lunedì 15 luglio 2013

AIDA, GIUSEPPE VERDI – ARENA DI VERONA, domenica 14 luglio 2013, ore 21,15

Immaginate di far parte di una squadra di archeologi che stia effettuando degli scavi in Egitto. Finalmente dopo tanto duro lavoro una magnifica scultura appartenente all’epoca millenaria affiora alla superficie e quindi vi apprestate a spedire il sorprendente ritrovamento al museo di destinazione, in questo caso niente meno che il British di Londra. Quanti pensieri affollano la vostra mente: a chi sarà mai appartenuta quest’opera mastodontica, cosa sarà accaduto a quelle persone, come vivevano, quali storie avrebbero da raccontare? Poi cominciate ad immaginare i loro volti, le loro imprese, e vedere le vicende della principessa etiope Aida e del suo sfortunato amore per Radamès, capitano delle guardie del faraone, materializzarsi sotto i vostri occhi..

Ecco come inizia questa spettacolare produzione di Aida affidata al team catalano La Fura dels Baus, con regia di  Carlus Padrissa e Àlex Ollé. Per celebrare il centenario del festival areniano, nonché il bicentenario verdiano, la Fondazione Arena di Verona ha pensato ad un allestimento avveniristico da affiancare all’edizione che rievoca la prima del 1913, anch’essa in cartellone quest’anno, così da accontentare tutti i gusti.

Una produzione di grande effetto che impressiona lo spettatore dall’inizio alla fine, il quale deve necessariamente osservare a tuttotondo il palco e le gradinate, per non perdere le innumerevoli azioni che avvengono contemporaneamente alla scena principale.

Subito evidente il contrasto tra l’Egitto antico cui si riferisce la storia dell’opera e la proiezione degli eventi nel futuro, grazie alla maestosa scenografia di Roland Olbeter. Molti sono gli elementi interessanti di questa messa in scena.

Sul palco la gru che solleva i reperti nell’incipit, nel secondo atto diventa una centrale solare che viene costruita durante la scena del trionfo: la moderna costruzione fonte di luce è il richiamo all’antico dio egizio Ra, il dio-sole, quindi simbolo di grandezza e di potenza, come appunto enorme e potente è la centrale che produce energia. Ma l’energia è anche fonte di vita e di speranza per il futuro.
Molto suggestivo anche il gioco di ombre nella scena precedente proiettate sopra un telo piramidale, a sfondo dell’appartamento di Amneris intenta a prepararsi con le sue schiave per la festa del trionfo. E di grande effetto è sicuramente la presenza dell’acqua in scena, per rappresentare il Nilo nel terzo atto, ove i protagonisti si muovono circondati da coccodrilli di gomma animati che si aggirano minacciosi. Luci notturne invadono l'ambiente e rendono quasi sognante l'atmosfera. Molto commuovente il finale in cui il nucleo della centrale solare, ora tramutato in fatal pietra,  diventa simbolo di morte e si cala piano sui due sventurati, per custodirli per sempre, mentre Amneris continua a pregare troneggiando sul dorso della struttura stessa.

Non mancano certamente gli animali in scena, un classico per eccellenza, ma in questo caso elefanti, cavalli e cammelli sono completamente meccanici. Infine, i ricchi costumi di Chu Uroz, che per foggia ricordano la tradizione, sono invece realizzati con materiali avveniristici, tessuti leggerissimi che sembrano impalpabili. Quelli dei ballerini invece, sembrano delle tute spaziali, all’apparenza funzionali alle acrobazie richieste dalla coreografa Valentina  Carrasco. Va sicuramente riconosciuto grande merito agli effetti di luce realizzati da Paolo Mazzon che, con i diversi chiaro – scuro e le varie sfumature di colore, contribuiscono non poco a dare ora atmosfere di grande festa, ora di mistero, ora di intenso pathos, ai vari momenti della narrazione.
Insomma una messa in scena che a nostro avviso offre spunti nuovi ogni volta che la si guarda.

Dal punto di vista musicale una serata davvero positiva.

Maria Josè Siri è un’Aida che non si risparmia mai, interpreta con cuore e passione il suo personaggio, con ottima dizione e mostrando una voce piena, dal bellissimo colore, veramente in forma, che si muove con scioltezza in tutta la sua gamma.

Altrettanto convincente il Radamès di Jorge de León:, passionale come guerriero e dolce come amante, la sua voce acuta si lancia senza paura avanti nello spazio areniano, con sicurezza anche nei passaggi più temuti. La sua soave ‘Celeste Aida’ ottiene plauso ed ammirazione.

Grande carattere anche la Amneris di Elena Gabouri, che ha uno strumento davvero impressionante: potente, incisivo, corposo. Il mezzosoprano entra nel personaggio senza sbagliare un colpo. Piccolo neo la pronuncia dell’italiano che andrebbe perfezionata.
Gran bella voce Vitalij Kowaljow, che da' vita al Gran Sacerdote Ramfis col giusto piglio e mostrando precisione anche nell’emissione vocale.

Il Re è interpretato da Carlo Cigni,  non particolarmente incisivo, ma corretto nell’esecuzione e dotato anch’esso di uno strumento interessante.
In buona serata anche Andrzej Dobber, che si trova a suo agio nel ruolo del fiero Amonasro, sia vocalmente che scenicamente.
Bene nei brevi ruoli di messaggero e sacerdotessa  Riccardo Botta ed  Elena Rossi .                                                                              
Molto suggestivi i balletti del corpo di ballo dell’Arena, ben elaborati ed emozionanti, persino funambolici.
Il coro di Armando Tasso ha offerto una buona prova entrando anche con buona presenza nella messa in scena.  

L’orchestra è guidata da un impetuoso Omer Meir Wellber. Il Maestro impone ritmi concitati con piglio brioso e dando molto anche fisicamente. Dirige a memoria il capolavoro verdiano senza mai titubare, con l’orchestra sempre in pugno, che ha dovuto veramente marciare per seguire il suo passo. 

Sicuramente un'edizione che farà parlare a lungo di sé, ma che comunque non tradisce la centralità dei personaggi, delle loro emozioni, delle loro vite.
MTG



LA PRODUZIONE

Direttore d'orchestra
Omer Meir Wellber
Regia di
Carlus Padrissa e Alex Ollé / La Fura dels Baus
Scene
Roland Olbeter
Assistente alla regia / Coreografa
Valentina  Carrasco
Costumi
Chu Uroz
Lighting designer
Direttore Corpo di ballo
Direttore del coro
Paolo Mazzon
Maria Grazia Garofoli
Armando Tasso


GLI INTERPRETI

Il Re
Carlo Cigni
Amneris
Elena Gabouri
Aida
Maria Josè Siri
Radames
Jorge de León
Ramfis
Vitalij Kowaljow
Amonasro
Andrzej Dobber
Sacerdotessa
Elena Rossi
Un messaggero
Riccardo Botta


Orchestra, coro, corpo di ballo e tecnici dell'Arena di Verona
Direttore allestimenti scenici  Giuseppe De Filippi Venezia











Foto Ennevi