fondazione Donizetti
Sopratitoli
in italiano e in inglese
Fotografie PHOTO STUDIOU.V.