Altro pomeriggio musicale
promosso dagli amici dell’associazione Verona Lirica, la cui mission istituzionale è sempre quella di
offrire ai suoi soci musica di qualità in un clima di amicizia e collaborazione.
Come ad ogni appuntamento sono quattro le voci protagoniste sul palcoscenico
del Teatro Filarmonico ad offrire arie più o meno popolari dell’opera lirica
internazionale: Monica Zanettin, Mario Malagnini, Elena Gabouri e
Claudio Sgura. Consueti giungono i saluti del presidente Giuseppe Tuppini e l’ottimo
accompagnamento al pianoforte di Patrizia Quarta, che ci piace sottolineare è
sempre meno accompagnatrice e più vero e proprio mantello su cui
scivolano le voci dei protagonisti da lei guidati ed esaltati.
Il soprano Monica Zanettin non è
nuova alla città di Verona poiché la si è potuta apprezzare già nelle recenti
stagioni areniane grazie ad una voce che possiamo tranquillamente definire ‘da
anfiteatro all’aperto’. Il volume difatti è impressionante, così come incisivo
è il modo di interpretare i personaggi ed ogni sua apparizione in scena è
sempre più convincente. Superando qualche imperfezione nelle agilità vocali il
suo talento sarà ancora più evidente. Ha regalato ‘Ebben? Ne andrò lontana’, la
celebre aria da La Wally di Catalani, dal Mefistofele di Boito l’aria di
Margherita ‘L’altra notte in fondo al mare’, inoltre il duetto con Mario
Cavaradossi/Malagnin dal primo atto di Tosca.
Sempre in forma come un
giovanotto l’amatissimo Mario Malagnini è giunto in
sostituzione dell’annunciato Roberto Aronica vittima di una indisposizione.
Anche vocalmente il tenore regge ancora
molto bene le arie del suo repertorio offrendo in aggiunta grinta e carattere.
Oltre al duetto di Tosca, appassionato e da strappa applausi, per lui ‘Ch’ella
mi creda’ da La Fanciulla del West di Puccini, ‘Oh Paradiso’ dalla versione
italiana de L’Africaine di Meyerbeer ed infine il focoso duetto ‘Già i
sacerdoti adunansi’ con Amneris/Gabouri dall’Aida di Verdi.
Elena Gabouri
ha anch’essa accolto generosamente l’invito a partecipare dopo la cancellazione
della collega Veronica Simeoni pure colta da indisposizione alla vigilia del
concerto. Generoso è a dir poco l’approccio al palcoscenico del mezzosoprano, la
sua voce possente appartiene altresì alla schiera di quelle che all’Arena
di Verona hanno dato prova di possedere ampio volume e carattere. Tanto
drammatico è il calarsi nei ruoli proposti, tanto il pubblico
risponde con calore crescente. Ha proposto oltre al duetto anche il terribile racconto di Azucena da
Il Trovatore di Verdi e ‘D’amour l’ardente flamme’, meravigliosa aria da La
damnation de Faust di Berlioz.
Chiude il quadro di fuoriclasse
il baritono Claudio Sgura, tra gli Scarpia di riferimento di questi anni,
che con la sua voce scura ma duttile ha impersonato in questo concerto il
personaggio di Ezio dall’opera Attila con ‘Tregua è cogli Unni’, il temibile
Jago dell’Otello con ‘Credo in un dio crudele’, con forza e piglio drammatici, il
Doge de I due Foscari ‘Questa dunque è l’iniqua mercede’, ed il duetto Conte di
Luna – Leonora/Zanettin da il Trovatore; tutte opere di Giuseppe Verdi.
Targhe ricordo per tutti al
termine del concerto ed arrivederci all'appuntamento conclusivo in aprile.