lunedì 7 marzo 2016

CONCERTO DI VERONA LIRICA DEL 6 MARZO AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA


Altro pomeriggio musicale promosso dagli amici dell’associazione Verona Lirica, la cui mission istituzionale è sempre quella di offrire ai suoi soci musica di qualità in un clima di amicizia e collaborazione. Come ad ogni appuntamento sono quattro le voci protagoniste sul palcoscenico del Teatro Filarmonico ad offrire arie più o meno popolari dell’opera lirica internazionale: Monica Zanettin, Mario Malagnini, Elena Gabouri e Claudio Sgura. Consueti giungono i saluti del presidente Giuseppe Tuppini e l’ottimo accompagnamento al pianoforte di Patrizia Quarta, che ci piace sottolineare è sempre meno accompagnatrice e più vero e proprio mantello su cui scivolano le voci dei protagonisti da lei guidati ed esaltati.



Il soprano Monica Zanettin non è nuova alla città di Verona poiché la si è potuta apprezzare già nelle recenti stagioni areniane grazie ad una voce che possiamo tranquillamente definire ‘da anfiteatro all’aperto’. Il volume difatti è impressionante, così come incisivo è il modo di interpretare i personaggi ed ogni sua apparizione in scena è sempre più convincente. Superando qualche imperfezione nelle agilità vocali il suo talento sarà ancora più evidente. Ha regalato ‘Ebben? Ne andrò lontana’, la celebre aria da La Wally di Catalani, dal Mefistofele di Boito l’aria di Margherita ‘L’altra notte in fondo al mare’, inoltre il duetto con Mario Cavaradossi/Malagnin dal primo atto di Tosca.

Sempre in forma come un giovanotto l’amatissimo Mario Malagnini è giunto in sostituzione dell’annunciato Roberto Aronica vittima di una indisposizione. Anche vocalmente  il tenore regge ancora molto bene le arie del suo repertorio offrendo in aggiunta grinta e carattere. Oltre al duetto di Tosca, appassionato e da strappa applausi, per lui ‘Ch’ella mi creda’ da La Fanciulla del West di Puccini, ‘Oh Paradiso’ dalla versione italiana de L’Africaine di Meyerbeer ed infine il focoso duetto ‘Già i sacerdoti adunansi’ con Amneris/Gabouri dall’Aida di Verdi.

Elena Gabouri ha anch’essa accolto generosamente l’invito a partecipare dopo la cancellazione della collega Veronica Simeoni pure colta da indisposizione alla vigilia del concerto. Generoso è a dir poco l’approccio al palcoscenico del mezzosoprano, la sua voce possente appartiene altresì alla schiera di quelle che all’Arena di Verona hanno dato prova di possedere ampio volume e carattere. Tanto drammatico è il calarsi  nei ruoli proposti, tanto il pubblico risponde con calore crescente. Ha proposto oltre al duetto anche il terribile racconto di Azucena da Il Trovatore di Verdi e ‘D’amour l’ardente flamme’, meravigliosa aria da La damnation de Faust di Berlioz.

Chiude il quadro di fuoriclasse il baritono Claudio Sgura, tra gli Scarpia di riferimento di questi anni, che con la sua voce scura ma duttile ha impersonato in questo concerto il personaggio di Ezio dall’opera Attila con ‘Tregua è cogli Unni’, il temibile Jago dell’Otello con ‘Credo in un dio crudele’, con forza e piglio drammatici, il Doge de I due Foscari ‘Questa dunque è l’iniqua mercede’, ed il duetto Conte di Luna – Leonora/Zanettin da il Trovatore; tutte opere di Giuseppe Verdi.

Targhe ricordo per tutti al termine del concerto ed arrivederci all'appuntamento conclusivo in aprile.


Maria Teresa Giovagnoli