Immaginate
di far parte di una squadra di archeologi che stia effettuando degli scavi in
Egitto. Finalmente dopo tanto duro lavoro una magnifica scultura appartenente
all’epoca millenaria affiora alla superficie e quindi vi apprestate a spedire il
sorprendente ritrovamento al museo di destinazione, in questo caso niente meno
che il British di Londra. Quanti pensieri affollano la vostra mente: a chi sarà
mai appartenuta quest’opera mastodontica, cosa sarà accaduto a quelle persone,
come vivevano, quali storie avrebbero da raccontare? Poi cominciate ad
immaginare i loro volti, le loro imprese, e vedere le vicende della principessa
etiope Aida e del suo sfortunato amore per Radamès, capitano delle guardie del
faraone, materializzarsi sotto i vostri occhi..
Ecco
come inizia questa spettacolare produzione di Aida affidata al team catalano La Fura dels Baus,
con regia di Carlus
Padrissa e Àlex Ollé. Per celebrare il centenario del
festival areniano, nonché il bicentenario verdiano, la Fondazione Arena di Verona
ha pensato ad un allestimento avveniristico da affiancare all’edizione che
rievoca la prima del 1913, anch’essa in cartellone quest’anno, così da
accontentare tutti i gusti.
Una
produzione di grande effetto che impressiona lo spettatore dall’inizio alla
fine, il quale deve necessariamente osservare a tuttotondo il palco e le
gradinate, per non perdere le innumerevoli azioni che avvengono contemporaneamente
alla scena principale.
Subito
evidente il contrasto tra l’Egitto antico cui si riferisce la storia dell’opera
e la proiezione degli eventi nel futuro, grazie alla maestosa scenografia di Roland Olbeter.
Molti sono gli elementi interessanti di questa messa in scena.
Sul
palco la gru che solleva i reperti nell’incipit, nel secondo atto diventa una centrale solare che viene costruita
durante la scena del trionfo: la moderna costruzione fonte di luce è il richiamo all’antico
dio egizio Ra, il dio-sole, quindi simbolo di grandezza e di potenza, come
appunto enorme e potente è la centrale che produce energia. Ma l’energia è anche fonte di vita e di speranza
per il futuro.
Molto suggestivo anche il gioco di ombre nella scena precedente proiettate sopra un telo piramidale, a sfondo dell’appartamento di Amneris intenta
a prepararsi con le sue schiave per la festa del trionfo. E di grande effetto è
sicuramente la presenza dell’acqua in scena, per rappresentare il Nilo nel
terzo atto, ove i protagonisti si muovono circondati da coccodrilli di gomma animati che si aggirano minacciosi. Luci notturne invadono l'ambiente e rendono quasi sognante l'atmosfera. Molto commuovente il finale in
cui il nucleo della centrale solare, ora tramutato in fatal pietra, diventa simbolo di morte e si cala piano sui due sventurati, per custodirli per sempre, mentre Amneris continua a
pregare troneggiando sul dorso della struttura stessa.
Non
mancano certamente gli animali in scena, un classico per eccellenza, ma in
questo caso elefanti, cavalli e cammelli sono completamente meccanici. Infine,
i ricchi costumi di Chu Uroz,
che
per foggia ricordano la tradizione, sono invece realizzati con materiali
avveniristici, tessuti leggerissimi che sembrano impalpabili. Quelli dei
ballerini invece, sembrano delle tute spaziali, all’apparenza funzionali alle acrobazie
richieste dalla coreografa Valentina
Carrasco. Va sicuramente riconosciuto
grande merito agli effetti di luce realizzati da Paolo Mazzon che, con i diversi chiaro – scuro e le varie sfumature di
colore, contribuiscono non poco a dare ora atmosfere di grande festa, ora di mistero,
ora di intenso pathos, ai vari momenti della narrazione.
Insomma una messa in scena che a nostro
avviso offre spunti nuovi ogni volta che la si guarda.
Dal
punto di vista musicale una serata davvero positiva.
Maria Josè Siri è un’Aida che non si risparmia
mai, interpreta con cuore e passione il suo personaggio, con ottima dizione e
mostrando una voce piena, dal bellissimo colore, veramente in forma, che si
muove con scioltezza in tutta la sua gamma.
Altrettanto
convincente il Radamès di Jorge de
León:, passionale come guerriero e dolce come amante,
la sua voce acuta si lancia senza paura avanti nello spazio areniano, con
sicurezza anche nei passaggi più temuti. La sua soave ‘Celeste Aida’ ottiene plauso ed
ammirazione.
Grande
carattere anche la Amneris di Elena Gabouri,
che
ha uno strumento davvero impressionante: potente, incisivo, corposo. Il mezzosoprano
entra nel personaggio senza sbagliare un colpo. Piccolo neo la pronuncia dell’italiano
che andrebbe perfezionata.
Gran
bella voce Vitalij Kowaljow,
che
da' vita al Gran Sacerdote Ramfis col giusto piglio e mostrando precisione anche
nell’emissione vocale.
Il
Re è interpretato da Carlo Cigni,
non particolarmente incisivo, ma
corretto nell’esecuzione e dotato anch’esso di uno strumento interessante.
In
buona serata anche Andrzej Dobber,
che
si trova a suo agio nel ruolo del fiero Amonasro, sia vocalmente che scenicamente.
Bene
nei brevi ruoli di messaggero e sacerdotessa Riccardo Botta ed Elena Rossi
.
Molto
suggestivi i balletti del corpo di ballo dell’Arena, ben elaborati ed
emozionanti, persino funambolici.
Il
coro di Armando Tasso ha offerto una buona prova entrando anche con
buona presenza nella messa in scena.
L’orchestra
è guidata da un impetuoso Omer
Meir Wellber. Il Maestro impone ritmi concitati
con piglio brioso e dando molto anche fisicamente. Dirige a memoria il
capolavoro verdiano senza mai titubare, con l’orchestra sempre in pugno, che ha
dovuto veramente marciare per seguire il suo passo.
Sicuramente un'edizione che farà parlare a lungo di sé, ma che comunque non tradisce la centralità dei personaggi, delle loro emozioni, delle loro vite.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra
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Omer
Meir Wellber
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Regia di
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Carlus
Padrissa e Alex Ollé / La Fura dels Baus
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Scene
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Roland Olbeter
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Assistente alla regia / Coreografa
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Valentina
Carrasco
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Costumi
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Chu Uroz
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Lighting designer
Direttore Corpo di ballo Direttore del coro |
Paolo Mazzon
Maria Grazia Garofoli Armando Tasso |
GLI INTERPRETI |
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Il Re
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Carlo Cigni
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Amneris
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Elena Gabouri
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Aida
|
Maria
Josè Siri
|
Radames
|
Jorge de
León
|
Ramfis
|
Vitalij Kowaljow
|
Amonasro
|
Andrzej Dobber
|
Sacerdotessa
|
Elena Rossi
|
Un messaggero
|
Riccardo Botta
|
Orchestra, coro, corpo di ballo e tecnici dell'Arena di Verona
Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
Foto Ennevi