Chi
si appresta a varcare la soglia dell’Arena di Verona per la prima volta per
assistere ad una rappresentazione operistica, indubbiamente resta incantato nel
trovarsi di fronte ad un allestimento di tale imponenza, che porta la firma di Franco Zeffirelli.
Anche chi ha avuto la fortuna di assistere a questo Trovatore già nelle sue
passate edizioni, dal 2001 e poi in successive riprese fino ad oggi, trova sempre nuovi spunti per restarne affascinato. Ogni volta il
regista toscano ama stupire il suo pubblico con elementi dal forte impatto
visivo: due monumentali sculture di guerrieri sono poste ai lati del
palcoscenico, coloratissime masse di gente affollano le scene, brillanti balletti animano
la narrazione in più punti, e non mancano animali in carne ed ossa che contribuiscono
a far restare di stucco chi guarda. Quasi come trovarsi a Cinecittà.
Sullo sfondo vi sono tre torri che vengono magnificamente illuminate con colori e sfumature diversi, a sottolineare l’intensità dei differenti momenti della rappresentazione, circondate da un suolo fatto di pietra. Meravigliosa l’apertura della torre centrale nel secondo atto, che svela una cappella barocca riccamente decorata, con tanto di enorme crocifisso al centro. Arricchiscono questa magnifica scenografia i costumi di Raimonda Gaetani, bellissimi e sgargianti. Il punto focale delle vicende in atto è indubbiamente la ‘pira’, terrore e destino dei protagonisti, per un’opera ‘fiammeggiante’, come lo erano gli animi risorgimentali degli italiani quando fu scritta da Giuseppe Verdi nel 1853.
Ma
sono soprattutto le passioni eterne che infiammano gli uomini e che qui sono
esemplificate in modo chiarissimo dai personaggi che Verdi tratteggia con
maestria insieme al librettista Salvadore Cammarano innanzitutto, e a Leone Emanuele Bardare successivamente
dopo la scomparsa del primo. Manrico e il Conte di Luna ardono di passione per
la dolce Leonora, che passa dai sogni romantici col suo trovatore, all’idea di
entrare in convento, per poi tornare a sperare di coronare il suo sogno ed
infine togliersi addirittura la vita, nel tentativo di salvare il suo amato
tratto in ceppi e sfuggire al suo odiato rivale. Passione e desiderio di
vendetta ispirano soprattutto il personaggio forse più caratteristico dell’opera:
Azucena, la strega orribile ma dal cuore trafitto di figlia e madre che grida
vendetta, prontamente ottenuta nel più crudele dei giochi del destino, con la
morte del protagonista per mano del suo vero fratello!
Una
trama così intricata e passionale necessita anche un cast che possa offrire una
interpretazione decisamente ‘accorata’.
Carlo Ventre è un Manrico fiero e fervente. Il suo trovatore è di carattere, con una
pronuncia molto buona. Un po’ fisso sulla scena, mostra però di saper far suo
il personaggio con voce soprattutto potente che corre via senza esitazione.
Hui He è una
dolcissima Leonora. Molto più a suo agio nelle arie di sentimento, offre un
fraseggio buono e colpisce con i suoi filati sottilissimi e precisi. La sua
interpretazione si fa più convincente soprattutto dalla seconda parte della
serata. Con una splendida ‘D’amor sull’ali
rosee’ il soprano mostra di che pasta è fatto.
Dare volto e movenze alla enigmatica e misteriosa Azucena è veramente
impresa titanica ed Anna Smirnova
ce la mette tutta nell’interpretare questo ruolo. Non sempre la sua voce sa
accompagnare ciò che il gesto mostra; ha sì un colore interessante, ma a nostro
avviso non troppo adatto a questo ruolo. L'interprete dunque si costringe ad alcune forzature
che inficiano la resa canora complessiva.
Artur Rucinski è davvero uno splendido Conte di Luna. La presenza scenica e le doti
attoriali sono notevoli. Grazie anche al bellissimo timbro vocale, il baritono
interpreta il suo personaggio con giusto slancio e precisione; notevole su tutto
l’esecuzione dell’aria ‘Il balen del suo
sorriso’, eseguita con grande intensità.
Roberto Tagliavini interpreta un buon Ferrando sia per vocalità che presenza scenica. Completano
il cast Elena Borin, Paolo Antognetti,
Victor Garcia Sierra, e Cristiano Olivieri
con la loro buona interpretazione dei rispettivi ruoli di Ines, Ruiz, un
vecchio zingaro, ed un messo.
L’orchestra
dell’Arena di Verona è guidata da Giuliano Carella.
Il maestro dona una impronta di carattere anche alla conduzione musicale, con
ritmi piuttosto sostenuti, come se il fuoco ardesse nelle note stesse, talvolta
anche a scapito del contatto con il palco. Mostra un maggior feeling con i musicisti
in buca seguendoli con gesto molto ampio ed inequivocabile.
Bene
il coro di Armando Tasso, mentre i balletti sono stati eseguiti dal corpo
di ballo areniano in collaborazione con la compagnia spagnola El Camborio nella coreografia ripresa
da Lucia
Real.
Molti
applausi per tutti i protagonisti in una serata davvero ‘calda’ in tutti i
sensi, di questa estate veronese.
MTG
LA
PRODUZIONE
Direttore d'orchestra
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Giuliano Carella
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Regia e scene
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Franco Zeffirelli
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Costumi
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Raimonda Gaetani
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Coreografia
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El Camborio ripresa da Lucia Real
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Maestro d'armi
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Renzo Musumeci Greco
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ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI E DELL'ARENA DI VERONA
Balletto spagnolo El Camborio - Lucia Real
Foto Ennevi